Maria Giovanna Maglie per Dagospia
“Quanto alle Nazioni Unite, le cose saranno molto diverse dopo il 20 gennaio”. Che, tradotto dal linguaggio trumpiano e dal limite delle 140 battute, significa che quella risoluzione contro Israele resa possibile col tradimento degli Stati Uniti gliela farà rimangiare presto.
L'uomo che twitta al mondo non ha alcuna intenzione di smettere, ora che sta per diventare il 45esimo presidente degli Stati Uniti, nonostante i soliti sopraccigli sollevati e gli appelli a cambiare stile ora che è presidente.
Prendi le ultime 48 ore, prendi i tweet che mandano in bestia giornali come il Washington post. Questo era direttamente per Barack Obama e le sue ultime decisioni, tra Nazioni Unite, nuove regole burocratiche, amnistie a go go: “ Alla risoluzione in discussione al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su Israele andrebbe messo il veto”. Era un consiglio che sapeva non sarebbe stato seguito, nonostante la pressione del governo israeliano e la sua personale richiesta alla Casa Bianca al Dipartimento di Stato.
Altro messaggio in risposta alla idea circolante da qualche giorno che sulla burocrazia di Washington si sia ammorbidito rispetto ai toni bellicosi della campagna elettorale: “Qualcuno sbaglia a dire che non uso più la frase prosciugare la palude,in realtà noi tenteremo sempre di prosciugare la palude”.
trump e obama alla casa bianca
In risposta a un discorso un po' troppo bellicoso di Vladimir Putin, ma anche alla vulgata pure diffusa in campagna elettorale che lo vuole isolazionista e rinunciatario rispetto a ruolo dell'America nel mondo: “ Gli Stati Uniti devono rafforzare ed espandere la loro capacità nucleare fino al momento in cui il mondo comprenderà fino in fondo che cosa sia la realtà nucleare”.
Alle aziende che fino a ieri hanno gonfiato troppo i profitti del business con lo Stato: ” visti i costi altissimi degli F35 della Lockheed ho chiesto alla Boeing di farci conoscere i prezzi di un F18 super Homet analogo”.Poi una rispostina sul giallo dell'inaugurazione, con il tormentone dei Big che rifiutano almeno apparentemente di esibirsi perché lo disprezzano, dice “le cosiddette celebrità di Serie A vogliono I biglietti per l’inaugurazione, ma guardate cosa hanno fatto per HiIlary. Niente. Io voglio la gente”’.
Un'altra stoccatina intorno al conflitto di interessi, altro argomento diventato delicato e polemico a dismisura per la prima volta in un Paese nel quale uomini ricchi sono diventati spesso presidenti degli Stati Uniti e si sono regolati come la legge prevede : “Il mio fantastico figlio Eric non potrà più raccogliere denaro per bambini col cancro per via di un possibile conflitto di interessi con la mia presidenza. Non è ridicolo e vergognoso? Ama questi bambini, per loro ha raccolto milioni di dollari e ora deve smettere. Sbagliato”’
L’uomo dei tweet non si ferma, e a forza di Twitter, dialoga e interviene come se fosse già in carica, perché gli interlocutori gli rispondono e la normale mediazione di tv e giornali diventa irrilevante.
Infatti il governo di Israele aveva fatto appello al presidente eletto perché impedisse che il presidente uscente rinunciasse a esercitare il diritto di veto in una risoluzione che boicotta Israele, condannando ufficialmente gli insediamenti in West Bank e Gerusalemme est, in sfregio e in spregio alla tradizione e alla storia degli Stati Uniti.
Non è servito a bloccare Obama, che questo dispetto israeliani ed ebrei americani lo voleva proprio fare, ma è servito a enfatizzare l'evento e subito a un nutrito numero di deputati e senatori democratici è toccato correre ai ripari e schierarsi contro Obama e con Trump.
