AVVERTITE BIDEN: IL NUOVO ORDINE MONDIALE POST-AMERICANO È GIA’ INIZIATO – RAMPINI: “CON LA GUERRA TRA ISRAELE E HAMAS, L’ABBRACCIO TRA XI, PUTIN E IL GRANDE SUD, IN DUE SETTIMANE IL MONDO È CAMBIATO MOLTO, A SFAVORE DELL’OCCIDENTE” – “UNA CONSEGUENZA È IL REPENTINO INDEBOLIMENTO DELLE LEADERSHIP ARABE O ISLAMICHE PIÙ PRO-OCCIDENTALI. COLPISCE CHE NÉ GLI STATI UNITI NÉ ISRAELE ABBIANO CAPITO QUANTO L’IRAN AVESSE ‘GIURATO MORTE’ AL PROCESSO DI DISGELO E DISTENSIONE CHE STAVA CAMBIANDO LE MAPPE GEOPOLITICHE DI QUELL’AREA”

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Estratto dell’articolo di Federico Rampini per www.corriere.it

 

JOE BIDEN SI FA IL SEGNO DELLA CROCE DAVANTI A NETANYAHU JOE BIDEN SI FA IL SEGNO DELLA CROCE DAVANTI A NETANYAHU

In due settimane il mondo è cambiato molto, a nostro sfavore, se per «noi» intendiamo l’Occidente. O per lo meno è peggiorata drasticamente la nostra percezione del mondo, dei suoi equilibri e rapporti di forze geopolitici.

 

Il feroce attacco di Hamas contro la popolazione civile israeliana (qui le notizie in diretta) è stato il detonatore di una serie di reazioni a cascata: controffensiva delle forze armate israeliane; manifestazioni pro-Hamas dalle piazze d’Europa ai campus americani a tutte le nazioni islamiche; atti di terrorismo in Francia e Belgio.

 

Una conseguenza è il repentino indebolimento delle leadership arabe o islamiche più pro-occidentali o meno anti-israeliane (Egitto, Giordania, Arabia saudita, Emirati). All’interno dell’Occidente stesso le divisioni politiche più pericolose si manifestano proprio nella potenza leader, l’America.

 

TERRORISTI DI HAMAS SFONDANO IL CONFINE TRA LA STRISCIA DI GAZA E ISRAELE TERRORISTI DI HAMAS SFONDANO IL CONFINE TRA LA STRISCIA DI GAZA E ISRAELE

Sullo sfondo, un altro evento accaduto in questi giorni è significativo: il vertice di Pechino dove Xi Jinping ha celebrato il decennale della sua Belt and Road Initiative (l’Iniziativa Cintura e Strada, chiamata anche le Nuove Vie della Seta). Oltre all’ennesimo abbraccio fra Xi e Vladimir Putin quel summit ha radunato una folta schiera di leader del Grande Sud globale, sottolineando così la nuova divisione del mondo in blocchi: l’atteggiamento verso Hamas contribuisce a rafforzare il collante ideologico nello schieramento anti-occidentale.

 

Uno storico americano, e autorevole teorico di geopolitica, Walter Russell Mead, a proposito delle ultime due settimane evoca un passaggio del romanzo di Ernest Hemingway «Fiesta» (1926). È lo scambio tra due personaggi del romanzo, in cui Bill Gorton chiede a Mike Campbell: «Come sei finito in bancarotta?» La risposta: «In due modi. Gradualmente e poi tutto d’un colpo».

 

Così la capacità dissuasiva degli Usa è diminuita

JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU

È la metafora di quel che secondo Russell Mead sta accadendo all’impero americano, o alla Pax Americana, o comunque al potere di deterrenza degli Stati Uniti. Prima e per molti anni si è deteriorato un po’ alla volta. Poi la sua debolezza viene rivelata in modo brutale, attraverso una concatenazione di eventi molto ravvicinati. I nemici dell’America si sentono incoraggiati, si spalleggiano l’un l’altro, si emulano.

 

Le ripetute offensive di Putin rimaste senza una risposta efficace (dalla guerra di Georgia nel 2008 all’annessione della Crimea nel 2014) sono sfociate nell’aggressione all’Ucraina del 2022; i prezzi che Putin ha pagato sono sostanziali ma finora non fatali grazie all’appoggio della Cina; questo a sua volta ha dato ad altri l’idea che l’Occidente possa essere sfidato impunemente. In Medio Oriente i segni di ritirata dell’America sono stati vari: la famosa «linea rossa» preannunciata da Barack Obama al dittatore siriano Assad (l’ultimatum contro l’uso di armi chimiche per fare stragi di civili) violata senza conseguenze; lo scivolamento dell’Iraq nell’orbita iraniana; l’abbandono dell’Afghanistan ai talebani.

 

[…]

 

xi jinping vladimir putin a pechino xi jinping vladimir putin a pechino

Nell’elenco di sbagli di tutto l’Occidente – Israele incluso – va aggiunto che dal 2005 si è pensato di convogliare aiuti umanitari al popolo palestinese consegnandoli alla gestione di Hamas che puntualmente li trasformava in missili lasciando nella miseria i suoi sudditi.

 

In Estremo Oriente, la Cina ha incassato la sua dose di arrendevolezza occidentale: per esempio, sul piano strettamente militare, quando ha violato senza pagare conseguenze gli accordi internazionali e le leggi con l’occupazione e la militarizzazione di varie isole contese con i suoi vicini. L’escalation di minacce militari contro Taiwan, gli incidenti di frontiera con India Vietnam Filippine sono tanti altri segnali che l’aggressività non ha incontrato robuste controreazioni né ha comportato degli svantaggi significativi.

