VITAMINA, MORS TUA - ‘L’ECCESSO DI B6 E B12 AUMENTA (MOLTO) I CASI DI CANCRO NEGLI UOMINI’. GLI ULTIMI STUDI CONFERMANO I SOSPETTI: A FORZA DI INTEGRATORI, IL RISCHIO DI TUMORE AI POLMONI RADDOPPIA (CON B6) O TRIPLICA (CON B12) - E SAPETE CHI È PIÙ A RISCHIO? VEGANI E SPORTIVI! I CICCIONI CARNIVORI SI FANNO UN’ALTRA RISATA DOPO LO SDOGANAMENTO DEL BURRO

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Sara Pero per www.repubblica.it

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'Di più' non sempre è sinonimo di 'migliore' e alcuni studi ce lo rivelano. Sembrerebbe che un'overdose di vitamina B6 e B12 sia una delle cause che concorrono nel cancro al polmone. È questo il risultato emerso da uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology: l'assunzione in dosi elevate di questi due integratori vitaminici sembrerebbe addirittura triplicare il rischio del tumore.

 

Specialmente vendute come pillole, le vitamine B e in particolare quella B12, sono ormai presenti nelle case del 50% degli americani, assunte come supplemento dietetico di facile reperibilità: si possono acquistare senza prescrizione del medico, in negozio o direttamente sul web.

 

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Il National Institutes of Health sottolinea peraltro che se non si hanno deficit nutrizionali della vitamina B12, la relativa integrazione non comporta risultati soddisfacenti sulle prestazioni sportive - motivo principale della sua assunzione, soprattutto negli uomini. Il fatto che un prodotto sia venduto senza prescrizione medica non significa che sia inoffensivo: ogni sostanza bioattiva ingerita, infatti, modifica il nostro organismo, comportando rischi e benefici.

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Il caso norvegese. L'associazione tra il consumo eccessivo di queste vitamine e il rischio di sviluppare il cancro era stato ipotizzato da anni. Lo studio norvegese, ad esempio, partì nel 1998 e venne condotto su 6837 persone con malattie cardiache sulle quali erano stati analizzati gli effetti del surplus vitaminico: i ricercatori, in un'indagine durata diversi anni, avevano osservato un maggior rischio di mortalità o di sviluppo di malattie – in particolare il cancro al polmone - tra le persone che avevano assunto un supplemento di vitamine B (in particolare B12 e B9) rispetto a chi era stato trattato con il placebo e i risultati sono stati pubblicati nel 2009 sul Journal of the American Medical Association.

 

In Norvegia – fa notare la rivista statunitense the Atlantic – queste ipotesi erano state messe a tacere in un processo conclusosi dieci anni fa, probabilmente perché il numero di casi di cancro polmonare era relativamente piccolo.

 

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L'eco in Usa. Ma i risultati dello studio norvegese avevano catturato l'attenzione di due ricercatori del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, supportati dal National Cancer Registry. Lo studio, in questo caso, è stato svolto in grande (su una coorte di 77118 persone, dai 50 ai 76 anni di età) e ha monitorato l'assunzione degli integratori alimentari per 10 anni al fine di comprovare quanto già osservato in Norvegia: e in effetti i risultati sono ancora più significativi.

 

Il consumo quotidiano di 20 milligrammi di vitamina B6 a lungo termine duplicherebbe il rischio di sviluppare il tumore ai polmoni tra gli uomini. E se associato al fumo, il rischio triplicherebbe addirittura – a causa del probabile effetto sinergico dei due fattori. Per la vitamina B12, l'effetto sinergico sembrerebbe peggiore (il rischio aumenta da tre a quattro volte) mentre nelle donne, sembrerebbe assente.

 

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L'associazione con il cancro. Le vitamine B intervengono al livello cellulare nel metabolismo energetico, contribuendo al normale funzionamento dell'organismo. Probabilmente – fa notare Theodore Brasky, ricercatore del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle – uno squilibrio quantitativo di queste vitamine può avere ripercussioni negative sul funzionamento dei geni, sia riguardo alla loro espressione, sia per la loro composizione - in termini di basi nucleotidiche - che di rotture nei filamenti di Dna.

 

Dose consigliata. L'indennità dietetica raccomandata negli Stati Uniti per la vitamina B6 è di 1,7 milligrammi al giorno, per la vitamina B12 è 2,4 microgrammi. Il gruppo ad alto rischio nello studio statunitense ha assunto una dose vitaminica circa 20 volte maggiore, una realtà di integrazione alimentare enorme ma che potenzialmente può riguardare chiunque, data la ridotta regolamentazione per questa tipologia di prodotti -contrariamente alla vendita di quelli farmaceutici, la cui reperibilità è invece maggiormente controllata.

 

 

Da www.velvetbody.it - Il pensiero è volato immediatamente ai vegani – per i quali diventa quasi impossibile trovare queste vitamine del gruppo B nei loro pasti – ma gli altri non possono certo considerarsi esenti. Questi integratori vengono venduti in ogni farmacia allo scopo di garantire il benessere di globuli rossi e metabolismo (specialmente nell’elaborazione di proteine, grassi e carboidrati), nonché come energizzante.

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Ad alleviare la pillola nel vero senso della parola sopraggiunge il fattore “quantità”: le dosi definite pericolose sono superiori a quelle garantite dai più comuni multivitaminici, sebbene il team americano coordinato dal professor Theodore Brasky sia deciso ad approfondire la vicenda e a capire quanto debba essere circoscritta l’assunzione di questi integratori per evitare di correre qualsiasi rischio.

 

 

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