Emanuele Buzzi per il "Corriere della Sera"
Un fulmine a ciel sereno o poco meno: così è stata appresa ieri nel Movimento la notizia del reintegro di sei senatori espulsi lo scorso febbraio dai Cinque Stelle per aver votato no alla fiducia al governo Draghi. Il consiglio di garanzia del Senato, organo di appello di Palazzo Madama, ha deciso infatti di dichiarare «la nullità dei provvedimenti di espulsione» dal gruppo M5S di Barbara Lezzi, Elio Lannutti, Luisa Angrisani, Margherita Corrado, Fabio Di Micco e Rosa Silvana Abate e ne ha anche ordinato «l'immediata reintegrazione» tra i senatori pentastellati.
«Si tratta di una sentenza storica», festeggia il legale degli espulsi, Daniele Granara. «Aspettiamo di leggere la sentenza», taglia corto la capogruppo M5S Maria Domenica Castellone. In ogni caso, la notizia del reintegro dà vita nel Movimento a commenti, congetture, veleni. «Questa sentenza è il via libera per tutti a ogni votazione», dicono alcuni esponenti. E si domandano: «Ora come sarà possibile tenere il gruppo alla vigilia del voto sulla manovra e sul Colle? Ognuno si sentirà legittimato a fare la voce grossa».
D'altro avviso sono esponenti più vicini alla linea contiana: «Non cambia nulla: chi ha intenzione di smarcarsi lo farà a prescindere, forse per risparmiare sulle restituzioni. Dei comportamenti di tutti si terrà conto per le ricandidature». C'è anche chi sottolinea la «forte connotazione politica» della decisione dell'organo di appello di Palazzo Madama, che al suo interno «vanta anche alcuni fuoriusciti dal Movimento». Mentre il dibattito infuria, Vito Crimi - che all'epoca da reggente aveva decretato la cacciata dei senatori - all'Adnkronos che gli domanda di un pentimento in merito alla sua decisione, replica: «Assolutamente no».
Parole contestate da diversi deputati e senatori, parole che gettano altra benzina sul fuoco dentro al Movimento. I sei reintegrati - che ieri nelle ore dopo la ratifica del reintegro non sono entrati in contatto con esponenti M5S - fanno intendere che saranno una spina nel fianco per i Cinque Stelle.
«Da oggi faccio di nuovo parte del gruppo parlamentare del M5S ed osserverò principi e valori che mi hanno permesso di rivestire il ruolo di senatrice compresi quelli di non concedere la fiducia ad un governo Draghi ma di valutare i provvedimenti nel merito e concorrere all'approvazione solo se aderenti alle esigenze dei cittadini», commenta l'ex ministra Lezzi.
«Certamente continuerò a non votare la fiducia al governo Draghi», spiega Lannutti. Che commenta: «Oggi è una riparazione. Chi si è macchiato di questa colpa credo dovrà fare ammenda». «Si è riaperta una ferita, sono contenta di questa decisione - dice invece Angrisani -. Avevamo ragione nel denunciare metodi fascisti che hanno calpestato la nostra libertà. Chi si è macchiato di questo sopruso dovrà risponderne in Tribunale». Insomma, nonostante il reintegro e il pallottoliere del gruppo M5S che torna a quota 80, si preannunciano tempeste nel Movimento. Secondo le indiscrezioni, però, non tutti i sei senatori potrebbero tornare tra i Cinque Stelle: un paio starebbero riflettendo sul da farsi. Oltre al Senato, il M5S dovrà affrontare la questione espulsi alla Camera. Le deputate Corda, Spessotto e Termini hanno fatto ricorso (lo scorso 9 giugno) al Consiglio di giurisdizione, che ancora non si è pronunciato .
elio lannutti foto di bacco elio lannutti