Miriam Romano per “Libero quotidiano”
Come diventare un tiranno, Netflix
«Chiunque può diventare un tiranno». Non occorrono doti esclusive. E neppure il talento di sottomettere popoli e masse è qualcosa di innato o élitario. Non sono ricchezza o una collezione di buoni voti a scuola a selezionare i capi assoluti. Quello che serve sono delle regole, scandite una a una da esempi del passato, suggestioni e terribili moniti.
Il Manuale del Dittatore (scritto nel 2011 da Bruce Bueno de Mesquita e Alastair Smith) esiste. E non è solo un saggio corposo di pagine, ma da quest'estate è pure una Docu-serie di Netflix. «Come diventare un tiranno» è il titolo che ha tratto ispirazione dal manuale vero.
Moltissimi hanno già divorato da qualche settimana le sei puntate (di circa 30 minuti l'una) della prima serie e sono in attesa della seconda. Non puntate subito il dito contro. A seguire le regole, confidano le voci narranti della serie, si può davvero diventare tiranni.
Ma l'intento di Netflix non è certo quello di plasmare sovrani e spedirli in giro per il mondo e neppure di insabbiare le atrocità della storia che vengono, invece, elencate con dovizia. Le istruzioni per i potenziali dittatori servono, alla fin fine, a ripercorrere l'ultimo secolo di storia in modo del tutto inedito.
DA HITLER A GHEDDAFI Per non "spoilerare", sveliamo solo alcuni dei passi fondamentali per diventare tiranni. Il primo (imprescindibile) è Conquistare il potere. Quale esempio migliore di Adolf Hitler? Da artista paesaggista squattrinato è diventato in pochi anni il Führer.
Per questo la prima regola è "Credi in te stesso". I tiranni sono megalomani, convinti ammiratori di se stessi. Qualcuno di loro, nella storia, ha persino avanzato la pretesa di aver ricevuto una "chiamata" divina. Hitler è tra questi: ha raccontato di aver sentito una strana voce sussurrargli "Spostati", mentre combatteva in trincea nella Prima guerra mondiale. Tutti i suoi compagni morirono per l'esplosione di una bomba, mentre lui ne uscì senza nemmeno un graffio.
Ma il "buon" tiranno non deve nemmeno dimenticarsi di "Essere un uomo del popolo". Idi Amin Dada, ex dittatore dell'Uganda, girava con una gip scoperta per le strade e non perdeva occasione per farsi immortalare mentre suonava la fisarmonica. Gheddafi riposava nella tenda, tipica da beduino, mentre Benito Mussolini rimarcava sempre le sue umili origini di fabbro.
"Crea un marchio per il tuo movimento", è un altro utile suggerimento. La svastica nazista fu un collante fondamentale per la sottomissione del popolo tedesco. "Non pensare di poter governare da solo" è più un monito che una regola. Persino il re Sole ("Lo Stato sono io") aveva la sua squadra. Quella di Hitler, per esempio, era formata da un organizzatore (Heinrich Himmler), un assaltatore (Ernst Rohm), un assistente (Rudolf Hess) e un eroe di guerra (Herman Goering).
Dopo aver conquistato il potere, "Annientare gli avversari" è la mossa successiva. Nessuno meglio di Saddam Hussein svolse il compito. Basti pensare che fece seguire fino a Londra, da due sicari, un suo oppositore politico, ministro iracheno, ucciso insieme alla moglie. Ma per i tiranni è fondamentale anche "Non isolarsi". Per evitare di essere accerchiati dai complotti, un metodo infallibile è quello di "Comprare la fedeltà": la storia è piena di dittatori che hanno dilapidato il proprio patrimonio per elargire laute mance.
LA PAURA "Domina con la paura" è la regola che Idi Amin Dada seguì pedissequamente. Poco dopo aver preso il potere la sua furia omicida si scatenò in stragi nelle caserme dove migliaia di uomini vennero uccisi. Stalin, invece, protagonista della quarta puntata della Docu-serie, fu imbattibile nel "Manipolare la verità", mossa che tutti i dittatori dovrebbero seguire. Basti pensare che la prima foto "ritoccata" della storia risale proprio agli anni del suo dominio.
Mentre, solo dopo la sua morte, si seppe che il premio Pulitzer, corrispondente del New York Times, Walter Duranti, ingaggiato dallo stesso Stalin, contribuì a insabbiare le atrocità del regime comunista e la carestia che imperversava in Ucraina, con una benevola narrazione dell'ex Unione Sovietica.
Non solo, il tiranno russo ebbe successo pure nella regola di "Instaurare un proprio dogma", sostituendo i santi della religione con i martiri comunisti e inventando persino un eroe nazionale, mai esistito: Pavlik Morozov.
"Fonda una nuova società" è la mossa successiva del tiranno, che Mu' ammar Gheddafi, dittatore della Libia, raggiunse imponendo letture obbligatorie agli studenti, vietando l'insegnamento della geografia, delle lingue e del "pericolosissimo" sistema metrico. Tutti i libici, sotto il suo dominio, dovevano coltivare il cibo da sé: allevare almeno un pollo era obbligatorio.
A centrare l'ultima mossa c'è riuscita, invece, solo la dittatura Kim della Nord Corea: "Governa per sempre".