Maria Giovanna Maglie per Dagospia
“Gente, ve lo dico chiaro, se mi fossi fidato delle notizie false di CNN, NBC, ABC, CBS, Washington Post, New York Times, avrei avuto zero possibilità di vincere le elezioni presidenziali”.
Il tweet dice e non dice, e non specifica a quale notizia falsa si riferisca il presidente, ma certo è che l’affare Russia ha partorito un altro topolino che viene gonfiato fino alle dimensioni di una balena. È stata arrestata una ragazza, Reality Winner, ammesso che sia questo il vero nome, che lavorava come consulente esterno alla NSA, una delle agenzie di sicurezza, e che ha rubato materiale classificato, segreto e riservato, e lo ha passato a un giornale, The Intercept.
La ragazza si è qualificata come seguace di Bernie Sanders, il socialista che si era candidato tra i democratici, ha detto di far parte della Resistenza Trump. Ma non è questo il punto, il punto è che dopo lunghissimi articoli sul fatto che gli hacker russi avrebbero tentato con virus e false mail di insinuarsi nei sistemi elettorali e falsare il risultato elettorale, la notizia vera è che la NSA non ha trovato elementi per dire con certezza se gli attacchi abbiano portato a qualche risultato concreto nella manipolazione dei risultati elettorali. Chiaro?
Poi con calma, quando avranno finito di costruire scandali sulle elezioni, magari i mainstream media americani con la loro prosopopea spiegheranno come sia possibile, se non perché i servizi sono diventati negli ultimi anni un autentico colabrodo e covo di politicanti, che un collaboratore esterno di 25 anni abbia avuto accesso a materiale segreto.
trump prende la mano a theresa may
Non avevano detto, che a Trump gli avvocati della Casa Bianca stavano mettendo una bella mordacchia, e I tweet sarebbero diminuiti fino a scomparire? In una settimana tumultuosa un po' più delle precedenti, alla vigilia della strombazzatissima e pompatissima testimonianza dell'ex direttore dell'FBI, più braccio di ferro sulle misure antiterrorismo, polemica internazionale col pakistano sindaco di Londra, che si arroga il diritto di mettere un veto su una visita di un capo di Stato, più il gran casino in Medio Oriente che lui ha messo in moto con il convegno anti Iran durante la visita a Dubai, più le ricadute dell'abbandono dell’ accordo sul clima di Parigi, Donald Trump twitta a ritmo di orologio, uno ogni ora.
In mezzo ce n'è uno definitivo: ”FAKE MSM is working so hard trying to get me not to use Social Media. They hate that I can get the honest and unfiltered message out." . I falsi mainstream media stanno tentando in tutti i modi di obbligarmi a non usare i social media. Odiano l'idea che io possa far uscire un messaggio onesto e non filtrato.
Il punto è proprio questo. Se un presidente degli Stati Uniti, come un presidente di qualsiasi altra importante nazione, abbandona e ripudia il metodo della mediazione e del passaggio ai corpi intermedi, e attraverso i corpi intermedi, della comunicazione e dei codici di linguaggio, è una rivoluzione. La cosa manda al manicomio le élite di Washington, i liberal abituati a dar da mangiare brioches al popolo, i custodi del linguaggio paludato, i detentori del parole che si capiscono e non si capiscono, e allora serve l'analista o l'opinionista o il retroscenista o l'illustre commentatore in capo per interpretare il Verbo.
SCONTRO TRA SADIQ KHAN E IL FIGLIO DI TRUMP
Se tutto questo inutile sciabordio aveva cominciato a essere attaccato duramente dal web e dai social, ci voleva un inquilino della Casa Bianca per dargli la mazzata finale e per dare all'altro modo di comunicare una legittimazione che mancava. Ma la vicenda cocente del terrorismo islamico rinfocola la battaglia, perché sui mainstream media, all'indomani della strage di Londra che segue quella di Manchester, e l'elenco a ritroso sarebbe lungo e costante, sembra che invece che il jiahidismo, il problema dei problemi sia il comportamento di Donald Trump.
