Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Sapete che cosa potrebbe rendere gustose queste primarie democratiche in vista della nomination per le presidenziali del 3 novembre 2020, che per ora purtroppo in epoca di coronavirus sono circondate dal minimo interesse mondiale?
Un bello scazzo alla convention di luglio a Milwaukee, se si arriva senza una nomination certa, tra il Candidato del Sistema, Joe Biden, e il Candidato del Popolo, Bernie Sanders. La gara Infatti è a due, non certo ancora solitaria, anche se Sleepy Joe e' finalmente in testa, e ci mancherebbe, visto che è il candidato sostenuto dalla macchina elettorale del partito.
Ma l'unica certezza dopo il super Tuesday e' che Michael Bloomberg ha gettato circa 700 milioni di dollari perché mini Mike era e mini resta. Questa storia dei soldi indispensabili per vincere le elezioni a presidente degli Stati Uniti ha un po' rotto le scatole. E' certamente vera, una campagna come questa senza soldi non si fa, ma non è mai stata sufficiente, pensate solamente a quanti soldi in meno nel 2016 ha speso Trump rispetto alla Clinton. Ma nella leggenda metropolitana italiota secondo la quale tutto è denaro negli Stati Uniti, sterco del demonio, la storia dei soldi si porta sempre.
14 Stati andati al voto ieri assegnano 1357 delegati, il 34% del totale: per la nomination democratica, e sfidare Donald Trump alle elezioni del 3 novembre, serve raggiungere quota 1.991 delegati
Tralascio di intrattenermi sull'età dei contendenti, equiparabile a quella del presidente in carica Donald Trump, perché sempre in epoca di coronavirus tutti e tre dovrebbero starsene a casa, anzi a lettuccio, ed evitare contatti con la folla e stress da campagna elettorale.
A super Tuesday digerito, prossimo appuntamento il 10 marzo, in Idaho, Michigan, Mississippi, Missouri, North Dakota e Washington state, poi, a St. Patrick's Day, il 17 marzo, Arizona, Florida, Illinois and Ohio. Chiude questa tornata la Georgia il 24 marzo, e per allora le cose saranno abbastanza definite.
Mettetevi comodi percio', sperando in un lungo percorso rabbioso fino alla nomination e addirittura a un risultato così ambiguo che potrebbe portare ad una convention detta contested, ovvero nella quale il nominato è frutto di scontro terribile e accordo finale inevitabile ma anche duro prezzo di immagine, durante la convention e non prima, una cosa che ogni volta si agita, ma che non succede da mezzo secolo.
MI prenoto fin da ora posto in accettabile fila, ve lo dico per spiegare che i titoloni dei giornaloni italiani di oggi sullo Tsunami Biden sono largamente esagerati. Sanders in realtà se l'è cavata egregiamente, vista la serrata delle file imposta dal Partito Democratico nel suo vertice a tutti gli altri concorrenti, gentilmente accompagnati alla porta e con promesse varie per il loro futuro politico, pregati abbastanza bruscamente, anche dal Divo Obama in persona, di accodarsi a Biden il moderato.
elizabeth warren bernie sanders joe biden
Che poi è del tutto normale che un partito a vocazione democristiana come quello Democratico, abituato al Tax and spend e duramente caduto col culo per terra dagli otto anni di paradiso obamiano, dopo la sbronza de sinistra tenti ora di riposizionarsi, perché solo al centro è riuscito a vincere, quando ha vinto.
Solo che col fenomeno Trump è il caso di ribadire che questo meccanismo rischia di non funzionare. Che non funziono' nel 2016, quando Hillary Clinton si era comprata letteralmente il Comitato elettorale Democratico, pagandone cash i debiti accumulati da Obama negli otto anni precedenti, e riducendo così immediatamente il numero dei candidati a se' medesima solamente. Unico sfidante restò l'irregolare Sanders, che pure le diede filo da torcere. Come fini' lo ricordiamo, nonostante la signora fosse il candidato per scelta quasi divina.
