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Attenzione! Nella vasta famiglia Letta non si riesce più a star dietro alle tante novità. C’è il grande vecchio, lo zio, l’eminenza azzurrissima Gianni L., classe 1935, il cui nome corre e ricorre per il Colle nelle vesti di segretario generale, in ticket con un candidato di (cosiddetta) sinistra e con la benedizione di Silvio Berlusconi.
Un Veltroni, putacaso, ammesso che scampi al fango di mafia capitale; o una Finocchiaro, ammesso che scampi al carrello Ikea, ai pasticci sanitari del marito siciliano Fidelbo, alle vecchie intercettazioni della fida Maria Rita Lorenzetti e a quelle, più nuove, di Buzzi & Co.; e poi ci sarebbe in corsa pure D’Alema, dicono; ma sempre ammesso che scampi a se stesso e alla sua meravigliosa autolesionistica intelligenza. Vedremo.
ENRICO CON LO ZIO GIANNI LETTA
In via di resurrezione è anche un altro Letta, tale Enrico, classe 1966, sbrigativamente detto “il nipote” o “Palle d’acciaio”. Sfrattato da Renzi il 22 febbraio, uscito da palazzo Chigi con un indice di gradimento del 47%, dopo 9 mesi di oblio (è andato in gita in Australia, ha tenuto un corso di tre mesi a Parigi, non si è mai praticamente fatto vedere alla Camera, da cui continua peraltro a percepire regolarmente lo stipendio), per il buon Enrico è giunta l’ ora della rivincita. Morale.
MATTEO RENZI E LA BOMBA A ENRICO LETTA
A cena a Torino con il presidente tedesco Gauck, l’altra sera, ben attovagliato a Palazzo Madama su invito di Giorgio Napolitano, c’era proprio lui (insieme a Mario Monti), non Renzie. Il quale Renzie, in trasferta in Turchia, ha invece dovuto ingoiare il peggior sondaggio del suo governuccio: da più di un mese sotto il 50 per cento, ieri è sprofondato – fonte Italiaoggi - a quota 46. Un punto sotto “Palle d’acciaio” al momento dello sfratto. Tiè.
ENRICO E GIANNI LETTA ROSY BINDI
Ed eccoci al terzo Letta. Guido, classe ‘52. L’altro nipote di zio Gianni. Vicesegretario generale della Camera, con uno stipendiuccio che nel 2013 viaggiava sui 304.847,29 euro, rischia ora di fare un colpaccio: agguantare la carica di segretario generale. La storia la conoscono ormai, a Montecitorio, anche i tramezzini della buvette: dal 31 dicembre l’attuale mastriccione capo della Camera, il Seg. Gen. Dott. Lup. Mann. Zampetti Ugo, se ne andrà in pensione, sia pure obtorto collo.
Non essendo riuscito ad agguantare una proroga che gli permettesse di rimanere in pista fino all’elezione del nuovo capo dello Stato, putacaso un amico come Casini Pierfurby o Franceschini Dario, insomma un tizio a caso che poi se lo chiamasse al Colle come segretario generale, ecco che Zampetti ha cercato di piazzare al suo posto due cari pupilli, Costantino Rizzuto, capo del servizio del regolamento, e Fabrizio Castaldi, attuale capo segreteria della Boldrini.
Ovvio che la manovra, con il preclaro obiettivo zampettiano di continuare a mastricciare alla Camera come nulla fosse, malgrado il pensionamento, non è piaciuta a nessuno: contro i due possibili successori, benchè caldeggiati dalla Boldrini, si sono pubblicamente dichiarati renziani, forzisti, M5S, leghisti, Sel, e chi ne ha più ne metta.
La Boldrinova però è tosta, ricordatevelo. E non intende mollare l’osso. Ha convocato per il 16 dicembre un nuovo ufficio di presidenza, e impippandosene delle contrarietà altrui insisterà a morte sui suoi prescelti. Ovvio che nel prevedibile braccio di ferro i suoi candidati, pardon, i candidati di Zampetti, rischiano di essere un tantinello massacrati.
E in tal caso, visto che la Camera non può rimanere senza un segretario generale in carica… pissi pissi… a chi mai toccherebbe l’interim, che magari poi potrebbe diventare, chissà, una poltrona più stabile? Magari al vicesegretario anziano? Oh. E’ un tale nominato in epoca Casini. Uno che ha funzioni vicarie, con delega sul settore legislativo e interim sul controllo amministrativo, e il cui cognome inizia per L.
Ma come avete fatto a indovinare?
guido letta GIANNI ENRICO LETTA