1. DAVANTI ALL'''ESPROPRIO SUDAMERICANO'' SI MUOVONO GRANDI STUDI LEGALI. E SONO PRONTI AD AGGREDIRE DIRETTAMENTE IL PREMIER
DAGOREPORT
L’andreottismo del tirare a campare del Divo Conte, che è sempre mejo di tirare le cuoia, ha fatto girare le bibite a Giggino Di Maio. E così il ministro degli Esteri (per mancanza di prove) ha sibilato a colui che maldestramente mise alla guida del governo due anni fa che il caso Atlantia non è più procrastinabile: devo dimostrare al Movimento che quello che dico lo faccio. Punto.
E così, il giorno dopo la fine degli Stati Generali, il 21 giugno, si riunirà il Consiglio dei Ministri per mettere in mezzo a una autostrada i Maletton del ponte Morandi: o ci fate il piacere di scendere in minoranza o revochiamo la concessione. Amen.
Ovviamente la famiglia di Ponzano Veneto non solo perderebbe il potere ma, ai prezzi attuali di Borsa, perderebbe una montagna di quattrini. Giggino, sull’onda della tragedia di 43 morti, prima ha convinto il governo a svalutare Autostrade con il Milleproroghe, facendone crollare il rating a spazzatura e deprezzando la società per diversi miliardi.
Ora, proiettato alla riconquista dei 5Stelle con un patto di ferro con Fico, Di Maio-nese ha bisogno di volare sulle prime pagine con lo scalpo dei Benetton “assassini”. E per le quote di Atlantia che verranno vendute per scendere in minoranza è già pronta la Cdp/F2i per comprarle a prezzo irrisorio.
giuseppe conte alla commemorazione del crollo del ponte morandi
Come reagiranno i Benetton all’ultimatum di Conte/Di Maio? Ovviamente Male, molto male, lo considerano un ‘’esproprio sudamericano’’ e l’ipotesi di mollare tutto e tenersi la gestione degli aeroporti sta conquistando molti favori. Anche perché strapagati studi legali internazionali, assoldati dagli investitori esteri di Atlantia, che pesano per oltre il 50% del capitale, stanno affilando le armi e monitorano ogni singolo passo e dichiarazione del governo per avviare l’azione di risarcimento danni più esosa del secolo, oltre i 20 miliardi del contratto in essere.
E nel mirino, dicono, ci sarebbe anche il conto in banca di Giuseppe Conte, che non è neppure deputato, non ha la copertura dell’immunità parlamentare per le sue ''opinioni espresse'' (art. 68 Cost.). E secondo gli avvocati più agguerriti, ci sarebbe un margine per portarlo in giudizio proprio per le frasi più dure su Atlantia e Autostrade per l'Italia, che molti danni avrebbero recato al valore azionario dei loro titoli…
ATLANTIA: LETTERA A UE, GOVERNO VIOLA NORME
(ANSA) - Atlantia ha inviato una lettera al vice presidente della Commissione Ue, Valdis Dombrovskis, accusando il governo italiano di aver violato le norme europee.
In particolare, secondo un'anticipazione del Financial Times, i vertici di Atlantia lamentano che le norme del Milleproroghe hanno permesso al Governo di "ridurre drammaticamente" la compensazione riconosciuta al gruppo nel caso di revoca anticipata al contratto di Autostrade per l'Italia e puntano il dito anche contro il cambiamento del meccanismo per stabilire i pedaggi autostradali.
OPERE CHE RISCHIANO DI SALTARE CON UN EVENTUALE CRAC DI AUTOSTRADE
Atlantia accusa anche il governo di forzarla a vendere la sua quota di maggioranza in Autostrade a Cdp "a una valore ridotto creando un danno significativo a migliaia di investitori italiani e stranieri".
