1- RIePILOGANDO L’INCREDIBILE GIANFRY. CI METTE APPENA 20 ANNI PER CAPIRE CHE BERLUSCONI È UN PUZZONE SCOPONE CHE PENSA SOLO DIFENDERE I PROPRI AFFARI SPORCHI - 2- PER CAPIRE CHE IL FASCISMO È IL \"MALE ASSOLUTO\" HA BISOGNO DI MEZZO SECOLO - 3- E ORA, DOPO SESSANTA ANNI (60), NEL GIORNO DELLA MEMORIA VA AL MUSEO EBRAICO DELLA SINAGOGA E RIVELA CHE (FORSE) LA NONNA ERA EBREA: “QUEL CANDELABRO DI FAMIGLIA CHE TENGO ANCORA A CASA MIA SOMIGLIA TANTO A UNO DEI VOSTRI...” - 4- ANCORA UNO SFORZO, VECCHIo CAMERATA! QUANTO ANNI CI METTERÀ GIAN-BECCHINO A CAPIRE CHE LA CASETTA DI MONTECARLO È INTESTATA AL COGNATINO TULLIANI? -

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Claudia Terracina per \"Il Messaggero\"

FiniFini Berlusconi BerlusconiBerlusconi e Fini


Non ha fretta. Anzi. Gianfranco Fini si ferma più del solito davanti alle teche del museo ebraico della Sinagoga di Roma. Legge le didascalie, scruta i documenti. È il giorno della memoria, il giorno in cui si ricorda la Shoah, lo sterminio degli ebrei. Ma anche il giorno in cui si ritrovano le radici e si riscopre l\'orgoglio della propria storia. E il presidente della Camera sembra cercare qualcosa nelle sue memorie. Qualcosa a cui non è mai riuscito a dare un nome.

GianfrancoGianfranco Fini

Qualcosa di indistinto, confuso, che viene a galla poco a poco, stimolato dalla vista degli oggetti rituali della religione ebraica, esposti nel museo della comunità romana, la più antica del mondo occidentale. Un ricordo, che rinfocola un dubbio: «Mia nonna era di Ferrara, si chiamava Navarra, e ha trasmesso a mia madre un candelabro, che somiglia tanto ai vostri».

È una flebile traccia, una curiosità. Che Fini vuole coltivare. Con la chippà sulla testa, «ormai ne ho una collezione», scherza, procede nel percorso del museo, accompagnato dal rabbino capo Riccardo Di Segni, e dal presidente della comunità ebraica romana, Riccardo Pacifici.

Poi, il ricordo che insegue prende forma. «Il candelabro a otto bracci, ecco cos\'era quello che nella mia infanzia credevo un giocattolo, pur prezioso. Era una fila di otto seggioline, di argento brunito, che potevano contenere candele, l\'unico oggetto che mia madre conservava di mia nonna, che era di Ferrara».

BerlusconiBerlusconi Fini Mi Cacci GianfrancoGianfranco Fini con la kippah

E il deputato di Fli, Alessandro Ruben, consulente di Fini per le questioni estere, spiega: «Dovrebbe essere una \"chanukkà\". Gli ebrei, a dicembre, accendono ogni sera una candela, per celebrare il miracolo dell\'olio per i lumi del Tempio, che, nonostante fosse quasi esaurito, durò per otto giorni». Fini fa sì con la testa: «Solo ora ho capito il suo significato», dice. Ma la confidenza va oltre e rivela il dubbio sulla storia della sua famiglia.

«Non ho mai conosciuto mia nonna- racconta- perchè è morta nel 1946, sei anni prima che io nascessi. Ma so che era di Ferrara, dove c\'era una fiorente comunità israelitica. E si chiamava Navarra. Mia madre non mi ha mai detto nulla in proposito. Ma chissà, un\'origine ebraica ci può anche stare», riflette a voce alta.

GianfrancoGianfranco Fini e Nancy Pelosi

Il nome, in effetti, potrebbe richiamare quelle origini. Tanto più a Ferrara, dove gli ebrei, prima delle deportazioni naziste, hanno vissuto per secoli, come testimonia il libro di Giorgio Bassani \"Il giardino dei Finzi contini\". Chissà. Magari nella famiglia della mamma del presidente della Camera c\'è una storia poco raccontata e dimenticata negli anni. Certo, la coincidenza fa sorridere. Sembra il degno finale, anche troppo zuccheroso, del percorso dell\'ex segretario del Msi e fondatore di Alleanza nazionale, ormai uomo delle istituzioni, che si è liberato del suo passato quando, a Gerusalemme, ha definito il fascismo «il male assoluto».

