Paolo Valentino per il “Corriere della Sera” - Estratti
La prima volta che incontrai Vladimir Putin, nel 1991 a San Pietroburgo, egli era il vicesindaco della città. Erano trascorsi meno di due anni da quando era rientrato nell’Urss da Dresda, dove dal 1985 al 1989 era stato capo missione del Kgb. Nei venti minuti che passai nella sua stanza, in attesa che il sindaco Anatoly Sobchak si liberasse per l’intervista, il giovane Putin mi parlò soltanto della Germania Est, con un misto di nostalgia e di ammirazione.
Sono passati 33 anni, ma sembra ancora esserci molta affinità elettiva tra Putin e i tedeschi dell’ex Ddr, almeno quelli della Turingia e della Sassonia: quasi uno su due di loro nelle elezioni regionali di domenica ha votato per due partiti populisti che intrattengono solidi rapporti con la Russia, ne condividono le posizioni in politica estera e, soprattutto, sono contrari a ogni sostegno occidentale all’Ucraina.
Parliamo della destra estremista di Alternative für Deutschland e della sinistra sovranista di Bsw, la creatura di Sahra Wagenknecht, che mescola assistenzialismo in economia con una linea anti immigrazione e xenofoba. A unire i due partiti, veri vincitori del voto, è in particolare un profondo antiamericanismo e uno slancio filorusso, molto diffuso nei Länder che pure per quasi mezzo secolo furono sotto il giogo di Mosca.
Björn Höcke, il leader di Afd in Turingia che infarcisce i suoi discorsi di citazioni naziste, è addirittura convinto che la Russia sia il vero campione del mondo libero: “Un Paese che spera di diventare pioniere di un mondo di Stati liberi e sovrani, senza alcuna influenza egemonica”, l’ha definita in un discorso nel 2023.
Wagenknecht da parte sua ha un atteggiamento solo in apparenza più equilibrato.
Concede infatti che la guerra di Putin sia stata un atto contrario alla legge internazionale, ma attribuisce una forte responsabilità anche alla Nato, che definisce «un’alleanza guidata da una nazione che negli ultimi anni ha invaso cinque Paesi in violazione del diritto internazionale e ucciso oltre 1 milione di persone». Secondo Wagenknecht, «la guerra si sarebbe potuta evitare se gli occidentali avessero preso sul serio le preoccupazioni di sicurezza della Russia».
La leader di Bsw, che è sposata con Oskar Lafontaine ex presidente della Spd e poi fondatore della Linke, chiede l’apertura immediata di trattative per una tregua. Il suo cosiddetto piano di pace, presentato alcuni mesi fa, è valso al suo partito l’accusa di essere al soldo del Cremlino, che lei definisce «assurda».
Sia lei che Höcke chiedono la sospensione degli aiuti militari ed economici all’Ucraina e la fine delle sanzioni a Mosca.
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Secondo lo storico Ilko-Sascha Kowalczuk, ciò che affascina Afd e Bsw in Putin è «il suo modello autoritario, che gli permette di tenere la società sotto controllo». Un’altra affinità è la guerra di Putin al movimento Lgbtq e a tutte le aperture sul gender. Ma più in generale, l’atteggiamento pacifista e filorusso nella ex Germania Est affonda le radici al tempo della Sed, il partito comunista della Ddr, che sulla retorica della pace anti imperialista e sul silenzio sui crimini nazisti costruì il racconto della sua dittatura.
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