Cesare Zapperi per www.corriere.it
«Ho letto le schede di Colao, sono belle però c’è tutto l’universo mondo lì dentro. Pensavo che il governo prendesse 2 o 3 di queste cose e invece il primo atto sono gli stati generali che si chiamano appunto generali». Il siluro all’iniziativa del governo è imprevisto e arriva da un padre nobile del centrosinistra, Romano Prodi.
L’ex premier non mostra grande entusiasmo per l’appuntamento romano dei prossimi giorni. Parlando all’evento «Oltre l’emergenza: Italia ed Europa» all’Ispi di Milano, ha sottolineato che «in Italia il problema della sintesi governativa è serissimo». Per Prodi, «occorre qualche decisione che improvvisamente svegli l’opinione pubblica, la smuova, che è diverso dagli stati generali».
le slide della task force di colao
Servono infatti «alcune decisioni rapide e immediate, c’è bisogno di un messaggio forte, magari di tipo fiscale come una grossa lotta all’evasione fiscale. La cosa più importante di qualsiasi altra è la rapidità con cui noi disegniamo il nostro futuro».
«Nessuno crede che la parola venga mantenuta»
Per l’ex premier, inoltre, «la frammentazione del potere, la fragilità e la brevità della vita dei governi, sono durate ormai tanto a lungo da produrre uno scetticismo disgregatore in tutta la società italiana. Nessuno ormai crede che le cose enunciate vengano fatte.
Voglio a questo proposito fare un esempio concreto. Nel pregevole scritto su cui sto riflettendo, si è fatto benevolmente cenno all’iniziativa presa dai professori e dagli ex-allievi della Bologna business school di organizzare squadre di consulenza gratuita per le piccole e medie imprese in difficoltà in conseguenza del Covid-19.
Il progetto è stato portato avanti con serietà e impegno, ma il numero di imprese disponibili ad accettare questa forma di intervento è, almeno fino ad ora, del tutto trascurabile».
«Nella società manca la fiducia»
GIUSEPPE CONTE E IL BONUS MONOPATTINO
L’ex presidente del Consiglio allarga lo sguardo. «Non solo nella politica, ma anche nella società non si crede più che le cose possano cambiare. Non voglio con questo concludere che non si debbano radunare e indirizzare verso la progettazione del futuro tutte le migliori energie del Paese.
Bisogna tuttavia prendere atto che, sia nell’ambito del governo che della società italiana, manca la fiducia che si possa dare concreta attuazione alle loro proposte. Forse la mia formazione un po’ grezza di economista mi tradisce: il nostro problema - conclude - non è solo quello di proporre un buon prodotto, ma quello di creare le condizioni per farlo accettare dai decisori politici e dalla complicata società italiana».
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