Goffredo De Marchis per la Repubblica
Ora l' assedio è completo. Letta, Prodi, Veltroni e Napolitano tutti contro la legge elettorale, il voto anticipato, il Pd avviato alle larghe intese con Berlusconi. Cioè, contro Matteo Renzi. Raccontano che il segretario del Pd ci sia rimasto particolarmente male per la posizione critica di Veltroni «perché non possiamo perdere tutti quelli alla nostra sinistra». Fortunatamente, almeno l' ex sindaco di Roma ha garantito il voto per il Partito democratico. Ma gli altri? Stasera in tv parlerà anche Francesco Rutelli. E se prendesse le distanze anche lui, quale leader del vecchio centrosinistra resterebbe dalla parte di Renzi?
Renzi non si nasconde il pericolo, tanto più se qualcuno dei big dovesse avvicinarsi alla lista di Giuliano Pisapia rispolverando lo spirito dell' Ulivo all' ombra di un nuovo federatore. Ma un renziano che lo ha sentito nelle ultime ore dice che il segretario aveva messo nel conto gli attacchi.
«Con la scissione, accettandola, questa classe dirigente ha fatto una scelta e si è assunta una responsabilità - è il ragionamento che si fa a Largo del Nazareno - . I big hanno un vecchio modo di ragionare e sono legati a un' impostazione del passato. Quella della coalizione a sinistra, di un accordo tra le varie anime di quel mondo. Noi abbiamo fatto una scommessa nuova. Solo le elezioni diranno se abbiamo sbagliato o abbiamo fatto la cosa giusta».
L' ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ripetono i renziani, «è sempre lui. Arrabbiato con Matteo dai tempi del referendum. Ancora non gliel' ha perdonata ». Però è stato lo stesso Napolitano a suggerire la candidatura alle primarie di Andrea Orlando. Orlando era un sostenitore del proporzionale e adesso fa la morale sull' autosufficienza del Pd, sulla mancanza di alleanze del partito? Questa, a Renzi, sembra una contraddizione grande come una casa.
Da ex presidente Napolitano è libero di dire quello che vuole. Sergio Mattarella però ha scelto la linea del silenzio sulle eventuali elezioni anticipate. Silenzio osservato anche con i più stretti collaboratori. Motivando così la sua linea muta: ora l' importante è non interferire con l' approvazione della legge elettorale omogenea che ho sempre invocato. Qualsiasi indiscrezione può danneggiare l' intesa. Ed è una linea apprezzata dal quartier generale del Pd. L' intervento a gamba tesa del presidente emerito crea al contrario un po' di tensione. «Non era concordato», precisano infatti al Colle. «Ma era legittimo, per carità», aggiungono.
L' assedio non condizionerà il cammino del Pd. Ma riserva preoccupazioni. Ieri Prodi a CartaBianca ha continuato la sua marcia fuori dal Pd: «Pisapia? Non è un rifondarolo (che è come lo vuole dipingere il Pd ndr). Anzi, è uno che sa unire, come ha fatto a Milano ». Quanto valgono in termini di voti i big dell' Ulivo che disconoscono la sua evoluzione nel Partito democratico? La «scommessa nuova» di Renzi è tutta qui. Il cammino ora prosegue con la legge elettorale e le elezioni in autunno. Anche a ottobre, è l' ultima provvisoria versione, in modo che sia il governo Gentiloni a preparare la Finanziaria. L' accordo sul sistema di voto è blindato.
Ieri alla Camera le dichiarazioni di Grillo, poi corrette, hanno fatto venire i brividi al relatore Emanuele Fiano e al capogruppo Ettore Rosato. Ma non a Renzi che considera l' intesa chiusa. «Del resto - dice Rosato - o ci sono 4 sì dai grandi partiti o non si fa nulla». Non sarebbe un problema solo per il segretario del Pd ma anche per il Quirinale.
Questo non significa che al Nazareno siano sicuri di una discesa senza curve. Al Senato c' è il rischio incidente: nei voti segreti agli emendamenti sulle autonomie. Eppoi, una volta approvata la legge, finirà il silenzio di Mattarella. Nessuno, nemmeno Renzi, sa cosa deciderà dopo.