Danilo Taino per il “Corriere della Sera”
Angela Merkel «non è turbata» dalle critiche di Matteo Renzi. Nel giro di un mese, potrebbe tenersi un incontro bilaterale, di chiarimento, tra i due leader: probabilmente a Berlino. Di fondo, la cancelliera non ha intenzione di litigare in pubblico con il presidente del Consiglio italiano.
Pensa che non sia questo il metodo europeo per risolvere le differenze di opinione. Nelle ultime ore, però, nel governo tedesco si registra una certa «sorpresa» legata all’intervista al Financial Times pubblicata ieri, nella quale Renzi di fatto accusa la Germania di avere favorito, spingendo per le politiche di «rigore» finanziario, il populismo in Europa.
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A Berlino questa lettura, legata in particolare agli esiti delle elezioni spagnole e alla perdita di maggioranza di Mariano Rajoy, è respinta come «sbagliata e arretrata». Da un lato, si sottolinea come in Francia il fronte populista sia forte, nonostante non si possa dire che Parigi sia stata un campione di austerità. Dall’altro — e questo preoccupa — si dice che i termini dell’opposizione tra rigore e crescita sono superati dai fatti: ci si chiede come mai Renzi abbia voluto sollevare una questione del genere ora.
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Frau Merkel sa di essere vulnerabile su una serie di punti sollevati dal premier italiano. Sul raddoppio del gasdotto Nord Stream assieme alla Russia deciso da Berlino mentre Mosca è sotto sanzioni occidentali, la cancelliera ha scarsa agibilità: il progetto è stato voluto con forza dai partner di governo socialdemocratici, in prima linea da Sigmar Gabriel, il ministro dell’Economia e leader della Spd che è stato a Mosca a discutere direttamente con Vladimir Putin la questione.
Anche sulla garanzia comune europea sui depositi bancari, Berlino si rende conto che si tratta del logico completamento dell’Unione bancaria, come dice Renzi. Il problema — si aggiunge — è che da un lato Roma vuole e tende a imporre la flessibilità di bilancio, dall’altro chiede la mutualizzazione: obiettivi ritenuti inconciliabili, in quanto la prima, cioè la deviazione dal Patto di Stabilità, renderebbe rischioso per i partner dare garanzie a un Paese con un debito sopra al 130% e che per ora non lo riduce.
A Berlino si sottolinea che, in questo passaggio politico, le due priorità della cancelliera per il 2016 sono la crisi dei rifugiati e il referendum della Gran Bretagna sul rimanere o meno nell’Unione Europea. La sensibilità tedesca su questi due fronti è dunque elevata. Frau Merkel sulla prima questione sa di giocare il futuro proprio e quello della collocazione della Germania nella Ue. È che finora in Europa non ha trovato aiuti soddisfacenti e anche questo è un punto di frizione con l’Italia (anche se non solo con essa, anzi).
Sul rischio Brexit, la cancelliera si è impegnata con David Cameron a sviluppare un’iniziativa politica che porti a cambiamenti nella Ue capaci di trattenere Londra nel quadro comunitario. La lettera su questo tema firmata congiuntamente dai ministri degli Esteri italiano e britannico, Paolo Gentiloni e Philip Hammond, in Germania è ritenuta legittima — «è un problema di tutti» — ma è anche vista come un elemento di confusione nel quadro delle alleanze possibili sulle riforme proposte.
Le differenze sottolineate da Renzi e quelle che registra il governo tedesco sono insomma reali. Ma non insuperabili. Berlino, però, non le vuole fare diventare una battaglia pubblica: anche i giornali, in Germania, non hanno quasi dato rilievo alle critiche del premier italiano.
@danilotaino