C.L. per “la Repubblica”
La resa dei conti coi 29 senatori rimasti al gruppo di Area popolare è prevista per metà settimana. Angelino Alfano le ultime carte le giocherà lì, nel tentativo disperato di convincerli a non gettare alle ortiche quattro anni di governo e a puntare all’intesa col Pd di Renzi, in vista delle Politiche. Le chances tuttavia, sa bene anche lui, sono pressoché nulle.
Pochi giorni fa il faccia a faccia con il segretario Pd, nel corso del quale l’ex premier ha messo sul piatto del ministro l’offerta, prendere o lasciare: «Col premio alla coalizione voi correrete con noi, ma ho bisogno anche della vostra mano per anticipare il voto a giugno». Il capo della Farnesina ha chiesto tempo, gli ha spiegato che convincere i suoi parlamentari non sarebbe stato facile, che molti temono di non essere rieletti e che piuttosto preferiscono arrivare al termine della legislatura.
Facile profeta: nella consultazione informale fatta coi suoi, il leader del Nuovo centrodestra si è imbattuto solo in palette rosse. Niente alleanza «con la sinistra» (sono stati eletti quasi tutti al Sud e con Fi), tanto meno voto a giugno. Giovedì 9 febbraio il capogruppo Maurizio Lupi, tra i fautori del ritorno a destra, è stato ben felice di annunciare in radio il responso: «Alternativi a Salvini ma anche al Pd e legislatura con scadenza febbraio 2018». Giochi chiusi? Forse.
BERLUSCONI E ALFANO AL QUIRINALE FOTO LAPRESSE
Sta di fatto che in settimana Alfano ha chiamato Silvio Berlusconi, col pretesto dei saluti inviati da tanti ministri e diplomatici incontrati in questi primi giri per le Cancellerie europee. Il proposito di risentirsi e forse rivedersi. Ripresa di contatti, se non proprio di una trattativa. A quella pensano il presidente del Ppe Joseph Daul, il neo presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani e Gianni Letta.
Nella cena avuta a Palazzo Grazioli dal numero uno dei Popolari europei, giovedì, il pressing dei tre sul Cavaliere per una rottura definitiva con Salvini e la costruzione di un “Ppe italiano” è stato serrato. L’intervista di ieri a Repubblica è un po’ frutto di quel movimento. Daul ha visto poi Alfano venerdì mattina a Roma e gli ha confermato che ci sono le condizioni per lavorare al cantiere.
RENZI ALFANO CASINI IN SENATO FOTO LAPRESSE
Una nuova coalizione moderata, non certo un ritorno in Forza Italia. Se non fosse che sul progetto sparano già a pallettoni gli acerrimi nemici del ministro, l’asse nordista, sponsor di un patto (sempre più difficile) con la Lega: da Toti a Brunetta, da Romani a Santanché, tra gli altri. Sono loro che soffiano sul fuoco, che sussurrano al capo che «se riprendessimo Angelino perderemmo molto più di quel 2 per cento che Ncd porterebbe ormai in dote». Casini ha creato il suo nuovo partito e ha salutato il ministro e Ap. Fi chiude le porte. Per Alfano, dopo cinque anni di governo, il grande dilemma resta uno: dove andare?