GianfrancoGianfranco Fini esultante

Colpo di scena, Fini ha una nonna ebrea, potrebbero titolare i giornali di mezzo mondo.
Non è così, come è ovvio. C\'è solo un dubbio, un cercare tra i ricordi, un domandarsi se la mamma non abbia rivelato ai figli, Gianfranco e Massimo, tutta la storia della nonna Navarra. Impossibile, probabilmente, approfondire oggi.

Ma è interessante il dubbio, la domanda che incuriosisce e intenerisce il presidente della Camera, accusato di essere «un ebreo nazista», e per questo raffigurato come un antico rabbino e bollato con il marchio di Satana, 666, dai siti razzisti, che proliferano su Internet, sui quali i deputati di Futuro e libertà, Andrea Ronchi ed Alessandro Ruben, promettono che si indagherà. Chissà che succederà ora che Fini racconta dell\'eredità della nonna «quello strano oggetto, il candelabro a otto bracci, che adesso so che si chiama chanukkà, che conservo ancora in casa mia».

FINIFINI E ALMIRANTE

Poco importa. I deliri vanno lasciati a se stessi. Adesso si potrebbe dire che il percorso intrapreso a Fiuggi nel gennaio del \'95 da Fini sia compiuto. Allora, da segretario del Msi, ereditato da Giorgio Almirante, spinse i camerati «ad abbandonare la casa del padre per affrontare un viaggio in mare aperto» e pretese l\'archiviazione di «ogni forma di antisemitismo e di razzismo». Il prezzo fu l\'abbandono di Pino Rauti.

finifini gianfranco

Dopo quella che fu definita \"la svolta\", cominciò l\'epoca degli \"strappi\" e della presa di distanza dal fascismo, culminata con la visita ad Auschwitz nel 1999. Da allora, il leader di An cominciò a progettare il suo viaggio in Israele, che fu a lungo osteggiato dagli ebrei italiani. «Sono stato sottoposto a un vero e proprio esame, ma ne valeva la pena. Quei colloqui sono stati davvero illuminanti», ama raccontare Fini.

GIANFRANCOGIANFRANCO FINI E LA SIGNORA TULIANI

A Gerusalemme arrivò solo nel 2003, scortato dall\'allora presidente delle comunità ebraiche italiane, Amos Luzzatto, da poco succeduto a Tullia Zevi. Fu ricevuto dagli ebrei italiani in Israele, ancora diffidenti e definì « male assoluto» il fascismo, «che concepì l\'orrore delle leggi razziali». La dichiarazione gli valse lo scherno di antichi camerati, che inondarono Roma con la sua immagine con la testa coperta dalla tradizionale \"chippà\". Ma anche l\'interesse dei giornali e dei media di tutto il mondo.

GIANFRANCOGIANFRANCO FINI ELISABETTA TULIANI

«In questi anni ho molto studiato», racconta il presidente della Camera mentre osserva le ricevute dell\'oro raccolto dagli ebrei romani, che doveva servire ad evitare le deportazioni naziste. Così non è stato, come testimonia il burocratico biglietto che le Ss consegnavano alle famiglie che si preparavano a far salire sui vagoni piombati diretti ad Auschwitz. «Chiudete bene le case, prendete le chiavi, fate un piccolo bagaglio..».

GianfrancoGianfranco Fini giovane durante una manifestazione contro il generale polacco Jaruzelski Da Libero

Il presidente degli ebrei romani, Pacifici, incalza: «Dobbiamo sottolineare che i fascisti aiutavano i nazisti nei rastrellamenti». «Terribile, terribile», commenta Fini, che da poco ha ricordato il contributo alla vita politica e istituzionale degli ebrei italiani, dal segretario di Cavour, Isacco Artom, a Umberto Terracini, a Tullia Zevi. E continua a chiedere, a informarsi, quasi per provare di non essere toccato dalle roventi polemiche che il Pdl gli rovescia addosso con la richiesta di dimissioni. Nella giornata della memoria, preferisce avere altro in mente. Anche la storia, finora poco indagata, della sua nonna di Ferrara, che di cognome faceva Navarra.

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