Paolo Mastrolilli per “la Stampa”
La cena di lunedì sera fra i presidenti Obama e Hollande è servita a fare il punto sulla strategia anti Isis, e cementare una diarchia che ora lavorerà in collaborazione per spingere tutti gli alleati ad aumentare i contributi nella lotta a Isis.
Dopo gli attentati di Parigi, il capo dell' Eliseo aveva sollecitato la nascita di una coalizione globale, inclusa la Russia. Qui però non ha trovato il consenso di Obama, che ancora ieri ha ribadito: «C' è stato qualche aggiustamento di Mosca in Siria, ma non mi aspetto che smetta a breve di sostenere Assad, perché ha investito su di lui per anni». Questa resistenza di Putin preclude il suo ingresso nella coalizione, dato che non ne condivide l'obiettivo finale.
LE MOSSE AMERICANE
La strategia della Casa Bianca resta basata su tre punti: tregua, che congeli la situazione attuale consentendo alle parti coinvolte nel conflitto di conservare i territori occupati; transizione politica basata sui colloqui di Vienna, che dovrà avere come punto di arrivo l' uscita di scena di Assad; lotta comune all' Isis, che però dovrà essere rimpiazzata sul terreno da una forza araba sunnita, non dai soldati occidentali, che altrimenti sarebbero costretti ad occupare il Paese in eterno per garantirne la stabilità.
Partendo da questi punti fissi, Obama e Hollande hanno discusso come incrementare le operazioni contro Isis. In coppia, secondo fonti dell' amministrazione, solleciteranno ora tutti gli alleati a dare di più, perché dopo gli attentati di Parigi diventa difficile per gli europei ignorare gli appelli del capo dell' Eliseo.
Non c' è una lista dei contributi richiesti ad ogni Paese, ma un elenco degli asset necessari, che poi ognuno potrà fornire in base alle sue capacità e condizioni politiche. Obama ne ha parlato col presidente del Consiglio Renzi durante la conversazione del 20 novembre, e il tema è tornato nel colloquio di ieri tra i ministri degli Esteri Kerry e Gentiloni in sede Nato: «Siamo già molto impegnati - ha detto Gentiloni - ma questo non vuol dire che non c' è la possibilità di valutare insieme ulteriori incrementi».
IL RUOLO DELL' INTELLIGENCE
I bombardamenti in Siria e Iraq, a cui il premier Cameron vuole aggiungere a breve gli aerei britannici, sono il contributo più evidente, richiesto e ovviamente benvenuto, ma non è l' unico. I Tornado italiani già svolgono importanti operazioni di ricognizione in Iraq, e riconvertirli per gli attacchi potrebbe rappresentare uno spreco di risorse. Inoltre Roma, assumendo un ruolo bellico più esposto, rischierebbe di perdere la sua apprezzata capacità di aiutare nel settore dell' intelligence. Gli Usa, come ha spiegato ieri lo stesso capo del Pentagono Carter, stanno mobilitando più forze speciali. Chiunque abbia la capacità di offrire simili risorse specializzate è incoraggiato a farlo, e l'Italia ha uomini in grado di operare in Siria e Iraq.
LO SCENARIO LIBICO
La nostra attività di intelligence, poi, è fondamentale in Libia, dove sono già attive squadre per individuare i target dell'Isis, che gli americani colpiscono, come è accaduto a metà novembre con al Zubaydi.
Washington, oltre a seguire il binario politico della mediazione Onu per creare un governo di unità nazionale, vuole incrementare le operazioni contro i leader Isis attivi nella nostra ex colonia, e perdere le entrature italiane per raid che potrebbero fare altri non sarebbe forse la scelta più utile. Roma poi addestra bene la polizia in Iraq, e può aumentare i contributi per armare ed equipaggiare l' opposizione moderata in Siria.
strage di siriani per mano di isis 2 UN CAMPO PROFUGHI IN SIRIA BRIGATE MUSULMANE