L’ARTICOLO 18 SPACCA IL PD - LA CAMUSSO TRASCINA LA CGIL CONTRO IL GOVERNO “SUPPONENTE E AUTORITARIO” VOTATO DA CULATELLO BERSANI - LA FRIGNERO CHIAGNE E FOTTE IL TOTEM DELLA TUTELA DEI LAVORATORI - SINDACATI UNITI, VENDOLIANI E DIPIETRISTI PRONTI A SCENDERE IN PIAZZA, E NELLA AFFETTATRICE CI FINISCE CULATELLO CON UN PARTITO CAPACE SOLO DI SPACCARSI - NEL PD QUASI LA METÀ DEI DEPUTATI È PRONTA A DAR BATTAGLIA SULLA LINEA LIBERAL (ICHINO: “ALLA FINE VERRANNO SULLE NOSTRE POSIZIONI”)…

Condividi questo articolo


Laura Cesaretti per "il Giornale"

PIERLUIGI BERSANIPIERLUIGI BERSANI SUSANNA CAMUSSOSUSANNA CAMUSSO

La Cgil scava la sua trincea contro il governo «supponente» e «autoritario», e alza la bandiera dell'articolo 18: «una norma di civiltà», dice Susanna Camusso. Visto che ai tempi di Cofferati era definita «diritto umano fondamentale», un piccolo passo avanti c'è stato, ma il «totem» resta. E l'avvertimento della Camusso al centrosinistra è chiaro: sulla riforma del lavoro non sono ammesse defezioni.

Per il Pd si apre una stagione più difficile ancora di quella vissuta con la manovra «lacrime e sangue», perché sulla riforma del lavoro si sta saldando alla sua sinistra un fronte compatto attorno alla Cgil: ieri Nichi Vendola ha incontrato i leader sindacali e ha minacciato «reazioni durissime» se si tocca l'articolo 18; mentre Tonino Di Pietro è già sulle barricate contro «l'attacco ideologico» allo statuto dei lavoratori. I sondaggi recenti, peraltro, danno un Pd che resta sì sopra al Pdl, ma perde consensi a favore di Sel, Idv e grillini.

FORNEROFORNERO STEFANO FassinaSTEFANO Fassina

Ma all'interno del Pd anche l'anima riformista (dai veltroniani ai lettiani all'area di Franceschini) è forte e ansiosa di alzare la testa, e vede proprio in questa battaglia l'occasione di un chiarimento interno, potenzialmente esplosivo. Chi fa i conti in casa Pd parla di più di 50 senatori (su 106) e un'ottantina di deputati (su 206), pronti a dar battaglia per una linea liberal, e per una rottura della storico rapporto da «cinghia di trasmissione» con la Cgil. Pier Luigi Bersani lo sa, e prende tempo: «Facciamoci il Natale e lasciamo stare l'articolo 18». E avverte la Fornero: con interviste come la sua «si complica tutto».

ANTONIO DI PIETROANTONIO DI PIETRONICHI VENDOLANICHI VENDOLA

Il segretario del Pd ha provato a mettere le mani avanti già nella dichiarazione di voto sulla manovra, spiegando che non è il momento di parlare di «come buttar fuori dal lavoro» la gente, ma anzi di come dare «maggiori tutele» a chi lavora. Un'affermazione tradotta dall'ala "laburista" vicina al segretario come uno stop al governo: il file «riforma del lavoro» non va aperto e basta, sostengono gli Stefano Fassina e gli Andrea Orlando. Mentre la Bindi, sempre pronta a posizionarsi dove spira il vento del consenso di sinistra, lancia avvertimenti al governo: «La priorità è creare posti di lavoro, non licenziare».

Sul fronte opposto, il senatore Pietro Ichino, autore della proposta di «contratto unico» più flessibile che supera per i nuovi assunti l'articolo 18,sorride serafico: «Il governo e la forza delle cose spingeranno il Pd sulle mie posizioni». Sarà così? I «Monti boys» del Pd spiegano che il governo, ascoltando i suggerimenti loro (e del capo dello Stato), ha una strategia ben precisa per disinnescare le mine più pericolose: Monti e Fornero convocheranno sindacati e parti sociali, spiegheranno che la riforma del lavoro va fatta perché è uno degli impegni presi con la Ue e chiederanno loro di fornire una ricetta che risponda alle esigenze europee.

DARIO FRANCESCHINIDARIO FRANCESCHINI

A quel punto saranno Cgil, Cisl e Uil a dover venire allo scoperto con le loro proposte, se riusciranno a trovarne una. Parallelamente, lavorerà sul dossier liberalizzazioni: «Se il governo darà un duro colpo a monopoli e oligopoli, a partire da energia, trasporti e ordini professionali, sarà più facile affrontare anche quel pezzo da museo delle cere dell'articolo 18», dice Francesco Boccia.

È la regola dello junktim (in tedesco, qualcosa di traducibile con «nesso»), su cui si reggono le grandi coalizioni, spiega il costituzionalista e senatore Ceccanti: «Si dà un colpo a destra e uno a sinistra insieme, e così si neutralizzano le opposte resistenze».

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

FLASH! - AVVISATE IL VICE PRESIDENTE DEL CSM, FABIO PINELLI, CHE DOPO IL SUO INCONTRO CON MELONI SÌ È PUBBLICAMENTE ALLINEATO AL GOVERNO NELLA SCONTRO CON I MAGISTRATI SUGLI IMMIGRATI, IL CONTRARIO DI CIÒ CHE PREVEDEREBBE IL SUO RUOLO DI GARANTE DELL’AUTONOMIA E DELL’INDIPENDENZA DELL’ORDINE GIUDIZIARIO, L’IRRITAZIONE DI MATTARELLA, PRESIDENTE DEL CSM, È COMPLETA. E AL PROSSIMO CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA, IL CAPO DELLO STATO AVREBBE IN MENTE DI PARTECIPARE DI PERSONA…

FLASH! - LE ROGNE PER SALVINI NON FINISCONO MAI. IL 15 DICEMBRE SI TERRÀ IL CONGRESSO DELLA LEGA LOMBARDA, CHE RACCHIUDE IL MAGGIOR NUMERO DI ISCRITTI AL CARROCCIO: IL CANDIDATO STRAFAVORITO (DATO AL 70%) È L’ANTI-SALVINIANO MASSIMILIANO ROMEO, CAPOGRUPPO AL SENATO. LO SFIDA LUCA TOCCALINI, FEDELE ALL’AMMACCATO CAPITANO. IL PRESIDENTE DELLA REGIONE LOMBARDIA ATTILIO FONTANA, GIUNTO AL SECONDO MANDATO, ORMAI SI SENTE LIBERO DAL GIOGO DI SALVINI E APPOGGIA ROMEO. NON SOLO: SI STA ALLEANDO AL COMPETITOR DEL NUMERO UNO DELLA LEGA, LUCA ZAIA…