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— Alberto Bagnai (@AlbertoBagnai) November 28, 2019
1. QUANDO LEGA E M5S MANIFESTARONO A CONTE LA CONTRARIETÀ AL FONDO SALVA-STATI
Elisa Calessi per ''Libero Quotidiano''
È un mercoledì mattina.
MESSAGGIO DI SALVINI A BAGNAI SUL MES NON FIRMIAMO UN CAZZO GIUGNO
La seduta 192, come si legge nel resoconto parlamentare, comincia alle 9,35. C' è l' aria condizionata, perché siamo al 19 giugno. Nella guerra che si è scatenata in queste ore tra Matteo Salvini e il premier Giuseppe Conte, proseguita ancora ieri, bisogna tornare a quel mercoledì di metà giugno: prima della pausa estiva e della rottura del governo gialloverde. Come prassi, il presidente del Consiglio, in prossimità di un vertice europeo, viene a riferire al Parlamento.
Conte spiega che, tra l' altro, si parlerà della riforma del trattato sul Meccanismo europeo di stabilità. La bozza in discussione, ricorda, è il frutto in un vertice del dicembre 2018. A proposito dei ruoli tra Commissione e Mes spiega che il fondo, «se necessario, potrà seguire e valutare la situazione macroeconomica e finanziaria dei suoi membri, compresa la sostenibilità del loro debito pubblico».
Lega e M5S hanno dubbi. E li illustrano, senza molti convenevoli. Parla per primo Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera: «La riforma prospettata è pericolosa».
Ricorda che la Lega si è opposta, a suo tempo al Fiscal Compact e al voto sul Fondo salva-Stati. «Ma l' evoluzione che si sta pensando è ancora più spaventosa», dice, perché il Fondo salva-Stati «ha già dimostrato che cos' è: andate a chiederlo ai bambini greci! È quello strumento che, con i soldi di tutti, è stato utilizzato per salvare le banche francesi e tedesche che avevano fatto speculazione finanziaria in Grecia sulla pelle della gente, andando a chiudere gli ospedali, andando a privare la Grecia delle infrastrutture strategiche, andando a tagliare i diritti sociali in quel Paese». Qui, si legge nel resoconto, scattano gli applausi dai banchi della Lega e del M5S.
«E ora noi vorremmo far sì che tale strumento entri nei Trattati europei? Che sia qualcosa di vincolante da cui non si possa più uscire? Noi vogliamo che il controllo sulla tenuta dei conti pubblici dei Paesi Ue non sia più fatto dalla Commissione ma dal Fondo salva-Stati? Vogliamo che, con i soldi di tutti, intervenga a sua discrezione, senza un controllo politico, ad aiutare soltanto i Paesi che hanno i conti a posto?». Pausa. «Questa è una follia e noi non possiamo permetterlo». Di nuovo applausi. Conclusione: «Non possiamo parlare di Europa sociale e poi portarci la troika in casa».
MESSAGGIO DI SALVINI A BORGHI SUL MES NON FIRMIAMO UN CAZZO GIUGNO
«NON S' HA DA FARE»
Francesco D' Uva, capogruppo del M5S, non è da meno: «Avallare nella sua forma attuale la riforma del Trattato del Mes significherebbe legittimare proprio quelle stesse regole fiscali che stiamo criticando da anni». La bozza attuale «prevede che l' accesso alle linee di credito precauzionali per gli Stati richiedenti sia subordinata al rispetto di parametri fiscali come il rapporto deficit-Pil non superiore al 3%, un rapporto debito pubblico-Pil al di sotto del 60% o, in caso di valori superiori, che il rapporto sia ridotto di un ventesimo in media nei due anni che precedono la richiesta.
Sulla base di questi tre parametri ci sono otto Paesi dell' area euro, tra cui l' Italia, che sarebbero esclusi dalla possibilità di richiedere assistenza al Mes, a meno che non firmino un memorandum che commissarierebbe il Paese». Chiede, quindi, che «l' Italia» si faccia «sentire con inflessibilità. Non si deve procedere oltre su questa riforma, se non vengono affrontati seriamente due altri dossier: l' assicurazione europea sui depositi bancari e il bilancio unico dell' Eurozona».
TUTTI D' ACCORDO
Conte, nella replica, dà ragione a Lega e M5S: «Ritengo sia un buon suggerimento quello di invitare», e cita la risoluzione della maggioranza, «"a promuovere, in sede europea una valutazione congiunta dei tre elementi del pacchetto di approfondimento dell' Unione economica e monetaria"».
Perciò esprime parere favorevole alla risoluzione 6-00076, firmata dai capigruppo di Lega e M5S. Un documento che impegna il governo «a non approvare modifiche che prevedano condizionalità che penalizzino quegli Stati membri che più hanno bisogno di riforme strutturali e di investimenti, e che minino le prerogative della Commissione europea in materia di sorveglianza fiscale». La risoluzione è approvata.