AUTOSTRADE, IL PD CONTRO CONTE: «ORA DECIDA»
Federico Capurso e Roberta Paolini per “la Stampa”
Gli uomini del Partito democratico che lavorano sul dossier Autostrade sono tutt' altro che felici della gestione portata avanti fin qui da palazzo Chigi. L'ultima volta che si è discusso approfonditamente della questione, sottolineano, risale al 27 maggio, quando la ministra dei Trasporti Paola De Micheli consegnò un corposo dossier contenente quattro proposte, compresa la revoca delle concessionri e l'opzione presentata dalla controllata della famiglia Benetton, che Conte però rimandò al mittente: «Poi si è dileguato», pungono.
E ora, a distanza di settimane, l'unica posizione della presidenza del Consiglio nota al Pd resta la bocciatura della proposta di Aspi, ribadita anche in questi giorni. «L'impressione - lasciano trapelare i Dem - è che il premier stia tergiversando per lasciare in mano a noi il cerino».
Il ministero dell'Economia si sarebbe concentrato soprattutto sulla partita che riguarda la revisione delle tariffe autostradali, portando avanti le trattative direttamente con Aspi, mentre i canali comunicativi tra il ministero dei Trasporti e la presidenza del Consiglio, negli ultimi giorni, si sono di fatto interrotti.
roberto tomasi autostrade per l'italia
Colpa dell'organizzazione degli stati generali dell'economia che si stanno tenendo a villa Pamphilj, si scusano da palazzo Chigi, ma anche e soprattutto di un negoziato portato avanti guardando preminentemente alla sponda grillina. È stata per il momento accantonata, infatti, la proposta caldeggiata da De Micheli, che prevedeva una compensazione attraverso un aumento degli investimenti e la costruzione di alcune opere strategiche.
STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO
L'orientamento di Conte è teso invece a confermare la strada di compromesso indicata sottotraccia da Luigi Di Maio, Giancarlo Cancelleri e Stefano Buffagni, che prevede l'ingresso dello Stato in Autostrade, attraverso Cassa depositi al fianco di F2i, cui si aggiungerebbe l'apporto di alcuni fondi delle casse di previdenza. Nei dettagli dell'offerta, però, si complicano le cose.
giuseppe conte paola de micheli
I Cinque stelle vorrebbero far entrare soci di maggioranza, mentre Atlantia, che controlla Aspi, è disposta a cedere solo quote di minoranza. Non solo. Il Movimento spinge per chiudere l'ingresso in Autostrade contestualmente alla chiusura dell'accordo, con un valore di mercato della società attualmente ridotto all'osso, perché pesano su Aspi il rating "junk", il blocco dei prestiti delle banche e delle garanzie di Sace previste dal decreto liquidità, oltre ai danni subiti con il lockdown.
Insomma, i Cinque stelle vorrebbero prendere una quota di maggioranza di Aspi a prezzi da "saldi estivi" e i Benetton, anche su questo, pongono un veto. Chiedono invece tempo, almeno 6 mesi, per avviare una due diligence della società e solo più tardi, quando il valore della società sarà tornato a livelli normali, si potrà vendere.
Le parti, dunque, sono ancora lontane. Entro il 30 giugno, però, si dovrà arrivare a una decisione, altrimenti il governo correrà il rischio di dover pagare penali miliardarie (Autostrade chiede 20 miliardi, i grillini parlano di "solo" 7). E se Conte tentasse di forzare la mano, ponendo Atlantia di fronte a un aut aut - ingresso immediato dello Stato o revoca -, la controllata dei Benetton fa sapere che la questione finirebbe in tribunale, sia in Italia che in sede europea.
Una soluzione il cui esito sarebbe difficile da prevedere. Anche da qui nasce il nervosismo del Pd, che con il ministero dell'Economia e quello dei Trasporti avrebbe le responsabilità maggiori sul dossier, e che il 30 giugno non vuole trovarsi di fronte all'eventualità del naufragare della trattativa, senza una presa di responsabilità di Conte, solo per aver seguito i venti che soffiano dal Movimento.