GIULIA SARTI, NELLE CHAT L'ACCORDO SUI FINTI BONIFICI (FEB 2019)
1. M5S, CONTRIBUTI DA LOBBISTI. ORA GIARRUSSO RISCHIA L'ESPULSIONE: "È VIETATO? MI ERA SFUGGITO"
Emanuele Lauria per www.repubblica.it
I MANIFESTI ELETTORALI DI DINO GIARRUSSO
La "pratica" è già arrivata sul tavolo del capo politico Vito Crimi. L'eurodeputato Dino Giarrusso, ex giornalista de Le Iene, rischia una pesante sanzione che potrebbe giungere sino all'espulsione dal Movimento 5 Stelle per avere incassato contributi da lobbisti durante la campagna elettorale del 2019.
I finanziamenti
Il caso, rilanciato ieri da Report, riguarda tre finanziamenti per un totale di 14.700 euro. Uno (5 mila euro) arriva da Carmela Vitter, moglie di Piero Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia, la socetà che si occupa di biotecnologie e che peraltro collabora con l'Università di Oxford per la realizzazione di un vaccino contro il Covid. Società che, con un tweet del 13 marzo, Giarrusso loda come "grande eccellenza italiana".
Un altro sostegno economico, di 4.800 euro, giunge da Ezia Ferrucci, socia della Bdl lobbying srl, che vede fra i fondatori lo stesso Piero Di Lorenzo, e che vede fra i propri clienti come scritto da Fanpage.it in un servizio dell'anno scorso - alcuni colossi quali il gruppo Hera, multiutility bolognese che è leader nel settore dei rifiuti e nei servizi idrici ed energetici, la British American Tobacco e Bracco, società che opera nel campo della sanità (diagnostica per immagini).
Quasi cinquemila euro (4.900) sono invece stati donati a Giarrusso dalla Promedica Srl di San Giovanni La Punta.
Tutti contributi che superano la soglia minima di tremila euro fissata dal Movimento 5 Stelle e che soprattutto violano un principio fondante di M5S, quello che vieta ai candidati di ricevere risorse da lobbisti.
L'autodifesa
Giarrusso, componente della commissione Agricoltura nell'Europarlamento, replica: "Donazioni sopra i tremila euro vietate dal vademecum dei 5S? Mi era sfuggito". Inoltre, si difende in un video parlando del finanziamento ricevuto da Ferrucci. Dice che lui non conosceva la signora e aggiunge: "Mi sono informato e ho saputo che la sua azienda aveva già sostenuto il comitato elettorale dei 5S alle politiche del 2018". Giarrusso mostra anche la ricevuta di quel versamento, ma ciò non convince i big dei 5Stelle, visto che una cosa è un contributo dato all'intero Movimento e altra un finanziamento, peraltro di importo superiore, a un singolo esponente. Malumori e fuoco amico su Giarrusso. Ignazio Corrao, collega di gruppo a Bruxelles, spara ad alzo zero: "Nessuno nel M5S si è mai fatto finanziare personalmente da lobbisti. Se qualcuno lo facesse, verrebbe espulso immediatamente".
Di certo il caso è stato denunciato al collegio dei probiviri e se ne sta occupando direttamente Crimi. Paolo Becchi, ex ideologo del Movimento, profetizza su Twitter: "Oggi Giarrusso sarà espulso". Ma aggiunge una notazione che sembra difendere l'eurodeputato: "Accadrà questo perché agli Stati generali ha preso più voti di Di Maio". Dichiarazione che mette in circolo altri veleni. I 5Stelle sono scossi da un'altra polemica.
