Estratto dell'articolo di Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera”
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Giorgia Meloni aveva messo nel conto l’irritazione dei banchieri, ma forse non la portata delle perdite registrate dagli istituti di credito. Una giornata nera che però non ha incrinato la «grande soddisfazione» di Palazzo Chigi.
Nelle stanze della presidenza del Consiglio l’operazione con cui l’ultima riunione dei ministri prima della pausa estiva ha imposto all’unanimità il prelievo sugli extraprofitti è giudicata sottovoce «un capolavoro».
Perché la notizia è arrivata a sorpresa, come Meloni e Giorgetti speravano, perché alle ferie di agosto l’esecutivo arriva «con il paniere pieno» e perché la prossima legge finanziaria potrà essere impostata con una preoccupazione minore riguardo alle (poche) risorse a disposizione.
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Il mondo bancario giudica il decreto una patrimoniale retroattiva, tanto che sono già in corso contatti con il Mef per provare a limitarne gli effetti. E il governo — Giorgetti in testa — ha già cominciato a frenare con i primi correttivi. Ma quel che conta per la premier è che la legge di Bilancio avrà in dote un «tesoretto» aggiuntivo di due o tre miliardi «per ridurre le diseguaglianze».
La direzione di marcia l’aveva indicata a maggio Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa San Paolo e sarebbe stata proprio questa apertura a convincere Meloni a ripercorrere (ancora una volta) le orme di Mario Draghi. L’ex premier aveva tassato gli extra profitti delle imprese energetiche e la leader di Fratelli d’Italia ci riprova con le banche, con una mossa tutta politica. […]
Palazzo Chigi non ha mancato di consultare il Quirinale attraverso il sottosegretario Alfredo Mantovano. Ma ovviamente non può essere arrivato alcun via libera dal Colle. Come è noto il presidente Sergio Mattarella ha più volte raccomandato di evitare decreti «omnibus» e perché il capo dello Stato possa leggere il testo, non ancora bollinato dalla Ragioneria, ci vorranno alcuni giorni.
L’annuncio del «blitz» è stato dato lunedì sera da Matteo Salvini durante una conferenza stampa alla quale Giorgetti, atteso dai giornalisti perché formalmente annunciato, ha scelto all’ultimo di non partecipare.
La spiegazione del suo staff è che doveva presenziare al Comitato per la sicurezza della Repubblica, ma l’assenza del numero due della Lega ha scatenato sospetti e interpretazioni. Un conflitto sul contenuto, o sulla tempistica? Un Giorgetti in imbarazzo?
Tre mesi fa, rispondendo al question time in Parlamento, il ministro aveva evocato la «tassazione aggiuntiva» sugli extraprofitti delle banche, ma qualche settimana dopo aveva smentito che la batosta fosse all’ordine del giorno.
Il ministro sperava che gli istituti di credito si autoregolassero senza bisogno di un intervento del governo, come lui stesso aveva raccomandato all’assemblea dell’Abi del 5 luglio rilanciando una nota di febbraio della Banca d’Italia. Ma dall’entourage della premier è arrivata la spinta ad accelerare e adesso è il ministro a placare e rassicurare gli animi del banchieri: «Gli istituti che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta non avranno impatti significativi».
Dal Mef e da Chigi fanno sapere che non c’è stata alcuna tensione e nessun conflitto, né tra Giorgetti e Meloni, i cui rapporti sono definiti «solidi e sereni», né tra Salvini e Giorgetti. Se il ministro del Tesoro è uscito dal Cdm con il collo della camicia sbottonato, la cravatta fuoriposto e l’intenzione di disertare la conferenza stampa, è solo perché stanco per la lunga riunione e impegnato altrove.
Il responsabile dell’Economia ha proposto la misura, ne ha seguito la stesura e l’ha presentata in Cdm. Qualche attrito però c’è stato, tanto che Salvini ha fatto la sua parte per rasserenare gli animi.
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