Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Fai in tempo appena ad attaccarti al maniglione del taxi che imbocca allegro lo stradone di collina, la sanno a memoria ad Hammamet la strada per la Maison Craxi, che la tua accompagnatrice per la prima volta in visita dice la frase fatidica che ti procura un senso di nausea ogni volta. Ma sarebbe qui la villa principesca?
E' che la villa principesca non c'è, c'è una villetta bianca con un giardino incolto e niente vista, una casa modesta di villeggiatura piccolo-medio borghese, come diciamo a Roma, una villetta di Torvaianica. I primi anni ci andavano a spiare i turisti pettuti a caccia del Ladrone, cercavano sul serio la fontana del castello Sforzesco rubata ed espatriata. Oggi ci vive Anna, vedova di Bettino Craxi, imperturbabile icona di dignità e rigore così grandi da sembrare perfino inconsapevoli.
La strada che porta a casa Craxi, luogo di tormento ed esilio, trasformata in centro del culto in attesa di verità liberatutti, apre anche il docufilm biografico che Sky trasmette questa sera, ricco di interviste. Per quanto riguarda la mia partecipazione, drasticamente tagliata nelle frasi non innocue, soprattutto quelle sul presente che' del passato ormai si parla disinvoltamente, ma tant'e', tutto serve, tutto si porta alla greppia della giustizia e della verità, rigorosamente scritte minuscole.
I celebranti di Hammamet, un migliaio di persone capitanate da molti politici e uno stuolo di giornalisti, accompagnati questi ultimi da una decina più o meno di libri scritti per l'occasione, hanno visto il documentario sabato sera in anteprima nella sala di un hotel di quelli dispersi sul mare tra una palma secca e una sala convegni agghiacciante.
stefania craxi 20 anni dalla morte ad hammamet
Hammamet fuori stagione è un po' peggio e tutta la Tunisia è un po' peggiorata, grazie alla primavera araba e a quel genio di Barack Obama, rispetto alla modernizzazione che Craxi tanto contribuì ad aiutare. Resistono, ma laici non sono più e sono più poveri, però Hammamet un po' di turismo ce l'ha, popolare ma anche di buon livello, e anche questo lo deve al benefattore che l'ha fatta diventare un posto conosciuto del mondo, e in cambio ne ha avuto fino all'ultimo protezione.
Sabato mattina alla Medina hanno inaugurato una mostra fotografica dei mesi dell'incarico a Bettino Craxi di commissario delle Nazioni Unite per il debito estero. Mi sono sempre domandata mentre lo seguivo da inviato in quei sei mesi di viaggio se fosse una cosa seria o un modo per trascorrere utilmente e pubblicamente un periodo d'inattività politica insopportabile per il leone. Ero giovane e brutale nei giudizi, però l'ONU era un po' più dignitosa di adesso e a lui il mondo interessava, le idee le aveva, casomai erano troppe e troppo avanti.
la tomba di bettino craxi ad hammamet
In psicologia si parla oggi di lateral thinking, la capacità di pensare e dire invece della cosa scontata e banale, che tutti si aspettano e della quale si rassicurano, una cosa disturbante e stimolante. Ecco, roteando gli occhi verso l'esterno e guardandoti obliquamente come fanno I timidi che si sono fatti tanto coraggio, Bettino Craxi era sempre pieno di lateral thinking, spiazzante. Poi, certo, faceva quello che poteva e che gli lasciavano fare.
Intorno alla Medina c'è la parte più bella di Hammamet o la meno brutta se preferite, e si arriva al cimitero dove tutti i celebranti del ventesimo anniversario hanno fatto una capatina a guardare la tomba bianca fatta come un libro aperto, il garofano, e quelle parole tremende "la mia libertà equivale alla mia vita", senza aspettare l'omaggio di massa di questa mattina alle 10:30 a conclusione della tre giorni di visite organizzato dalla fondazione Craxi.
Che poi "la mia libertà equivale alla mia vita" scritto lì non sta a significare che Bettino Craxi abbia vissuto ad Hammamet per essere libero, purtroppo sta a significare che ad Hammamet per essere libero è andato a morire a 66 anni non ancora compiuti, mutilato della sua capacità di fare qualcosa per la nazione che amava smisuratamente.
casa di bettino craxi ad hammamet 2020
Ho sempre pensato in questi anni al patriottismo risorgimentale ottocentesco di Craxi, che sempre quando ero giovane e brutale mi sembrava un po' d'antan, e ora capisco che se l'Italia l'avesse coltivato un po' di più quel sentimento, oggi saremmo più saldi e sicuri. La nostalgia, il desiderio del ritorno, sono probabilmente sentimenti ai quali non pensi se sei un libero viaggiatore. Non era così per lui, e l'ultima cosa che mi regalò fu un libricino su Garibaldi a Caprera.