2. LA CORRENTE DEI DELUSI ECCO CHI MEDITA L'USCITA DAL MOVIMENTO
Emanuele Lauria per “la Repubblica”
La partita è ancora aperta. Alessandro Di Battista, nei colloqui con chi gli sta più vicino, è stato perentorio: «Devono concedere le garanzie che ho chiesto. Nessuna esclusa. Altrimenti faremo le nostre valutazioni». Valutazioni che, raccontano gli stessi fedelissimi dell' ex deputato, non potranno che condurre fuori dal Movimento. La scissione, insomma, non è scongiurata, all' indomani degli Stati generali che hanno sancito la vittoria dell' ala governista e la definitiva trasformazione di M5S in un partito. Non arretra, "Dibba", sulle sei condizioni poste per un rientro "in prima linea", dalla revoca delle concessioni autostradali ai Benetton al tetto dei due mandati. E continua a battere sul tasto più delicato: l' istituzione di un giurì d' onore sulle nomine pubbliche che dovrebbe smascherare scelte "non meritocratiche" fatte dai 5S in questi due anni di governo.
Dietro l' ariete romano, interprete della linea ortodossa, c' è una rete di portavoce a vari livelli (dal Parlamento europeo ai consigli comuna-li), che attendono di leggere il documento di sintesi delle conclusioni degli Stati Generali al quale lavora il capo politico Vito Crimi, di capire che tipo di direttorio sarà formato e soprattutto di verificare se le istanze di Di Battista saranno accolte, per decidere se continuare il viaggio dentro i 5Stelle. «La scissione? Io direi una cosa semplice: se l' attuale classe dirigente - dice l' ex ministra Barbara Lezzi - rifiuta le condizioni poste da Alessandro, che sono quelle sentite da migliaia di attivisti, vorrà dire semplicemente che M5S non c' è più. Il resto sarà una conseguenza ».
L' eurodeputato Ignazio Corrao amplia il concetto: «Di Battista ha messo sul tavolo quei presupposti identitari che ancora tengono con noi tante persone. Se i vertici dovessero sbarrargli la strada, sposerebbero il modello Udeur o Ncd. Una scelta di campo, per noi, a quel punto sarebbe inevitabile. E netta». Un' altra ex ministra come Elisabetta Trenta, che pure non può definirsi una "dibattistiana" d' ordinanza, si iscrive al partito dei delusi: «Agli Stati generali c' è stato un lodevole, tentativo di parlare di nuovo con gli attivisti ma è mancata l' autocritica. Siamo scesi dal 33 al 15 per cento e nessuno si è chiesto perché. Di Battista? Se andasse via lo seguirebbero in tanti, il Movimento sarebbe perso. Anche io non voglio più vivere di compromessi, vediamo cosa succede nei prossimi giorni».
Frasi che nascondono piccoli e grandi movimenti tellurici. Quasi metà del gruppo a Bruxelles è in rotta e per nulla intenzionato a finire nel Ppe e in Sd, come da indicazioni dei big. Alla Camera c' è un gruppetto di deputati già sull' uscio: da Antonio Lombardo a Fabio Berardini, da Carlo Ugo de Girolamo e Paolo Romano. Su posizioni critiche Elisa Siracusa e Jessica Costanzo.
«Attendiamo i documenti finali degli Stati generali prima di decidere il da farsi - dice Lombardo - Non pretendiamo che si recuperi l' intera forza innovatrice degli inizi ma certo non possiamo accettare che il Movimento perda il suo Dna». Il collega Giorgio Trizzino è già con un piede nel Misto: «Ho assistito a un congresso in cui non si è deciso nulla, con riti degni della Prima Repubblica: l' idea di Di Maio, e della sua corte campana, è quella democristiana dei pacchetti di voti. Che tristezza...». Al gruppo Misto, ma a Palazzo Madama, è già passato Gianni Marilotti.
ALESSANDRO DI BATTISTA - STATI GENERALI M5S
Con "Dibba" sta pure la senatrice campana Luisa Anfrisani. E poi una squadra di frontman di provincia, fra i quali - in Campania - la consigliera regionale Maria Muscarà e il consigliere comunale napoletano Alberto Brambilla, che agli Stati generali ha rinfacciato a Di Maio e Crimi di aver tradito il territorio citando Charlie Wulson: «Abbiamo cambiato il mondo ma abbiamo sbagliato il finale».