attentato di manchester musulmani in preghiera
Gessetti, candele specchietti e collanine, giaculatorie pensose sulla società che non si deve chiudere, sulla risposta che deve essere visitata e non violenta, ferme dichiarazioni sul nostro stile che non deve cambiare, e via accomodarsi sul London Bridge o a un bel concerto in uno stadio, o a un bel programma tv sui radicalizzati della porta accanto, protagonista uno dei tre terroristi di Londra, o semplicemente strillare in una piazza piena di ragazzini “sono un kamikaze”, per vedere come non è cambiato; insomma tutto il ciarpame del politically correct che infesta l'Europa e l'ha danneggiata prima, quanto, e forse di più delle stragi terroristiche islamiche, e’ sbarcato oltreoceano ufficialmente.
attentato di manchester il ricordo delle vittime
La paura europea è arrivata dritta dritta in America, e se gli attentati del 2015 e 2016 già indicavano le esportazioni del terrorismo islamico, che fosse organizzato o del cosiddetto lupo solitario, che poi solitario non è;
se l'aspra polemica era stata provocata dalle dichiarazioni di Donald Trump in campagna elettorale contro l'inerzia di una Casa Bianca in mano a Barack Obama che neanche pronunciava l'aggettivo islamico dopo la parola terrorismo;
ASSALITORE WESTMISTER ATTENTATO LONDRA
se l'adesione del presidente a un progetto di bando temporaneo all'ingresso di cittadini da 6 paesi che esportano terrorismo in attesa di trovare misure di controllo veramente efficace, ha scatenato reazioni furibonde, e un comportamento politicizzato della magistratura di medio calibro che potrà trovare una soluzione solo con un pronunciamento della Corte Suprema;
se tutto questo era già in piedi, la morsa sull'Inghilterra dell'attacco fondamentalista islamico colpisce l'America come un fulmine, mette in evidenza le contraddizioni del liberal cultori del relativismo, fornisce al presidente Trump strumenti più forti per la sua battaglia.
Veglie a lume di candela e appelli all'inclusione e alla solidarietà a quanto pare non hanno funzionato dopo Manchester e il premier inglese pronuncia parole che fin dall'incipit enough is enough quando è troppo è troppo, assomigliano a quelle abituali dell'odiato tycoon newyorkese che si è fatto presidente. Ma vanno bene anche le parole dei 3 terroristi islamici figli dell'accoglienza che gridavano “questo è per Allah”, e una ragazza l'hanno colpita 15 volte alla gola.
Un po' difficile far passare per irresponsabile l'ordine esecutivo del marzo 2017 di Trump che sospendeva l’emissione di visti d'ingresso per tre mesi, tre mesi, a cittadini provenienti da Iran Somalia Sudan Yemen Siria e Libia, il tempo di mettere a punto rigorose misure di verifica dei documenti nei paesi di origine e nei consolati addetti prima di rilasciare quei visti.
In un tweet finito sotto accusa non si capisce perché sabato sera, subito dopo gli attacchi di Londra, Trump scriveva: “dobbiamo essere attenti vigili e tosti. I tribunali devono restituirci i nostri diritti e abbiamo bisogno del bando sui viaggi come misura extra di sicurezza”. Una misura extra, tutto qui, Trump non crede che basti , perché ad agire sono anche quelli radicati, la seconda generazione.
In pochi posti americani quel radicamento selvaggio è forte però’ come a Londra o a Bruxelles o a l’Aja o a Parigi, o come comincia a essere in Italia, e lo sarà fino in fondo rapidamente se dovesse passare lo sciagurato ius soli; perciò ripristinare un controllo agli ingressi, ridurre i visti, insieme a maggiori controlli sulla rete grazie alla tecnologia avanzata, a un lavoro di polizia più forte e serrato nei quartieri a prevalenza musulmana, insomma tutto quello che l'Europa non ha fatto negli ultimi 10 anni, sembra una politica di emergenza necessaria se non sufficiente.
L'unica obiezione sensata al Travel ban e persino al progetto del muro ai confini col Messico, è quella che nessuno ha il coraggio di muovere, ovvero non è che si tratta di misure schiaviste, razziste, e’ che ovunque nel mondo sembrano essere diventate misure terribilmente inadeguate.