''GRATTERI È UN MATTO VERO, VA FERMATO''. TRA LE CHAT DI PALAMARA ANCHE L'ATTACCO AL PM ANTI-'NDRANGHETA. DOVE SI LEGGE, SUI PRINCIPALI GIORNALI? NO, SUL PICCOLO MA BATTAGLIERO ''QUOTIDIANO DEL SUD'' - SANSONETTI: ''LA LIBERTÀ DI STAMPA È STATA ABOLITA, LA GRANDE STAMPA HA INSABBIATO LO SCANDALO DEI MAGISTRATI, NON AVEVO MAI VISTO UNA COSA SIMILE. PERCHÉ SE CADONO LE TOGHE, CADONO I CRONISTI, E ALLORA SCATTA L'OMERTÀ. E L'ORDINE TACE…''

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1. LUCA PALAMARA, I MESSAGGI CONTRO GRATTERI: "MATTO VERO, VA FERMATO". LA RABBIA DI SALVINI: "QUALCUNO SI DIMETTERÀ MAI?"

Da www.liberoquotidiano.it

 

Anche Nicola Gratteri è finito nella rete dei messaggi di Luca Palamara, anche se in maniera indiretta. Il pm romano non era amico del procuratore di Catanzaro, anzi dalle chat emerge tutta l’avversione nei suoi confronti. Lo riporta Il Quotidiano del Sud, che dà conto di alcuni messaggi tra l’ex numero uno di Anm e il calabrese Massimo Forciniti, anche lui membro del Csm. È il 12 aprile 2018 quando Palamara invia al collega un link che rimanda a una dichiarazione pubblica di Gratteri a proposito di alcuni magistrati calabresi che non sarebbero degni di indossare la toga.

nicola gratteri nicola gratteri

 

“Purtroppo è matto vero - è il commento di Palamara - però va fermato, non può continuare così”. Ciò dimostra che non era solo Matteo Salvini a risultare “scomodo” alla cricca del pm romano. “Sapere che certi ‘magistrati’ - ha dichiarato il segretario della Lega - volevano fermare sia me che il bravo procuratore antimafia e anti-‘ndrangheta mi fa arrabbiare, ma mi dice anche che stiamo facendo entrambi un ottimo lavoro contro i criminali. Per me è una medaglia”. Poi l’amara considerazione finale: “Ma qualcuno si dimetterà mai?”.

 

 

2. CORRIERE, REPUBBLICA, FATTO E STAMPA CENSURANO MAGISTRATOPOLI: LIBERTÀ DI STAMPA ABOLITA

Piero Sansonetti per www.ilriformista.it

 

LUCA PALAMARA DA GILETTI LUCA PALAMARA DA GILETTI

Non era mai successo – almeno a mia memoria – che i grandi giornali decidessero di ignorare uno scandalo politico nazionale. Parlo di magistratopoli, forse il più clamoroso scandalo degli ultimi 30 anni. Sono abbastanza vecchio per ricordare persino i piccoli scandali pre-tangentopoli, che poi finivano tutti in una bolla di sapone ma tenevano banco sui giornali. Mi ricordo di uno scandalo del 1963 che si chiamava lo scandalo delle banane. Bustarelle per pilotare delle aste, perché sulle banane allora c’era il monopolio. Erano coinvolti alcuni alti funzionari e un ministro, che si chiamava Trabucchi. Io ero ragazzino, andavo alle medie, ma me lo ricordo bene quello scandalo perché i giornali non parlavano d’altro. E poi i vari scandali petroli, la Lockheed, per non dire di Tangentopoli e delle mitragliate di scandali degli anni successivi.

 

Come si può spiegare la clamorosa circostanza del totale silenzio dei grandi giornali su magsitratopoli? Non avrei mai pensato che potesse succedere una cosa del genere, sebbene conosca da molto tempo la sudditanza dei giornali alla magistratura. Ma anche nei primi anni Novanta esisteva una discreta sudditanza dei grandi giornali nei confronti della politica e del governo, eppure dall’arresto di Mario Chiesa in poi la stampa iniziò a sparare a palle incatenate contro la politica corrotta, e non si fece sfuggire neppure un fiato di Pm su quell’inchiesta.

 

nicola gratteri nicola gratteri

Oggi ci troviamo in una situazione del tutto inedita e che nessuna persona più giovane di ottant’anni ricorda: la libertà di stampa è sospesa. Proprio come ai tempi del fascismo. Non c’è nessuna forzatura polemica in questa affermazione: se tutti i grandi giornali ignorano magistratopoli, se non forniscono informazioni, se non pubblicano articoli, notizie, interviste, approfondimenti, su una vicenda che ha dimostrato che una grande parte della magistratura italiana è illegale, e che sono illegali i suoi vertici, non c’è nulla di esagerato nel parlare di sospensione della libertà di stampa.

 

piero sansonetti foto di bacco piero sansonetti foto di bacco

Il Paese sta affrontando questo scandalo che mette in discussione la struttura della sua democrazia e l’affidabilità dello Stato, in una condizione di estrema debolezza che non conosceva. Tipica degli stati totalitari ma finora del tutto sconosciuta nei Paesi a democrazia politica.

 

Prendiamo solo i quattro giornali più importanti. Il Fatto Quotidiano, che oggi è considerato l’organo non solo della magistratura ma anche del governo, e poi Repubblica, Il Corriere della Sera e la Stampa. Non esiste nessuna spiegazione plausibile, di tipo professionale, al loro silenzio. Oltretutto sono giornali che son stati sempre molto generosi, con i loro lettori, nell’offrire intercettazioni anche semplicemente di pettegolezzo. Per pubblicarle, spesso, hanno disinvoltamente violato la legge. Come si spiega che oggi non esca più un rigo sulle intercettazioni del Palamara-gate e sul verminaio che stanno svelando (la parola “verminaio” l’ha usata recentemente un ex valoroso magistrato come Giuseppe Ayala)?

 

luca palamara luca palamara

C’è un vecchio detto latino, usato anche in giurisprudenza: “Simul stabunt vel simul cadent”. Vuol dire che o resisteranno insieme o cadranno insieme. Probabilmente è un detto che si addice molto al rapporto che c’è oggi tra magistratura e grande stampa: la consapevolezza che se una delle due cede, travolge anche l’altra. Da qui nasce un rapporto di complicità, assolutamente omertosa, che rischia di travolgere la nostra democrazia.

 

L’allarme è grandissimo. Non c’è nessun dubbio sul fatto che l’omertà dei grandi giornali non è casuale ma è governata. Questo determina un vuoto che non era prevedibile nel sistema delle nostre libertà. Chi può intervenire? L’ordine dei giornalisti e le associazioni sindacali di categoria sembrano paralizzati. Una quindicina di giorni fa, sul nostro giornale, intervistammo il presidente dell’Ordine, che promise accertamenti. Poi il silenzio.

 

giuseppe ayala giuseppe ayala

Il sindacato dei giornalisti? Non pervenuto. Gli editori? Anche loro forse rispondono a ordini superiori e probabilmente a loro va bene non inimicarsi la magistratura. Chi può reagire? La Politica forse potrebbe. Ma la politica sta vivendo questo terremoto rincantucciata, è stata messa all’angolo ormai 25 anni fa dalla magistratura e ora non ha neanche il coraggio di tirar su la testa per sbirciare. Bisogna prendere atto di questo stato di cose. Sapere che siamo rimasti pochi pochi a difendere la democrazia e la legalità. E non farsi impaurire. Provare a non farsi impaurire.

 

 

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