Infatti Vladimir Putin tiene un discorso a Mosca e parla di Stati Uniti nella parte saliente per assicurare che lui non intende fare niente di avventato in materia di riarmo, che non è in competizione con Donald Trump, non si sente minacciato dagli Stati Uniti di Trump , insomma si dà una bella calmata.
Viene fuori che ha scritto una settimana fa una letterina di Natale a Trump nella quale si dice che attende con impazienza fiduciosa di essere invitato negli Stati Uniti e di riallacciare relazioni normali tra due nazioni.Infine, a marcare il passaggio di consegne e l'inversione di rapporti, offre cooperazione al presidente americano. Putin nel discorso tenuto a Mosca dice anche quel che pensa dei democratici, ovvero che hanno smarrito anche il senso del loro nome e sono dei sore losers, cattivi perdenti, rosiconi come si dice a Roma.
Ora, Putin è uno squalo, ma i Democratici ci mettono del loro nel farsi prendere a pedate, e dovesse davvero finire che la nuova presidenza nel giro di qualche mese lo rimetta al suo posto, magari sfidandolo a non dire sciocchezze sulla forza di armamenti, la figuraccia di Obama e compagni raddoppierebbe.
Di sicuro Il disgelo è iniziato ed è stato proprio Vladimir Putin a prendere l'iniziativa sottolineando che mai le relazioni fra i due Paesi sono stati a un livello così basso, ma che la cooperazione deve ricominciare. Trump ringrazia, rende nota la lettera che definisce tanto gentile, ricambia gli auguri di un felice Natale e anno nuovo, commenta che il modo di pensare del presidente russo è corretto e che tutte e due le parti dovranno riuscire a stare ai patti con questo nuovo modo di pensare e non tentare di percorrere sentieri alternativi.
Sono scambi di parole e basta, ma sono importanti per gli americani che negli ultimi tempi avevano sempre manifestato grande disagio e timori del peggioramento delle relazioni con la Russia, che è pur sempre l'erede del grande nemico della guerra fredda che fu. Non è il terrorismo islamico, al primo posto nelle paure collettive, ma è un timore esterno molto forte che Donald Trump sta provvedendo a placare.
Queste sono le cose serie, ma la vigilia di Natale - a proposito Donald Trump dice a tutti buon Natale dopo decenni di scambi di auguri politically correct che alla festa cristiana accuratamente evitavano di fare riferimento- è stata più banalmente dominata dalla cronaca dello scazzo sull'aereo tra Ivanka Trump e famiglia e una coppia di professori fanatici di Hillary Clinton.
Lei stava per partire da New York con i suoi tre figli su un volo JetBlue Airways quando il maschio della coppia ha cominciato insultarla gridandole “perché sei sul nostro volo perché non viaggi con un volo privato? Tuo padre sta rovinando il paese vattene via”
La donna ha ignorato i commenti ha provato a parlare ai bambini per tranquillizzarli, ma siccome il tipo continuava l'equipaggio ha deciso di sbarcare di forza il passeggero e la moglie. Washington Post e New York Times si sono provati a raccontare la vicenda come un abuso ai danni dell’ energumeno ma è un po' difficile da sostenere. Come è difficile da sostenere la causa di quegli artisti che riuniti in collettivo hanno attaccato sempre Ivanka chiedendole di rimuovere tutte le loro opere da casa sua. Insomma, gliele hanno vendute a caro prezzo e ora fanno i militanti indignati.
La campagna ha anche un titolo, si chiama “cara Ivanka”e tra l'altro sostiene che non possa stare alla Casa Bianca chi parla di schedare i musulmani. Ma soprattutto dopo l'attentato di Berlino, il terrorismo islamico torna in cima alle preoccupazioni degli americani alla vigilia di Natale, superando di slancio nel sondaggio di Rasmussen reports le preoccupazioni economiche, che sembrano invece aver lasciato spazio a una grande fiducia per l'anno che verrà.
Sul terrorismo islamico Donald Trump per ora ha fatto solo un tweet, che ricorda che il mondo civilizzato o cambia il modo di pensare o è perduto. Ma pare che stia preparandone una serie.