TRUFFE, DROGA E ROLEX D’ORO LA VITA IN STILE CASAMONICA DI CORUM E DINO PETROV
Estratto dell’articolo di Marco Carta per “La Repubblica – Edizione Roma”
Una vincita alle slot machine contesa. E le minacce ai titolari del bar: «Dammi i soldi o vi buco». Dietro la faida tra la famiglia Maciuca e i Petrov c’è un precedente che risale all’aprile del 2019. Protagonista è Ionut Maciuca, il fratello di Tiberio, il padrino del ragazzo ucciso venerdì notte. Il romeno si era ritrovato a vincere circa 3.500 euro in una delle slot machine di un bar su via Rocca Cencia.
A sputare i soldi, però, era stata la stessa macchinetta su cui fino a un minuto prima i Petrov avevano “gettato” all’aria circa 4mila euro senza vincere nulla. Per questo alla vincita di Ionut succede il finimondo. I Petrov prima prendono di mira il romeno, poi si recano nel locale il giorno dopo pretendendo metà della vincita. Al rifiuto dei titolari, arriva la minaccia: «Ti facciamo a pezzi questo bar se non ci dai i soldi».
Nessuno avrebbe dovuto giocare su quella postazione fino a quando non sarebbero tornati loro, che tra Finocchio, Pantano e Rocca Cencia cercano di dettare legge a suon di prepotenze. Con i Petrov, insomma, non si scherza. Al massimo si possono fare affari, che si concludono sempre a senso unico. È in un ranch avvolto dai vigneti doc che conducono sino ai Castelli Romani che la famiglia di rom stanziali, stabiliti nelle campagne romane dopo gli anni 80, ha issato il proprio quartier generale. I frigoriferi sono pieni di soldi.
La reggia è faraonica, ma abusiva, tanto che la capostipite è stata condannata a dieci mesi.
Lo stile è quello dei Casamonica. Anche se la caratura criminale non è la stessa. Nel video fisssato sul profilo Tik Tok di Corum Petrov svetta una pistola in oro e diamanti. E poi arredi barocchi, capitelli, auto di lusso e orologi di valore, che incuriosiscono tanti dei commentatori: «Ma che lavoro fai?», chiede un utente a cui Corum Petrov risponde in maniera precisa: «Commerciante di auto».
In un altro video, che risale al dicembre 2021, il giovane mette in vendita un Rolex a un prezzo stracciato: 17mila e 500 euro. I dubbi sulla provenienza lecita dell’orologio sono tanti. Anche perché le truffe sono una delle specialità della casa. […]
Tra i precedenti c’è anche il riciclaggio: il giovane venne trovato con 1.200 euro di cui non sapeva dire la provenienza. In un foglio, però, erano annotate diverse carte di credito. Sono tanti i casi con cui l’uomo si è fatto arrestare con il cognome della madre, Gurgevic: furto, porto abusivo di armi, lesioni.
Corum Petrov, invece, si è visto ritirare più volte la patente per guida in stato di ebbrezza. E avrebbe anche un piccolo precedente per spaccio. Al momento Corum e Dino Petrov sono i principali indiziati per la morte del piccolo Alexander. Il primo, difeso dall’avvocato Luca Guerra, si è presentato dai carabinieri spontaneamente e oggi sarà interrogato. Il secondo è pronto a costituirsi nelle prossime ore.
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ALEX USATO COME SCUDO NELLA SPARATORIA IL GIALLO DEL CELLULARE SPARITO PER 3 GIORNI
Estratto dell’articolo di Romina Marceca per “La Repubblica – Edizione Roma”
Il colpo di scena che apre nuovi interrogativi sull’uccisione del quattordicenne Alexandru Ivan arriva nel giorno della svolta nelle indagini. Corum Petrov è stato fermato perché indiziato di concorso nel delitto del minorenne. Indagato dello stesso reato anche il cugino Dino Petrow, l’uomo che ha ferito nella rissa il patrigno di Alex. Poche ore dopo il fermo, la famiglia di Alex consegna il cellulare della vittima ai carabinieri che lo cercavano da tre giorni. Perché? Cosa c’è dentro quel telefonino? Qualcosa da nascondere?
Le verità arrivano dalle 14 telecamere che hanno ripreso la rissa nel bar Esse Cafè e da quelle nel parcheggio della Metro C di Pantano, a Monte Compatri, ma anche dai tabulati del cellulare del patrigno Tiberiu Vlad Maciuca e da quelli di Corum Petrov. Nel fermo della procura di Velletri c’è la ricostruzione di tutta la serata.
luogo dove e stato ucciso alexandru ivan
È poco prima di mezzanotte quando Maciuca arriva al bar Effe, in macchina restano il nonno, Alex e gli altri familiari. Maciuca entra e incontra un gruppo di Rom che conosce da anni, tra i quali Dino Petrow. «Dopo uno scambio di sguardi troppo insistenti», scrive il pm, è Maciuca che aggredisce. Interviene Dino Petrow che «afferrava Maciuca dal colletto del giubotto, lo girava e gli sferrava una testata in bocca» .
Una volta caduto a terra, Petrow lo prende a calci e pugni. Subito dopo Maciuca telefona a Corum Petrov al quale chiede un chiarimento. Il gruppo poi va alla festa ad Acilia dello zio di Alex. Dall’1,21 ci sono diverse telefonate tra i due. Si decide un appuntamento « ma ero chiaramente preparato a menar le mani», ha ricostruito al pm Maciuca. Intanto, all’ 1,25, come ricostruiscono le immagini, Dino Petrow entra nel bar e chiede le immagini delle telecamere. Il barista tentenna e lui dopo una telefonata va via di corsa.
L’appuntamento Maciuca, Alex, il fratello e il padre della madre del minorenne e due zie vanno all’incontro. Per i carabinieri la presenza di Alex e delle donne sono lo scudo umano di cui si serve Maciuca ma dopo la consegna del cellulare del giovane i militari vogliono comprendere meglio il ruolo di Alex. «Io e Dino arriviamo tra tre minuti » , dice Petrov in una chiamata a Maciuca già al parcheggio. E dopo poco arriva una Ford bianca dalla quale partiranno i primi colpi di arma da fuoco. Maciuca, il cognato e le due donne erano in strada, Alex e il nonno in auto. […]
Sotto shock il gruppo si raccoglie accanto a Alex già agonizzante. Maciuca ricostruisce al pm: «È morto tra le mie braccia, ho fatto una videochiamata a Corum Petrov e ho urlato “ Avete ucciso un bambino di 14 anni”» . Petrov riaggancia e da quel momento sparisce, si nasconde dalla nonna a Aprilia. […]
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