Camilla Conti per “la Verità”
Mentre le imprese sono già con il fiato corto da coronavirus, il governo tutto chiacchiere e decreti non riesce a spiegare dove troverà l' ossigeno. Dal Curia Italia sono arrivati ancora pochi bonus, il prolungamento atteso per maggio rischia di seguire lo stesso copione sugli ammortizzatori sociali facendo il paio con il Dl liquidità che non riesce a decollare perché è sbagliato nella forma. E perché, ecco il signor Godot che non bussa mai alla porta di aziende e partite Iva, mancano i soldi.
GUALTIERI PATUELLI PROFUMO VISCO
Nemmeno il dibattito che si è tenuti ieri alla Camera su Def e scostamento è servito per chiarire questo dettaglio fondamentale. Anzi. Il ministro dell' Economia, Roberto Gualtieri minimizza: «I risultati conseguiti nel 2019 mostrano che non sia necessario imporre misure lacrime e sangue, ma continuare a lavorare per far crescere il gettito fiscale a parità di aliquote attraverso una seria politica di contrasto all' evasione supportata da innovazione, organizzazione e risorse umane qualificate», ha detto ieri promettendo un piano di rilancio articolato su innovazione, ricerca, investimenti pubblici, snellimento delle procedure amministrative.
Il capo del Mef ha poi assicurato che di fronte allo shock inaspettato e consistente il governo «ha risposto con interventi tempestivi e di considerevole portata» ricordando che, compreso il prossimo provvedimento, «complessivamente lo scostamento è di circa 75 miliardi aggiuntivi per il solo 2020 in termini di indebitamento netto e 180 miliardi di stanziamento di bilancio».
Si tratta, ha ribadito «di una manovra espansiva poderosa, di entità mai raggiunta dal dopoguerra a oggi» che comunque «non mette a repentaglio la sostenibilità della finanza pubblica». Eppure Bankitalia ha già lanciato l' allarme sui 450 miliardi di garanzie pubbliche attivate dai decreti che potrebbero anche superare quelli del 2012-2013, quando si avvicinarono al 10%. Intanto al 17 aprile risultano pervenute alle banche quasi 1,3 milioni di domande o comunicazioni di moratoria su prestiti, per circa 140 miliardi mentre per i prestiti fino a 25.000 euro i dati aggiornati dal Mef a martedì scorso parlano di 30.000 domande. Ancora troppo poche.
Segno che la potenza di fuoco fa acqua a causa di tempi lunghi e documenti a raffica. Più dell'«atto d' amore» chiesto dal premier Giuseppe Conte alle banche, servirebbe forse un miracolo per togliere la ruggine burocratica dai rubinetti del credito. La rapidità nell' erogazione dei prestiti alle aziende garantiti dallo Stato per l' emergenza coronavirus «sarà essenziale» visto che le imprese «hanno una liquidità sotto forte pressione» e il gran numero di domande metterà alla prova i «limiti alle capacità operative delle banche e degli enti pubblici possono creare dei colli di bottiglia», si legge anche in uno studio della Banca dei regolamenti internazionali che passa in rassegna i programmi varati dai vari governi nel mondo (fra cui l' Italia) nelle ultime settimane.
I decreti sembrano, invece, armi spuntate. Alla «considerevole portata» della manovra sbandierata anche ieri in Aula dal ministro dell' Economia mancano ancora i fondi diretti che con questo scostamento non arriveranno.
E sempre ieri Bankitalia, in audizione alla Camera, con i consueti toni da Banca centrale ha mandato un altro messaggio a Gualtieri e Conte: «Le prospettive macroeconomiche presentate nel Def sono coerenti con il quadro di crisi per l' emergenza coronavirus con una forte contrazione del Pil, dell' attività industriale» ma «in questa fase tutte le previsioni del Def e nostre sono soprattutto analisi di scenario», ha detto il capo del dipartimento economia e statistica dell' istituto centrale, Eugenio Gaiotti. Secondo il quale le misure fin qui adottate appaiono appropriate «nell' entità e nel disegno alla fase dell' epidemia in cui sono state varate» ma «passata l' emergenza, l' azione pubblica sarà necessaria anche per assicurare il rilancio dell' economia».
Secondo le stime del quadro tendenziale del Def, nell' anno in corso rispetto al 2019 le entrate complessive calerebbero di quasi il 6%: «Una tale flessione sarebbe senza precedenti almeno negli ultimi 50 anni», ha aggiunto Gaiotti. Ricordando anche che nel 2021 solo una parte della perdita di gettito sarebbe recuperata. Infatti, escludendo le entrate derivanti dall' attivazione delle clausole di salvaguardia sulle imposte indirette, le previsioni del quadro tendenziale del Def indicherebbero un gettito complessivo nel 2021 di circa il 4% maggiore di quello del 2020.
Tradotto: lo scostamento va bene, ma se ripartiamo a giugno. Il rappresentante della Vigilanza ha però sottolineato che «l' uscita dalla crisi» con una «ripresa a V» (con recupero dopo il crollo sui livelli pre crisi) «non c' è nemmeno nel profilo del Def o nei nostri scenari. Siamo già nella fase di pensare a un andamento se non a L (ripresa piatta, ndr), forse a U». Intanto le imprese sono sempre lì che aspettano la G di Godot. Per loro, brutte notizie: il cdm in programma oggi è slittato. E il tanto atteso decreto aprile diventa ufficialmente il decreto maggio.