P. Bar. per “la Stampa”
giorgia meloni giancarlo giorgetti
Per il ministero dell'Economia la priorità è sempre una sola, l'emergenza bollette. Gli ultimi dati dell'inflazione, che a ottobre è arrivata a sfiorare il 12%, hanno rilanciato l'allarme e l'esigenza mettere in campo altri interventi a favore delle famiglie e delle imprese. Il nodo iniziale resta sempre quello delle risorse a disposizione, sia per i primi provvedimenti da adottare in questa fine anno, sia in vista della messa a punto della legge di Bilancio 2023. L'improvviso aumento del Pil comunicato lunedì dall'Istat fornisce però un aiuto inatteso al governo che potrà beneficiare di un significativo aumento del gettito fiscale.
GIORGIA MELONI GIANCARLO GIORGETTI
Al Mef i tecnici sono al lavoro per quantificare con precisione le cifre in vista del consiglio dei ministri di venerdì quando verranno portate in votazione sia la versione definitiva della Nota di aggiornamento (alla parte previsionale lasciata in eredità da Draghi va aggiunta quella programmatica), sia la relazione con la quale il governo conta di chiedere al Parlamento una nuova variazione di bilancio per poter utilizzare l'extragettito.
Si parte dai 10 miliardi già evidenziati dalla versione base della Nadef ma grazie alla crescita dell'economia la disponibilità concreta dovrebbe essere anche più alta.
Cosa fare di queste risorse è tutto da decidere: una volta ottenuto l'ok dalle Camere il governo dovrà infatti stabilire quanto destinare al prossimo decreto Aiuti, il quarto della serie.
Una delle opzioni è quella di non impegnare tutto il tesoretto a disposizione in maniera tale da poter magari anticipare a quest' anno una serie di spese obbligatorie altrimenti previste nel 2023 in modo da liberare spazio di bilancio sul prossimo anno.
giorgia meloni giancarlo giorgetti guido crosetto
L'emergenza bollette ha la priorità, continua a insistere il ministro dell'Economia Giorgetti, ma in questo gioco di vasi comunicanti occorre mettere in chiaro a quanto ammontino sia le disponibilità di quest' anno sia quale dimensione avrà la prossima legge di Bilancio. Fissando il deficit del 2023 al 4,5% (dal 3,3 previsto in precedenza) si liberano all'incirca 21 miliardi. Stando alle prime stime, però, per confermare anche il prossimo anno i sostegni a famiglie e imprese e per finanziare tutto il resto, dalla rivalutazione delle pensioni al rafforzamento della flat tax, alle spese obbligatorie, di miliardi ne servirebbero almeno 40.
Si procede dunque per gradi. Il decreto «Aiuti 4», ovvero il primo vero provvedimento economico del governo, dovrebbe approdare sul tavolo del Consiglio dei ministri la prossima settimana. Le misure sono quelle note a partire dalla proroga sino a fine anno del credito di imposta a favore delle imprese e delle attività commerciali per attenuare i rincari dell'energia. Si tratta di una misura che da sola comporta un costo non indifferente, che sfiora i 5 miliardi di euro, e che prevede una aliquota del 40% per le imprese energivore e del 30% per le imprese più piccole.
Poi si pensa di intervenire per potenziare i bonus sociali destinati alle famiglie meno abbienti alzando a 15.000 la soglia Isee oppure sganciare completamente questo contributo dall'Indicatore della situazione economica in maniera da rendere più semplice la sua fruizione. Nel menù compare anche l'ennesima proroga dello sconto di 30 centesimi delle accise sui carburanti che scade il 18 novembre, ma poi si studiano anche nuovi aiuti per i redditi sotto i 20 mila euro lordi l'anno, come la riedizione dei bonus da 150 e 200 euro, e per completare il quadro anche una moratoria di 6 mesi per chi non riesce a pagare le bollette. Cosa entrerà nel decreto dipende dalle risorse che alla fine si deciderà di impegnare.