Figuriamoci oggi che Biden e' gravato da scarsa brillantezza, una certa pesantezza da età e happyhour, e scandali nascosti sotto il tappeto, quali molestie sessuali secondo il canone politically correct, Ucraina e rampollo, ma pronti a uscirne più tardi, e non solo per iniziativa della campagna repubblicana. Vi dico solo che Biden ha successo per via dell'eredità di Obama tra gli elettori neri, che però poi a novembre non ci vanno in massa a votare, ma non piace per niente ai latinos, i quali invece a votare ci vanno.
Figuriamoci oggi che i risultati economici e la fiducia nell'attuale Amministrazione - disoccupazione ai minimi proprio tra neri e latini, part-time trasformati in full time, salari minimi più alti, tasse basse per tutti - danno forza maggiore proprio e soltanto alla scelta puramente ideologica incarnata dal socialista Sanders, che infatti ha vinto in California la Liberal, portandosi via il numero più alto di voti in palio ieri, ma attenzione, ha quasi vinto anche in Texas, e lì i delegati se li spartiscono.
donald trump prende per il culo elizabeth warren sul test del dna
Intendiamoci, Joe Biden si è ripreso alla grande ieri, dopo un inizio umiliante per il candidato prescelto dal sistema, quarto in Iowa e quinto in New Hampshire, le piazze di partenza, poi secondo in Nevada, finalmente trionfante in South Carolina. Nel frattempo la macchina del partito si era messa in moto pesantemente facendo scendere dalla corsa la senatrice Amy Klobuchar, l'ex sindaco Pete Buttigieg, tutti e due trasformati in sostenitori dell' ultima ora di Biden.
Ha inutilmente resistito Elizabeth Warren, Ma la retorica femminista e il radicalismo della patrimoniale per i ricchi non l'hanno mica aiutata. Terza in Massachusetts che è il suo stato, quarta in Oklahoma, dove è nata. I democratici di sinistra ce l'hanno con lei perché non ha deciso di sostenere Sanders. Potrebbe aver concordato il tutto con il partito.
''E' ora che Pocahontas, si metta seduta nel patio di casa e si beva una bella birra con suo marito'', chiosa Donald Trump, che non rinuncia mai alla sua battutacce su Twitter. Questo soprannome gliel'ha dato lui riferendosi alle bugie della senatrice sulle sue origini molto politically correct nativo americane, e la bottiglia di birra è stata uno strumento di propaganda della Warren per farsi vedere una di casa. Non ha funzionato.
Ma l'ironia del presidente si concentra soprattutto sul detestato avversario newyorkese Mike Bloomberg, il quale semmai resterà in corsa lo farà solamente perché spera in una convention contestata nella quale trovare un qualche spazio. Certo, ha buttato per ora 700 milioni di dollari, fuori da New York sembra non riconoscerlo nessuno, ridicolo appare da parte di un miliardario il messaggio contro i ricchi e l'appello alla trasparenza del funzionamento delle istituzioni, lui che si è costruito un terzo mandato su misura quando era sindaco di New York.
Ci vuole coerenza nel costruirsi un personaggio, non ci è riuscito, anche perché notoriamente una cosa è amministrare un'altra correre per l'elezione a presidente. Ci vuole amore per il popolo e la folla, O almeno un po' di pratica nel fingerlo, vedi la Clinton, e Bloomberg detesta i bagni di folla, stringere mani, sorridere. È un 78enne miliardario bizzoso è viziato.
Ieri sera ho sentito alla lodevole maratona di Enrico Mentana Lucia Annunziata che definiva Donald Trump un poveraccio che ha campato non pagando le tasse, pratica peraltro quasi impossibile da quelle parti. Se questa è la comprensione da parte di giornalisti che bazzicano l'America da decenni, è dovuta solo al livore ideologico. Bloomberg è più ricco, non gli è servito, e comunque, a voi, vi piaccia o no, sembra un poveraccio il presidente degli Stati Uniti d'America in procinto di essere rieletto?