VIDEO: LA RISSA AL COMUNE DI ROMA
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1 - ACEA PRIVATIZZATA A SUON DI CAZZOTTI
Andrea Managò per il "Fatto quotidiano"
Finisce in rissa l'iter per l'approvazione della vendita del 21 per cento di Acea, ricca municipalizzata romana dei settori acqua, energia ed ambiente, di cui il comune detiene oggi il 51 per cento. Orfani della boxe per la mancata candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020, ieri i consiglieri comunali hanno trasformato l'assemblea capitolina in un ring a suon di botte, spintoni e urla. Non solo.
Nella migliore tradizione da stadio alla contesa ha partecipato anche il pubblico, con rappresentanti dei comitati per l'acqua pubblica venuti a contatto con i consiglieri Pdl. A farne le spese il capogruppo Pd, Umberto Marroni, che ha riportato una ferita a una mano e una contusione su un avambraccio.
MARCO STADERINI FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONEDa settimane i lavori dell'aula Giulio Cesare sono in stallo sulla delibera 32, che prevede la creazione della Holding Roma Capitale, nella quale riunire in un unico soggetto 12 controllate del Campidoglio, e la vendita del 21% del pacchetto azionario di Acea. Per contrastare questa operazione, l'opposizione di centrosinistra ha scelto la strada dell'ostruzionismo presentando circa 150 mila tra ordini del giorno ed emendamenti.
Ma la maggioranza del sindaco Gianni Alemanno ha fretta di chiudere la partita legata alla multiutility, perché la delibera 32 è collegata al bilancio, che per legge va approvato entro il 30 giugno pena il commissariamento dell'ente. La tensione in aula era salita già nella seduta di venerdì scorso, quando i capogruppo di Roma in Action e La Destra avevano rovesciato il tavolo degli stenografi del consiglio.
PROTESTA IN CAMPIDOGLIO CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DI ACEAIeri mattina la maggioranza prova a forzare la mano. Il presidente dell'assemblea Marco Pomarici mette in votazione una pregiudiziale presentata dal Pdl, che chiedeva di differire la discussione degli ordini del giorno su Acea dopo il voto di bilancio. A quel punto scoppia la bagarre. I consiglieri del Pd, contestando la legittimità della pregiudiziale, occupano gli scranni riservati alla giunta, a ridosso della presidenza, esponendo lo striscione "No alla svendita di Acea". Si aprono le votazioni e nel capannello formatosi attorno alla presidenza volano i primi spintoni.
"Ho aperto la votazione, anche se a due consiglieri così come a me è stato sottratto il badge due volte, la delibera ha ha ottenuto 30 voti a favore ed è valida", spiega Pomarici. Ma l'opposizione insorge per la procedura e durante il voto scatta una rissa di proporzioni mai viste in Campidoglio. Il Pd denuncia che i video girati in aula ritraggono "il consigliere Federico Mollicone che strattona con violenza il nostro capogruppo causandogli il ferimento del braccio sinistro".
rissa campidoglioProprio Marroni sottolinea: "Stavamo protestando in modo pacifico quando siamo stati aggrediti fisicamente dai colleghi della maggioranza . Mollicone mi ha prima strattonato e poi spinto giù". Poi aggiunge: "Il voto va annullato, sono in consiglio dal 1997 e questa è la pagina più nera che abbia visto, Alemanno si scusi con i romani".
La colluttazione prosegue, anche gli esponenti dei comitati per l'acqua pubblica presenti in aula per assistere ai lavori corrono verso lo scranno della presidenza. Ne nasce un nuovo parapiglia, protagonisti soprattutto i consiglieri Fabrizio Santori (Pdl), ironia della sorte presidente della Commissione Sicurezza, e Andrea Alzetta, espressione dei movimenti di lotta per la casa. I comitati denunciano anche che Antonio Lucarelli, capo della segreteria del sindaco, avrebbe "fatto uno sgambetto ad una nostra militante facendola finire faccia in terra". Alcune foto invece lo ritraggono intento a tirare per un braccio un giovane di origine africana per farlo scendere da un tavolo.
Quando torna la calma la seduta viene sospesa e l'aula occupata dai movimenti al grido di "buffoni" e "dimissioni". Parte una raffica di accuse reciproche. L'opposizione parla di "squadrismo" da parte del Pdl, che rispedisce le accuse al mittente sostenendo gli sia stato "impedito di esercitare il nostro dovere bloccando le votazioni". Mercoledì è in programma la ripresa dei lavori, sempre che non si trasformi in un secondo round.
