Estratto dell'articolo di Raffaele D'Ettorre per “il Messaggero”
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All'inizio c'erano i "wargame" cartacei: […], ci si sfidava a colpi di pedine su ricostruzioni accuratissime di eventi militari di ogni epoca storica[…] Quei giochi esistono ancora, ma dal loro incrocio con il digitale sono nate simulazioni belliche talmente complesse e realistiche da aver attratto l'interesse di 150 fra istituzioni e aziende che operano nella Difesa. Compreso il Pentagono e alcuni Paesi Nato, che grazie a quei software e all'intelligenza artificiale presto potranno prevedere le sorti di una battaglia prima ancora che venga combattuta.
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MATRIX
I wargame del futuro nascono da un'idea di Slitherine, azienda britannica che parte dai videogame per poi approdare nel 2010, con l'acquisto di Matrix Games, nella nicchia ancora inesplorata delle simulazioni di guerra digitali. Pubblicato nel 2013, il loro Command: Modern Air/Naval Operations è un simulatore di combattimento virtuale capace di replicare nel dettaglio ogni aspetto dei moderni scenari di battaglia. […]
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[…] «è arrivata anche una telefonata dal Pentagono: ci accusavano di aver rubato informazioni riservate» spiega a Wired Marco Minoli, responsabile marketing di Slitherine. Adesso tra i clienti di punta dell'edizione pro di Command (già in uso in 23 diversi Paesi) non solo c'è lo stesso Pentagono ma anche il Corpo dei Marines e la Luftwaffe, oltre a figure chiave del settore privato come Boeing e Lockheed Martin.
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Il software viene interpellato da alti ufficiali e tecnici per valutare le conseguenze tattico-logistiche di un determinato scenario bellico, ad esempio la quantità di mezzi da dispiegare o come ridurre al minimo il consumo di carburante durante le operazioni. Tra non molto, ipotizza Minoli, potremmo avere «sensori che trasmettono i dati in tempo reale e IA sempre più performanti che ci consentiranno di anticipare gli esiti di un'azione ancora prima dell'ingaggio».
INTEGRAZIONE
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Nessuna sorpresa qui, dato che il Dipartimento della Difesa americano già nel 2017 ha stanziato 1,75 miliardi di dollari in sei anni per integrare l'IA nei suoi sistemi, mentre Cina e Russia si muovono a passo spedito nella stessa direzione. Ed è così che alla corsa al nucleare si affianca quella verso l'intelligenza artificiale, un business che per l'industria militare già vale più di 9 miliardi di dollari. L'IA in guerra oggi può vagliare le immagini satellitari e pilotare i droni durante le operazioni di ricognizione, mentre nelle reti governative gioca un ruolo chiave nella prevenzione degli attacchi informatici.
Con il software AIP di Palantir, il Pentagono potrà usarla per combattere guerre automatizzate, ordinando a un chatbot di lanciare in volo intere flotte di droni nel caso si verifichino determinate condizioni. Grazie al machine learning, gli sviluppatori intanto stanno spingendo le macchine a "giocare" tra loro in scenari bellici dalla complessità crescente, imparando così nuove strategie d'ingaggio sempre più sofisticate e imprevedibili.
I VANTAGGI
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[…] I vantaggi di questo approccio sono evidenti: sapere in anticipo l'esito delle battaglie potrebbe scongiurarne alcune, sulla scia di quanto reso celebre da Wargames nel 1983, e cioè che in alcuni casi «l'unica mossa vincente è non giocare». Ma oltre al limite etico alla delega di decisioni di questo calibro a un algoritmo, ce n'è anche uno pratico che riguarda l'affidabilità di questi sistemi, specie se introdotti in reti sensibili come quelle della Difesa.
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