Nel pomeriggio di sabato solenne messa in suffragio di un grande laico che però da ragazzino faceva il chierichetto e che firmo' un Concordato da presidente del Consiglio.
I viaggiatori hanno uno spirito diverso da quello degli anni precedenti, è inutile negarlo, c'è una convinzione diffusa che il sentimento popolare nazionale sia cambiato. Ha voglia Travaglio e il suo Fatto ad accanirsi con la bava alla bocca, ci sono nella storia dei momenti in cui cala all'improvviso o maturanda da tempo una consapevolezza serena, ma in questo caso anche disperata, delle cazzate fatte subite e addirittura entusiasticamente accompagnate. Gli italiani hanno capito che sulla storia di Bettino Craxi non hanno soltanto ammazzato lui, hanno fregato anche se stessi.
Così esce un modesto film tutto basato sulle immedesimazione di un personaggio alla Stanislavskij, come ''Hammamet'' di Gianni Amelio con Favino, e lo vanno a vedere, guardano con un sentimento misto di rimorso e rimpianto, o semplicemente di scoperta per chi è abbastanza giovane che non avere la minima idea di quella storia, l'ombra di Banko, e ha pure successo al botteghino.
Fioccano libri per l'anniversario e qualcuno reca anche titoli espliciti, come Presunto Colpevole di Marcello Sorgi, e stanno vendendo, 10000 coppie in pochi giorni. C'è quello molto utobiografico di Claudio Martelli, lo storico di Andrea Spiri, l'altro centrato sui comunisti di Fabio Martini, sta arrivando un Filippo Facci tutto sulla ricostruzione delle monetine infami, che poi non erano solo monetine, erano pietre, sassi, mozziconi di sigarette accese ancora, schiacciati sulle mani e sulle braccia di quelli che a Craxi tentarono di fare scudo, dopo aver accettato che tanto dalla porta di servizio non avrebbe mai scelto di uscire, che gli squadristi li avrebbe affrontati.
silvio berlusconi craxi camera ardente hammamet
Intervistato copiosamente dal docufilm di Sky, Massimo D'Alema, presidente del Consiglio negli ultimi anni di vita di Craxi, si attribuisce responsabilità zero. Dello statista dice che ebbe meriti, che non combatté la corruzione, che il suo comportamento autorizzò a credere che non di sola opera di finanziamento di partiti si trattasse ma anche di arricchimenti personali, se non suoi di altri.
Rispetto a Gherardo Colombo, che parla con la rigidità di un mattinale della Questura e tira fuori un giudizio solo per accusare i media e i giornali della campagna forsennata, come se a ispirare i giornali non fossero stati loro, il glorioso pool dei ragazzi di Mani Pulite , rispetto a Gherardo Colombo, dicevo, Massimo D'Alema articola un po' di più ma certo responsabilità ed errori loro non ne hanno commessi. E, a credergli, le monetine del Raphael furono il prodotto di un'azione del tutto spontanea, non preorganizzata. Non fu dal palco di un comizio nella vicinissima Piazza Navona che Achille Occhetto aizzo' la plebe rossa contro il cinghialone che era sfuggito all'autorizzazione a procedere.
Ora, anche dall' encomiabile pur se incompleto biopic che stasera vedrete su Sky, viene fuori che questa storia ha bisogno di un epilogo o rischia di sembrare una commedia dell'assurdo.
Qualche giorno fa per la strada mi fermo' una signora anziana con figlia quarantenne e mi dicono: "dottoressa, lei andrà ad Hammamet per l'anniversario della morte del presidente Craxi? Ne stavamo parlando proprio ora, avevamo tutto e non lo sapevamo ed ora ci è rimasto così poco".
C'è tutto in quel "avevamo tutto", e non solo non lo sapevamo ma c'era chi ci sputava sopra come argomento e programma politico, e anche il made in Italy era diventato una metafora orrenda del consumismo, e giù ad inventare austerità che si è trasformata in servaggio di una parte dell'Europa; c'è tutta la chiave, secondo me, del caso Craxi.
L' ultimo Craxi. Diari da Hammamet
Una ferita che non venga adeguatamente risanata e cicatrizzata continua a spurgare e marcire, continua a indebolire una democrazia. Bisogna chiuderla a un certo punto. E si chiude dicendo che non si può più parlare degli errori di Bettino Craxi, che sbaglio' – se sbaglio' – nell'agire come tutti quelli che fanno e che lavorano.
