1.BRUXELLES: TRUMP, IO CHIUDEREI LE FRONTIERE
(ANSA) - "Io chiuderei le nostre frontiere": lo ha detto il frontrunner repubblicano nella corsa alla Casa Bianca commentando su Fox news gli attentati terroristici a Bruxelles. "Siamo lassisti e sciocchi", ha aggiunto.
donald trump sugli attentati di bruxelles
"Gli Stati Uniti e i Paesi occidentali dovrebbe rafforzare la propria lotta contro i militanti islamici", ha aggiunto. In un twitter il magnate ha invece scritto: "ricordate tutti quanto Bruxelles fosse un luogo meraviglioso e sicuro. Ora non piu', e' un mondo cosi' diverso da allora! Gli Usa devono essere vigili e intelligenti".
2.BRUXELLES: HILLARY, CHIUDERE FRONTIERE È IRREALISTICO
(ANSA) - "I terroristi hanno ancora una volta colpito il cuore dell'Europa, ma la loro campagna di odio e di terrore non avranno successo": così Hillary Clinton sugli attacchi di Bruxelles, respingendo l'idea di Donald Trump di chiudere e frontiere come "impraticabile e irrealistica". "E' invece il tempo di confermare la solidarietà verso i nostri amici ed alleati europei, individualmente e attraverso la Nato".
anti trump pro ted cruz usa la moglie bona
3.HILLARY-TRUMP ALLA COMUNITÀ EBRAICA SI SFIDANO SU ISRAELE
Anna Lisa Rapana' per l'ANSA
La sfida tra Donald Trump e Hillary Clinton arriva davanti alla comunita' ebraica. Un duello a distanza in cui Hillary sferra l'attacco frontale: "la sicurezza si Israele non e' negoziabile" dice in mattinata all'Aipac, la piu' potente lobby ebraica in America. Trump dallo stesso palco rilancia in serata: "la mia priorita' numero uno e' smantellare l'accordo con l'Iran" sul nucleare, promette. L'Aipac si riunisce a Washington per la sua conferenza annuale e i candidati in corsa per la Casa Bianca ci sono tutti, meno uno, Bernie Sanders, l'unico tra l'altro di religione ebraica.
anti trump la parola a mitt romney
Ma e' su Trump che si concentra l'attenzione, l'outsider doc che arriva nella capitale per un giorno e ruba la scena. Perche' se Hillary Clinton e' presidenziale nel suo accorato intervento, sicura sfodera la sua esperienza non solo da segretario di Stato ma anche da politica navigata quando afferma che "L'America non può essere neutrale se si tratta della sicurezza di Israele o della sua sopravvivenza" e ripete che "la sicurezza di Israele non e' negoziabile", non come aveva invece sostenuto il tycoon di New York qualche settimana fa, convinto - aveva insistito - che da una posizione "neutrale" rispetto al conflitto israelo-palestinese sarebbe stato possibile "negoziare" meglio, e' ancora il miliardario di New York a lanciare gli strali, con l'aspettativa che monta dopo proteste e boicottaggi annunciati.
Allora gia' prima di entrare al Verizon Centre per l'assemblea dell'Aipac presenta la sua squadra di consiglieri per gli esteri ma spiega anche che a suo avviso gli Stati Uniti devono "Rivedere il rapporto con la Nato". Non uscire dall'alleanza Atlantica, "l'America deve restare, ma dobbiamo spendere molto meno". Quindi una virata sulla capitale di Israele che, a differenza di quanto sostenuto in passato, Trump dice di voler spostare da Tel Aviv a Gerusalemme.
A dimostrazione che non soltanto Hillary ha il polso di quella platea, sa cosa vuole sentirsi dire, al punto che la ex segretario di Stato non ha mancato di sottolineare come lei, alla Casa Bianca, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu lo inviterebbe subito, suscitando una standing ovation. E un applauso fragoroso quando ha ricordato che Israele con Golda Meir ha gia' avuto una donna leader, "in America cosa stiamo aspettando?".