 

Tra gli ultimi accadimenti si può aggiungere la rinascita di un armonioso accordo tra Pechino Mosca e Pyongyang – come agli albori della guerra fredda nel 1950 – in violazione di risoluzioni Onu contro la Corea del Nord che imponevano sanzioni, votate dalla stessa Cina e Russia.

 

Cosa unisce Ucraina e Israele

JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU JOE BIDEN - BENJAMIN NETANYAHU

Joe Biden nel chiedere nuovi fondi al Congresso per aiutare sia l’Ucraina sia Israele (nell’immediato altri 74 miliardi di dollari, destinati a crescere) ha unito questi due conflitti dentro un tema comune che è la difesa della libertà e democrazia. In effetti, se l’Ucraina è uno Stato democratico e sovrano la cui caduta sarebbe un colpo per i valori dell’Occidente, d’altro lato Israele è l’unica democrazia del Medio Oriente (che ci piaccia o no il suo premier attuale).

 

L’America può permettersi di combattere su due fronti, ha detto Biden, e questa affermazione è ineccepibile. Tanto più visto che stiamo parlando di conflitti nei quali gli Stati Uniti non sono coinvolti direttamente, non mandano truppe né impegnano aerei o navi in combattimento (almeno per ora). L’onere economico è assai modesto rispetto a guerre del passato come Vietnam, Afghanistan, Iraq. La vulnerabilità americana e dell’Occidente è di tutt’altro tipo: riguarda la tenuta delle sue alleanze; e la tenuta del fronte interno.

 

Che errore sottovalutare l’Iran

xi jinping vladimir putin a pechino xi jinping vladimir putin a pechino

Sulle alleanze, restando al Medio Oriente, colpisce che né gli Stati Uniti né Israele né i loro amici arabo-africani abbiano capito quanto l’Iran avesse «giurato morte» al processo di disgelo e distensione che stava cambiando le mappe geopolitiche di quell’area.

 

Dopo gli accordi di Abramo (2020) che avevano avvicinato a Israele gli Emirati, Bahrein, Marocco e Sudan, il gran finale doveva coinvolgere l’Arabia saudita del principe Mohammed bin Salman. Si sarebbe chiusa un’era che durava dal 1947. Un’epoca segnata dalla volontà di tante leadership mediorientali di distruggere Israele, e parallelamente di usare Israele (e l’America sua protettrice) come alibi e capro espiatorio verso cui indirizzare la rabbia di popoli a cui le stesse classi dirigenti avevano rovinato il futuro. Se il nuovo corso saudita di Mbs fosse andato in porto l’Iran si sarebbe visto circondato e accerchiato da un cordone israelo-arabo… come Putin dal cordone di paesi aderenti all’Unione europea e alla Nato.

 

Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi

Né Biden né Netanyahu né MbS hanno capito che l’Iran era disposto a versare fiumi di sangue in quell’area per impedire lo scenario che avrebbe relegato gli ayatollah dal lato dei perdenti. Questo errore politico è almeno altrettanto grave della débacle dell’intelligence israeliana riguardo ai preparativi militari di Hamas.

 

Ora tutti i nemici dell’Occidente esultano in modo aperto. La Cina si unisce alla Russia nell’evitare ogni condanna di Hamas, pur di cementare i legami con un mondo islamico che chiude gli occhi sul trattamento inflitto da Pechino ai suoi musulmani (gli uiguri dello Xinjiang: un milione di detenuti in campi di «rieducazione» dove l’Islam viene sradicato dalle loro teste).

 

Xi Putin e il Grande Sud abbracciati

xi jinping vladimir putin a pechino xi jinping vladimir putin a pechino

Il summit di Pechino dedicato al decennale delle Nuove Vie della Seta, per coincidenza si celebrava proprio negli stessi giorni della tragedia in Medio Oriente. Quel vertice ha avuto molti significati. È stato disertato per la prima volta dagli europei, con la solitaria eccezione dell’ungherese Orban, a conferma che il clima della nuova guerra fredda impone scelte di campo chiare.

 

[…] Si è parlato molto più di politica estera, sempre con i toni di un processo all’Occidente, alla sua nazione leader che sono gli Stati Uniti, all’ordine globale ancora troppo americano-centrico che la Repubblica Popolare si propone di smantellare e sostituire. L’adunata del Grande Sud globale a Pechino è stata una sorta di «conta» dei governi che condividono l’ostilità all’Occidente, alla sua storia, ai suoi valori.

 

joe biden bibi netanyahu in israele joe biden bibi netanyahu in israele

[…] A conferma della difficoltà in cui naviga l’Occidente c’è un’asimmetria nel confronto. Le piazze di Londra e Berlino, più qualche piazza italiana, nonché molte città Usa e la maggioranza dei campus universitari americani, sono stati dominati da manifestazioni filo-palestinesi che spesso sono diventate apertamente pro-Hamas.

 

In quelle manifestazioni la condanna d’Israele si è mescolata con la condanna dell’America e di tutto l’Occidente. Nell’altro campo? Nelle capitali arabe, in Africa, in Russia e in Cina, non ci sono state manifestazioni di solidarietà verso i bambini israeliani uccisi; nessuna protesta contro le carneficine di Hamas.

 

bombe e fulmini su gaza bombe e fulmini su gaza

A Bruxelles o a Parigi non si sono viste le comunità islamiche locali invadere le piazze per esprimere cordoglio con le vittime francesi e svedesi del terrorismo jihadista. Questa asimmetrìa, come ricordo nel segmento successivo, è uno dei (tanti) problemi di Biden.

Vladimir Putin Ebrahim Raisi Vladimir Putin Ebrahim Raisi vladimir putin ali khamenei vladimir putin ali khamenei guerra israele hamas 31 guerra israele hamas 31

 

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