Estratto dell’articolo di Anna Smith per www.artandglamour.it
Il desiderio è ciò che mette in modo ogni gesto. Si tratta di una forza tangibile, che volge il nostro sguardo e muove i nostri passi verso qualcosa o qualcuno. Ed è irresistibile. La lussuria, uno dei sette peccati capitali, non poteva che essere motivo di forte pentimento nel contesto fortemente proibitivo della Chiesa del Medioevo. Ma ci fu un grande artista, purtroppo poco conosciuto, che decise di raccontare quello che realmente accadeva una volta tramontato lo sguardo della Società sul corpo ecclesiastico.
Il peccato di Heinrich Lossow, un olio realizzato nel 1880 e da alcuni definita scabrosamente erotica, è la storia di due corpi in pugno al voto di castità, ma che cedono alla passione carnale, andando oltre le sbarre di ferro, alle inferriate (sia fisiche che metaforiche) poste dalle regole rigide e senza perdono della religione Cattolica.
L’opera raffigura una suora in giovane età e un monaco più maturo, nell’atto di consumare un rapporto sessuale: la religiosa ci appare frontalmente, con il volto abbandonato al piacere, travolto dall’estasi della passione, aggrappata ad un’inferriata di ferro battuto che la separa dal monaco, posto dietro di lei, che volge lo sguardo altrove, poiché non può guardare il terribile peccato che sta commettendo, tuttavia senza riuscire a rinunciare a quel richiamo.
Il bianco e il nero predominano la scena, in un perfetto contrasto tra la pelle candida delle cosce, delle guance e delle mani della suora, del suo velo, e delle sfumature brune sul volto del prete, reso ancor più intenso dal colore nero delle tuniche religiose. Questa armoniosa opposizione di sfumature è accentuata dal gioco di luci e ombre naturali che troviamo all’interno della chiesa stessa, in cui il corpo della suora si manifesta dove la luce è più forte, mentre il monaco e la stessa inferriata rimangono in ombra, come a rappresentare la volontà di nascondere un atto tanto proibito. [...]