Trump sullo stesso podio alla fine non e' da meno, per niente 'digiuno' di rapporti con la comunità ebraica americana, visto che da una vita fa affari a New York con la sua alta densità di abitanti ebrei e di recente poi ha anche legami familiari con la comunita', dopo che la figlia Ivanka ha deciso di abbracciare la fede del marito convertendosi all'ebraismo. "Sta per avere un bambino ebreo - dice Trump concludendo mil suo intervento - e se stesse accadendo proprio adesso per me andrebbe benissimo".
E' un intervento molto piu' 'disciplinato' del solito quello tenuto da Trump all'Aipac, ma durante la giornata fitta di impegni nella capitale il candidato repubblicano ha confermato il suo temperamento: su Pennsylvania Avenue, a pochi metri dalla Casa Bianca, e' impossibile non notare la scritta gigante 'TRUMP', all'ingresso dello storico palazzo delle Poste che il magnate di New York ha acquisito e sta trasformando in un albergo di lusso.
donald trump all aipac associazione israelo americana
Sara' pronto in autunno, proprio intorno all'election day di novembre pare, intanto e' li' che tiene una conferenza stampa dopo aver incontrato un gruppo di influenti esponenti del partito repubblicano. Un 'incontro segreto' o quasi, da cui poco trapela. Si sa pero' che i vertici del partito, dallo speaker Paul Ryan in giu', non c'erano. E si sa anche che un 'super Pac' anti-Trump -i comitati per la raccolta di fondi elettorali- si e' prefisso dei tenere nota della lista dei nomi al meeting. La battaglia continua.
4.TRUMP: BISOGNA TAGLIARE I FINANZIAMENTI ALLA NATO
Stefano Graziosi per http://america24.com
Medio Oriente, Israele, Cuba, ma soprattutto isolazionismo: Donald Trump a tutto campo sugli esteri. Nel corso di un'intervista rilasciata a Cnn, il candidato repubblicano ha toccato i più disparati temi. Innanzitutto, ha ribadito un approccio in politica estera: ha sostenuto la necessità di ridurre drasticamente i finanziamenti alla Nato e di diminuire il ruolo statunitense al suo interno. "Dobbiamo restare nella Nato, ma dobbiamo spendere molto meno", ha detto il miliardario parlando con Wolf Blitzer.
donald trump nella sua tenuta di mar a lago di palm beach in florida
Sul fronte dello Stato islamico ha affermato di aver intenzione di utilizzare soltanto la forza aerea, evitando di inviare soldati americani sul campo. Soprattutto su Israele poi si è concentrato con attenzione. Hillary Clinton nella mattinata lo aveva attaccato duramente, asserendo: "La sicurezza di Israele non è negoziabile!". Trump ha replicato, rispondendo con forza alle accuse di Clinton.
Ha poi aggiunto: "Io sono assolutamente pro Israele, ho anche ottenuto numerosi riconoscimenti da Israele!" Ha comunque ribadito la sua posizione di voler arrivare a un accordo di pace tra israeliani e palestinesi: un accordo che - ha affermato il magnate - dovrà passare attraverso gli Stati Uniti, mentre ha dichiarato che su un'eventuale tregua promossa dall'Onu porrebbe il veto presidenziale. Trump ha poi rivendicato di essere un ottimo negoziatore e che sarebbe in grado di stipulare un patto molto migliore rispetto a quello "orribile" siglato da John Kerry con l'Iran. E' passato poi a Cuba. Pur avendo criticato Obama per non essere stato accolto in aeroporto da Raul Castro, si è comunque detto favorevole a una normalizzazione dei rapporti diplomatici con l'isola.
Contro Hillary che lo aveva accusato di fomentare la violenza e di offendere immigrati e minoranze, Trump ha replicato asserendo che la "nazione è sotto attacco, mentre sicurezza ed economia non versano in buone condizioni", laddove l'immigrazione illegale spadroneggerebbe. Il miliardario ha quindi affermato di non essere violento, aggiungendo che "le persone sono arrabbiate, fraintese dai politici in questi anni e che hanno visto diminuire i proprio salari negli ultimi dodici anni". Il magnate si è poi detto convinto di poter conquistare la nomination, rivendicando di essere emerso gagliardamente da una pletora di 17 candidati, di aver battuto Marco Rubio in Florida e di aver fatto meglio di John Kasich in quasi tutti gli Stati. Ha infine sostenuto che un eventuale tentativo di farlo fuori con una manovra di palazzo risulterebbe assolutamente "scorretta".
