VOLARE IN AMERICA - UN PROF ITALIANO, GUIDO MENZIO, STA SCRIVENDO DELLE EQUAZIONI SU UN AEREO: ALLA SUA VICINA SEMBRANO “APPUNTI SOSPETTI” IN ARABO E SCATTA L’ALLARME. AEREO TENUTO A TERRA, UN’ORA E MEZZA DI CONTROLLI E POI SI RIPARTE...

Torinese, brillante prof 40enne, Guido Menzio era su un volo American Airlines quando è successo il patatrac. Lui sdrammatizza: “È una questione di protocollo. In tutti i sistemi di sicurezza esistono i falsi allarmi…”

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Francesca De Benedetti per “la Repubblica

GUIDO MENZIO GUIDO MENZIO

 

«MI sono sentito dentro a una barzelletta! Vede, il punto non sono io. Mi hanno trattato con garbo, mi hanno portato fuori dall’aereo giusto per un minuto, il tempo di farmi parlare con gli addetti alla sicurezza. Il punto è che sessanta passeggeri sono stati bloccati su quell’aereo per un’ora e mezza».

 

Guido Menzio commenta con Repubblica l’episodio di cui è stato protagonista suo malgrado: «Divertente, sì, ma anche un simbolo della xenofobia e dell’avversione verso gli intellettuali tipica dei nostri tempi».

 

GUIDO MENZIO GUIDO MENZIO

Tutto comincia giovedì. Il professor Guido Menzio sta scrivendo equazioni su un aereo, ma alla sua vicina sembrano appunti “sospetti”. «Terrorista io? Sarebbe bastato parlarmi o cercarmi su Google: avrebbero scoperto che non sono altro che un economista della Ivy League, un italiano gioviale e pacifico».

 

Torinese, quarant’anni, ha un curriculum con nessuna macchia e molti onori: in Italia, dove è nato e ha studiato, Menzio ha vinto un anno fa la medaglia Carlo Alberto come miglior economista under 40. In America, dove vive e insegna, è passato per le migliori università del paese: Princeton, Stanford, Columbia, Pennsylvania.

paura di volare paura di volare

 

Ma per la passeggera seduta al suo fianco, a bordo del volo American Airlines 3950, il professore tutto concentrato a scrivere equazioni è “sospetto”. Lo segnala al personale di bordo e Menzio viene fatto scendere dall’aereo. Lui ora sdrammatizza e a tutta la faccenda dà una spiegazione “da prof”.

CONTROLLI AEREO CONTROLLI AEREO

 

«È una questione di protocollo. In tutti i sistemi di sicurezza esistono i falsi allarmi, i “falsi positivi” o “errori di tipo I”. Il problema è un sistema che consente un falso allarme in un caso così limpido. Sarebbe bastato che qualcuno del personale mi parlasse, mi facesse qualche domanda, cercasse il mio nome su Google.

 

CONTROLLI AEREO CONTROLLI AEREO

Ci si è limitati alle poche informazioni date da un passeggero che mi sedeva accanto prima di riportare a terra l’aereo. Non conosco il protocollo, ma ho l’impressione che la decisione l’abbia presa il pilota, che è la persona meno informata in questo caso, dal momento che non poteva vedermi dalla cabina. Per me è solo una storia buffa e forse un po’ emblematica dei tempi. Ma l’episodio rivela che c’è bisogno di rivedere alcuni aspetti nelle procedure di sicurezza aerea».

 

controlli aeroporti controlli aeroporti

«La lezione economica è: “Non dovresti prendere decisioni irreversibili, come fermare un aereo, basandoti su informazioni non pertinenti, come l’impressione di un passeggero. Dovresti impegnarti semmai nel raccogliere più informazioni. Ho cominciato un seminario in Canada con questo aneddoto, ci siamo fatti una risata. No, non mi sono sentito discriminato: i miei amici iraniani o indiani, loro sì che vengono discriminati!».

 

controlli aeroporto controlli aeroporto

Carlo Menzio pensa che raccontare la sua storia sia stato un atto di civismo ma scrive via mail che non vede l’ora di tornare al lavoro. «Che poi, questa storia ha molto a che fare anche con il mio lavoro», ci spiega. «Io studio proprio questo, “search theory”, la teoria economica delle informazioni: quante informazioni servono per prendere una decisione? Quando dovresti smettere di cercare tra le offerte di lavoro e accettarne uno?

 

Quando dovresti smetterla di uscire con una ragazza e sposarla? Questi sono problemi da Nobel, l’ha vinto il mio mentore Dale Mortensen nel 2010 insieme a Chris Pissarides e Peter Diamond per il suo contributo nello studio di questo genere di problemi». Insomma, c’è un’equazione per tutto.

 

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