Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
[…] Per vedere il bicchiere mezzo pieno del Recovery Plan, basta leggere cosa scrive l'ultimo rapporto del Fondo monetario internazionale: «La persistente debolezza della manifattura pesa sulla crescita di Paesi come Germania e Italia. Tuttavia mentre si prevede che la domanda interna dell'Italia beneficerà del Pnrr, la Germania è alle prese con il consolidamento di bilancio e un calo dei prezzi immobiliari». A Berlino, dove per evitare i debiti si rimandano anche gli investimenti, il Piano vale appena trenta miliardi e la crescita è zero.
Per vedere il bicchiere mezzo vuoto del Pnrr è utile leggere cosa scrive l'ultimo organismo indipendente che ha messo il naso nei numeri del più grande piano di investimenti pubblici dal Dopoguerra, l'Ufficio parlamentare di bilancio. Al 2 ottobre l'Italia aveva effettivamente speso 53,5 miliardi, un quarto di quel che dovrebbe realizzare entro la scadenza tassativa di fine 2026.
pnrr - fondi e misure da qui al 2026 - la stampa
Ma la cosa più preoccupante è il confronto con il monitoraggio dello scorso luglio: appena 1,3 miliardi di differenza. A Palazzo Chigi sostengono che le cose vadano meglio di così, e che il problema risiede nella difficoltà di ottenere dagli enti una rendicontazione attenta. In parte è così.
Una cosa è certa, e ormai lo certificano tutti gli osservatori: l'Italia quest'anno crescerà di uno striminzito zero virgola sette, forse zero virgola otto per cento, e senza il Pnrr quella crescita sarebbe probabilmente pari a zero.
Dice il capoeconomista di Cassa Depositi e prestiti, Andrea Montanino: «L'Italia è più avanti di altri nell'attuazione del Piano, ma dobbiamo correre. Quest'anno abbiamo speso solo 9,5 miliardi su 44. Se il Pnnr procede, nel 2025 il Pil potrebbe raggiungere anche l'un per cento». Per il governo Meloni - alle prese con una legge di Bilancio più restrittiva da un decennio - la faccenda sta assumendo contorni delicati.
Dal primo dicembre - il giorno in cui si insedierà la nuova Commissione europea - a vigilare sull'attuazione del piano italiano ci sarà il ministro che più di ogni altro se ne è occupato, Raffaele Fitto. E però Fitto ormai passa gran parte della settimana a Bruxelles, dove si sta preparando all'audizione davanti all'Europarlamento.
Le voci di Palazzo raccontano che alcuni dei suoi collaboratori potrebbero raggiungerlo nella capitale belga, e nel frattempo Giorgia Meloni, presa da mille emergenze, non ha ancora deciso a chi affidare quelle deleghe. C'è chi sostiene la premier sia decisa a mantenere tutti i poteri di Fitto a Palazzo Chigi, affidandoli a uno dei fidi sottosegretari, Alfredo Mantovano o Giovanbattista Fazzolari.
il video di giorgia meloni sul pnrr 5
Altri vedono all'orizzonte uno spacchettamento fra i poteri di gestione del Pnrr e la responsabilità dei fondi ordinari di coesione, destinati in gran parte al Sud. Con una Finanziaria pressoché priva di investimenti pubblici aggiuntivi, per i partiti è l'occasione d'oro per contare di più. Fitto ha fatto sapere di essere contrarissimo all'ipotesi di più ministri o sottosegretari, ma la premier - visti i malumori d'autunno - potrebbe cedere alla tentazione di accontentare gli alleati. [...]