5.NYT: REPUBBLICANI CONTRO TRUMP, LA SOLUZIONE È UN INDIPENDENTE
Nel frattempo dilagano in America le proteste di piazza contro il magnate newyorchese
Andrea Barbuto per http://america24.com
Organizzare una campagna di 100 giorni per stoppare la corsa di Donald Trump alla nomination repubblicana sostenendo gli altri due candidati o, eventualmente, appoggiare un indipendente. È questo, secondo il New York Times, il piano dell’establishment repubblicano contro Trump, ormai consapevole che non c’è più spazio per errori o ritardi perché senza un piano d’attacco ben congegnato la corsa del tycoon newyorchese rischia di diventare inarrestabile.
hillary clinton depone sulla strage di bengasi in libia 2
Lo stesso quotidiano newyorchese parla di “mossa disperata equivalente ad una guerriglia politica” il cui obiettivo principale è appoggiare gli altri due candidati: Ted Cruz, senatore del Texas, e John Kasich, governatore dell’Ohio. Sostenere loro nella speranza che Trump non raggiunga i 1237 delegati che gli darebbero la nomination come candidato del Gop rappresenta in sostanza il piano d’azione numero uno, nella speranza che la tornata elettorale del 5 aprile in Wisconsin possa dare già i primi frutti di questi sforzi.
C’è però un eventuale piano “B” qualora né Cruz né Kasich si dimostrassero in grado di tener testa a colui che inizialmente era considerato un candidato minore e che ora è saldamente in testa alla corsa verso la Casa Bianca: sostenere un candidato indipendente che difenda i principi conservatori repubblicani e offra un’alternativa dura al populismo di Trump.
Secondo il giornale di New York le alternative plausibili sarebbero soprattutto Tom Coburn, ex senatore dell'Oklahoma e Rick Perry, ex governatore del Texas. Coburn, in una recente intervista, ha dichiarato che Trump “deve essere fermato” e che si aspetta che a farlo sia proprio un indipendente al quale darebbe il suo sostegno. In quella stessa intervista Coburn ha anche dichiarato che non crede che quel candidato sarebbe stato lui.
hillary clinton depone sui fatti di bengasi 9
In aggiunta a tutto ciò, il Partito Repubblicano sta mettendo in atto un’opera di persuasione sui singoli delegati che parteciperanno alla Convention di Cleveland del 18-21 luglio. Questo perché nella migliore delle ipotesi - dal punto di vista dello stesso partito - si potrebbe arrivare a quell’appuntamento senza che Trump abbia raggiunto il fatidico numero che gli darebbe la nomination matematica. Se ciò dovesse verificarsi, i delegati - fatta eccezione per la prima votazione in cui il 95% di loro è vincolato - sarebbero liberi di votare per altri candidati, anche quelli che non sono scesi in campo fino a luglio: una base del partito spera nella decisione di Paul Ryan, speaker del Congresso, che però finora ha negato la possibilità di correre.
Nel frattempo sono state diverse le proteste contro il magnate newyorchese, considerato dall’Economist una "minaccia globale" al pari dell'Isis e sempre più divisivo, tanto all’interno del suo partito quanto per l’opinione pubblica americana. Nel weekend sono state infatti molte le contestazioni contro di lui con attivisti scesi in piazza in Utah, in Arizona e a New York.
A Tucson, in Arizona, un manifestante è stato preso a calci e pugni da un sostenitore del magnate (poi arrestato); vicino Phoenix, sempre in Arizona, alcuni manifestanti hanno bloccato un'autostrada che portava al comizio del frontrunner repubblicano brandendo cartelli con su scritto “Dump Trump” o “Must stop Trump” (“scarichiamo Trump”, “bisogna fermare Trump” ndr).
A New York, invece, le proteste sono andate in scena sabato vicino ad una delle Trump Tower, esattamente a Columbus Circle, dove un centinaio di manifestanti (su iniziativa del gruppo “Antifascisti cosmopoliti” e col sostegno di vari gruppi locali) ha scandito cori di protesta per sottolineare il suo razzismo e il suo sessismo: “Donald Trump, vattene, razzista, sessista, anti gay”.