La premessa ormai d'uso negli articoli giustificativi: sbaglio' ma fui anche un grande, è diventata insopportabile. Cominciamo a parlare di quello che hanno sbagliato quelli che gli hanno fatto la guerra giudiziaria invece che politica, quelli che hanno creduto di farlo fuori attribuendogli responsabilità che erano di tutto il sistema, quelli che si sono inventati una gioiosa macchina da guerra pronta al potere e se la sono presa in saccoccia nel giro di pochi mesi perché sempre prima o poi, purtroppo a volte poi, la realtà si incarica di presentarti il conto.
pierfrancesco favino nei panni di bettino craxi in hammamet 1
Oggi la realtà è una insopportabile politica di persecuzione e minaccia giudiziaria che avvelena la vita politica, oggi come ieri.
Latitante un corno, Craxi usci dal paese col passaporto da uomo libero, entrò in una nazione che lo accolse come rifugiato, si rifiuto' di accettare una giustizia che lo aveva condannato senza prove solo perché non poteva non sapere, e invece aveva scelto di lasciare fuori da inchieste e condanne tutta una parte politica non solo altrettanto compromessa col sistema di finanziamento dei partiti in Italia, ma anche pesantemente legata a finanziamenti di Stati stranieri il cui sistema prevedeva l'annichilimento della democrazia, ovvero l'Unione sovietica alla quale si recavano come fonte di nutrimento i Napolitano e i Cervetti.
Craxi e' un uomo moderno, un contemporaneo, anche se sono passati anni luce dalla sua attività politica e già 20 dalla sua morte. Anticomunista al momento giusto, prima che venisse di moda, grande finanziatore dei movimenti culturali e politici di dissidenza dell'est, osservatore critico delle forme di costituzione dell'Unione Europea tanto da prefigurarne tutti gli orrendi guasti odierni, convinto del ruolo dell'Italia nel Mediterraneo e della necessità di difenderci da un terrorismo che ci aveva già piagato, difensore demonizzato della vita di Aldo Moro, atlantista senza paura che fece installare – nonostante il Partito comunista avesse messo in piedi una mobilitazione continua e permanente – gli euromissili che affrettarono la fine del comunismo sovietico, ma atlantista a schiena dritta che a Sigonella non si oppose agli Stati Uniti che amava e rispettava, ma alla invasione della nostra sovranità, alla pretesa degli sceriffi del mondo di operare e legiferare sul territorio italiano di crimini commessi in territorio italiano.
Craxi era un uomo talmente moderno da essere troppo avanti nel tempo, e gli piacevano i leader politici importanti e coraggiosi. Gli piaceva da morire Margaret Thatcher, una volta mi disse: quella è una grande donna, non è figlia né sorella né moglie di nessuno, ha fatto tutto da sola e non ha nessuna paura.
Giusto ricordare oggi in quali condizioni fu lasciato a morire Bettino Craxi da un governo che il giorno seguente era pronto a offrirgli funerali di Stato senza vergogna.
Giusto lasciare Hammamet ricordando le sue ultime parole. “In questo processo, in questa trama di odio e di menzogne, devo sacrificare la mia vita per le mie idee - scrisse Craxi, poco prima della fine, esattamente 20 anni fa, su un foglio di carta trovato sotto il suo letto di morte -. La sacrifico volentieri. Dopo quello che avete fatto alle mie idee, la mia vita non ha più valore. Sono certo che la storia condannerà i miei assassini. Solo una cosa mi ripugnerebbe: essere riabilitato da coloro che mi uccideranno".
Infatti la parola fine a questa storia orribile la deve mettere qualcuno che non partecipo' in alcun modo alla congiura e all'assassinio e che oggi senta profondamente che la riforma della vita politica e della giustizia erano e sono il problema che il caso Craxi pose e pone ancora.
Ps: E poi c'è Stefania Craxi, esausta, senza voce, provata dal prezzo altissimo che paga da 20 anni al compito che si è prefissa, non so se giurandolo a un padre vivo o a se stessa sul suo cadavere ancora caldo in quel pomeriggio del 19 gennaio del 2000. Dentro questo ruolo terribile è cresciuta, riuscendo nel compito arduo di prendere per la coda la sua rabbia. Non so se sia mai stata una ragazza capricciosa. Certo oggi è una donna che a suo padre piacerebbe almeno quanto gli piaceva la Thatcher.
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