2 - ALEMANNO VENDE CALTAGIRONE GUARDA
Giorgio Meletti per il "Fatto quotidiano"
Sulla rissa, ennesima, che si è consumata ieri mattina tra i consiglieri comunali di Roma si sono intrecciati per tutto il pomeriggio commenti infuocati dei leader politici nazionali, dal segretario Pd Pier Luigi Bersani ai capi romani del Pdl come Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri. La posta in gioco è molto alta, e non solo perché l'Acea gestisce l'acquedotto e la rete di distribuzione elettrica della capitale, ed è anche socio industriale "privato" di numerose società idriche in giro per l'Italia.
All'orizzonte ci sono anche le elezioni comunali del 2013, con le quali il centro-sinistra punta a riconquistare la poltrona simbolo del Campidoglio da quattro anni occupata dal postfascista Gianni Alemanno. C'è anche una partita di potere economico, con in palio il controllo dell'Acea, una società quotata in Borsa con un giro d'affari di 3,2 miliardi di euro. Alemanno vuole vendere il 21 per cento dell'Acea, di cui il comune di Roma detiene attualmente il 51 per cento. Incasserebbe circa 150-180 milioni di euro, vitali per rimpolpare il bilancio assai scassato del comune e per consentire al sindaco uscente di giocarsi la rielezione con qualche cartuccia in più per quelle spese elettorali che aiutano non poco.
campidoglio la discussione su acea finisce in maxi rissaLa parziale privatizzazione dell'Acea serve anche, nell'immediato, a far quadrare il bilancio 2012 che deve essere approvato entro il 30 giugno. L'ostruzionismo del centro-sinistra è mirato a impedire il voto sul bilancio in tempo utile, aprendo così la strada al commissariamento e quindi all'uscita di scena di Alemanno prima del tempo.
Gli esegeti del pensiero del sindaco sono divisi. C'è chi lo descrive tentato dall'idea di farsi commissariare, per liberarsi di un fardello impegnativo: Alemanno sarebbe pronto a lasciare il Campidoglio facendo la vittima e a riproporsi sulla scena nazionale in vista delle politiche 2013. C'è invece chi, al contrario, descrive Alemanno convinto di poter rivincere nel 2013, sulla scorta di sondaggi e sensazioni fornite dal suo consigliere più ascoltato, l'ex sondaggista di Berlusconi Luigi Crespi.
Il destino dell'Acea è anche legato alle polemiche sulla privatizzazione dell'acqua, contro la quale si è espresso il referendum della primavera 2011. In realtà la multiutility capitolina è soggetta a obblighi di legge in conflitto tra loro. È ancora valido il decreto Ronchi che obbliga a privatizzare, perché in caso contrario l'Acea perderebbe la concessione per l'illuminazione pubblica della Capitale (ma sono solo 70 milioni di fatturato).
NICOLA ZINGARETTIDall'altra parte il presidente della Provincia di Roma, il Pd Nicola Zingaretti, candidato sindaco per il centro-sinistra nel 2013, sostiene che, se Alemanno privatizza, l'Acea rischia di perdere l'affidamento del sistema idrico integrato della provincia di Roma. Questioni giuridiche complicatissime che nascondono un po' goffamente una semplice contesa sul potere.
A proposito di potere, se Alemanno privatizza, poi chi comanda? Dopo il comune di Roma, i due maggiori azionisti sono il costruttore romano Francesco Gaetano Caltagirone, con il 15 per cento, e la multinazionale francese Gdf-Suez con l'11,5 per cento. Alemanno punta a vendere le azioni in piccole quote, in modo da impedire ai due soci di minoranza di fare man bassa e prendersi la società.
In realtà nulla impedisce, una volta venduto il pacchetto del Comune, che qualcuno rastrelli le azioni e conquisti il controllo dell'Acea. Ma Caltagirone non ha bisogno di spendere altri soldi. Già oggi, anche grazie agli ottimi rapporti con Alemanno, all'Acea è difficile fare qualcosa contro la sua volontà. L'amministratore delegato, Marco Staderini, è sua espressione. E quando il sindaco ha cercato di far assumere all'Acea il suo portavoce Simone Turbolente, il potente e irascibile Caltagirone ha detto no.