Fin qui il passato. Ma la polemica è destinata a continuare almeno fino a lunedì, quando Conte riferirà al Parlamento. «Ho molti dubbi e timori», ha detto ieri il vice ministro allo Sviluppo economico, Stefano Buffagni, M5S, ricordando che anche Bankitalia «si è espressa evidenziando dubbi e criticità». Mentre Matteo Salvini ancora ieri ha insistito a chiedere un incontro con il presidente della Repubblica.
Quanto a Conte, «se qualcuno ha firmato qualcosa senza dirlo agli italiani ne pagherà le conseguenze».
roberto gualtieri alberto bagnai
2. MES, CONTE ALL'ANGOLO TRA LA LEGA E IL M5S DI BATTISTA: STO CON LUIGI, NON VOTIAMOLO
Federico Capurso per ''La Stampa''
A palazzo Chigi c' è una certa agitazione per il clima che sta montando intorno al Meccanismo europeo di stabilità, il fondo salva-Stati sbarcato anche su Twitter con il poco benaugurante hashtag #StopMes. I sovranisti di destra, ma anche quelli di governo, pentastellati, accarezzano con diverse intensità la tesi del complotto ordito dall' Europa ai danni dell' Italia. E sono fiancheggiati, seppur con altre argomentazioni, da istituzioni bancarie come Abi e Bankitalia, decise a chiedere delle modifiche al testo.
Ecco perché il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, chiamato lunedì a riferire in Parlamento, inizia a pensare che non si risolverà tutto con un bel discorso. Osserva invece con preoccupazione l' ennesimo distanziamento dal Pd dei grillini, stavolta mosso da Alessandro Di Battista che chiede di «non votare il Mes», - sussurrano nel Movimento - con il placet di Luigi Di Maio per ricompattare il gruppo parlamentare.
Il premier si trova stretto tra due fuochi. Se in Italia parte della sua maggioranza e mondo bancario spingono per delle modifiche; oltre confine, a Bruxelles e in quelle cancellerie "amiche" che spesso, negli ultimi mesi, hanno riservato all' Avvocato del popolo elogi e onori, considerano il testo blindato e si aspettano di non restare delusi da un veto italiano.
Di fronte alle difficoltà di palazzo Chigi, Di Maio insiste: «Abbiamo avuto una riunione del gruppo parlamentare del M5S e siamo tutti d' accordo sul fatto che questo accordo deve essere migliorato». Ma parlando con i giornalisti a margine della cerimonia di inaugurazione della sede di Napoli di Cassa depositi e prestiti, Di Maio lascia anche aperto uno spiraglio: «Non c' è solo il Mes - dice -, ma ci sono anche una serie di strumenti che sono oggetto di riforma in questo momento, come l' assicurazione sui depositi, l' unione bancaria, e altri meccanismi. Nei prossimi giorni faremo presente tutte le perplessità che abbiamo sul Mes».
roberto gualtieri giuseppe conte 2
Quelli citati da Di Maio sono i tre pilastri oggetto delle riforme in cantiere a Bruxelles. E proprio sulla «logica del pacchetto» Conte insisterà lunedì, durante il suo discorso in Aula, cercando di convincere la sua maggioranza della necessità di apportare modifiche al sistema nel suo complesso, e non solo ai singoli strumenti come il Mes. Di Maio e Di Battista però vogliono entrambe le cose.
E Dibba, su Facebook, mette da parte la diplomazia: «Se fossi un parlamentare non voterei il Mes perché reputo che solo chiamarlo Meccanismo-Salva-Stati sia una balla colossale». E «agli ex-colleghi del Movimento dico: accelerate! Soprattutto adesso. Luigi lo sta facendo e lo sostengo per questo. Accelerate sul conflitto di interessi, sulla nazionalizzazione delle autostrade, sulla commissione di inchiesta sul finanziamento ai partiti, sul recupero dell' Imu non versato dagli istituti religiosi».
alessandro di battista e luigi di maio sulle piste di moena 3
Nessuno spostamento a destra del Movimento - sostiene Dibba - ma ci pensa Matteo Salvini a tirare a sé i Cinque stelle: «Noi non abbiamo cambiato idea e se anche il Cinque Stelle non lo ha fatto, CcIl leader della Lega, insieme al capogruppo alla Camera Riccardo Molinari vorrebbe portare il premier di fronte a un voto del Parlamento sul Mes prima che arrivi la possibile firma a Bruxelles e l' occasione potrebbe presentarsi la settimana prossima, quando Conte riferirà in Parlamento prima di recarsi al vertice dell' Eurogruppo. Salvini vorrebbe di più, una «nuova risoluzione», per sfidare in aula la compattezza della maggioranza. Proprio sul leghista Conte punterà il mirino lunedì. Ennesimo scontro tra i due.