Emilio Pucci per "Il Messaggero"
Eliminare o comunque ridurre drasticamente l'impugnabilità della sentenza di assoluzione. Quando si viene assolti in primo grado la partita è finita, il pm in molti casi non potrà più procedere, il cittadino nel momento in cui viene riconosciuto innocente, dopo le indagini preliminare e il processo, chiude i conti con la giustizia. È una delle misure allo studio del governo, frutto del lavoro messo in piedi dalla commissione interna del dicastero di via Arenula sulla riforma del processo penale.
INTESA POLITICA
Nel merito le forze politiche sono d'accordo. E potrebbe essere questa la prima novità, riferiscono sempre fonti parlamentari, che emergerà il 10 maggio, giorno in cui il ministro della Giustizia Cartabia, ha convocato gli sherpa della maggioranza per discutere soprattutto della prescrizione.
In realtà il Guardasigilli, proprio in virtù del suo ruolo precedente alla formazione del governo, ha spiegato di voler agire all'interno del perimetro costituzionale, considerato che a gennaio del 2007 la Corte costituzionale bocciò la cosiddetta legge Pecorella (dal nome del deputato di FI che la propose al Parlamento), ovvero la legge sull'inappellabilità delle sentenze di proscioglimento.
Ma l'obiettivo delle forze politiche - da FI a M5s - e anche dell'esecutivo è di fare in modo che si trovi un meccanismo che non possa essere oggetto di controversie da parte della Corte.
L'esecutivo procederà con un emendamento ma interverrà solo dopo il confronto con le forze politiche della maggioranza.
Tante le novità allo studio, con l'obiettivo dichiarato di arrivare ad un taglio dei tempi del processo. Il Pd, FI e Azione chiedono al ministro di stringere i tempi sulla legge delega. Tre mesi per i dem. Ma non sarà facile trovare un'intesa nella maggioranza.
Sono oltre 700 gli emendamenti presentati in commissione Giustizia della Camera. Il pacchetto più corposo è stato presentato da Forza Italia (183 in tutto), a seguire 127 dalla Lega e 126 da Italia viva. Sono invece 96 gli emendamenti a firma FdI, 63 Azione-Più Europa, 45 gli emendamenti di M5s, 9 di Leu e 31 le proposte di modifica targate Pd.
Il nodo principale è quello della prescrizione. Il Movimento 5 stelle (con il presidente Perantoni e diversi membri della Commissione, tra cui Salafia, Ascari e Saitta) propone di lasciare in vigore la norma della legge cosiddetta Spazzacorrotti, che ha stabilito il blocco della prescrizione dalla data di pronuncia della sentenza di primo grado, sia di condanna che di assoluzione.
luigi di maio alfonso bonafede flash mob del movimento 5 stelle per l'approvazione della spazzacorrotti 13 4
Viene cancellato dunque il cosiddetto lodo Conte bis, dal nome del deputato Leu, che prevedeva il blocco della prescrizione per le sole sentenze di condanna di primo grado. Ma i pentastellati puntano ad un'intesa con i dem che hanno datò l'altolà agli alleati della vecchia maggioranza rosso-gialla.
LIMITE PER FASI
Il Pd mira a introdurre un limite per fasi, riproponendo il meccanismo della prescrizione processuale. Ovvero se il processo di secondo grado dura più di due anni, per il condannato, scatterebbe una riduzione della pena di 45 giorni ogni 6 mesi di durata extra. «Bisogna accelerare al massimo l'entrata in vigore della riforma», afferma il dem Bazoli.
Ritorno della prescrizione e via all'utilizzo del trojan, tra le proposte di FI. «Vogliamo riportare il processo all'interno delle aule giudiziarie, eliminando le patologie del processo mediatico e valorizzando la presunzione costituzionale di non colpevolezza», osserva l'azzurro Zanettin.
Oblio per gli assolti, dibattimento trasferito in un'altra sede se il processo mediatico compromette l'imparzialità dei giudici, estensione del segreto istruttorio, interrogatorio prima della custodia cautelare, via i tempi morti dalle indagini, no intercettazioni tra giornalisti e fonti, alcuni dei punti del deputato Costa (Azione).
Iv, invece, con la renziana Annibali punta a sospendere di un anno la riforma Bonafede o a spostare la sospensione della prescrizione a decorrere dalla sentenza di appello. La palla infatti ora passa al governo che, tra le varie proposte, sta studiando come ampliare la casistica dei riti alternativi.
Con il criterio della giustizia riparatrice: si andrà in carcere in extrema ratio, a patto che il condannato avvii un percorso di risarcimento. E si agirà sui criteri di priorità per i pubblici ministeri, i pm potranno chiedere il rinvio a giudizio solo in presenza di chiari elementi probatori. Ma il percorso per un accordo in maggioranza è lungo, il pressing dei partiti è appena iniziato.