Marco Galluzzo per il "Corriere della Sera"
Ha fatto un giro di telefonate con i principali leader politici della maggioranza e ha comunicato che «può bastare così, non ci possiamo permettere che la riforma della giustizia slitti a settembre».
Mario Draghi è alla prese con un Consiglio dei ministri che domani definirà ulteriori tasselli di obbligatorietà del green pass, regolerà il funzionamento dei mezzi pubblici e in più in generale di trasporto rispetto al possibile obbligo vaccinale, ma al contempo si sta dedicando a chiudere senza ritardi la riforma della giustizia.
mario draghi in conferenza stampa
Due fronti paralleli, quello del green pass e quello della giustizia, a cui si aggiungono i lavori in corso sulle norme sulla concorrenza e quelle sulla delega fiscale, che registrano una sorta di corsa contro il tempo per rispettare i tempi annunciati e la voglia di mettere un punto fermo prima della pausa estiva.
Insieme alla ministra Marta Cartabia, che ha visto due volte in due giorni, ieri con un faccia a faccia durato ben 4 ore, Draghi sta coordinando la definizione di un maxiemendamento alla riforma approvata in Consiglio dei ministri da tutti i partiti, ma a dispetto di molti tentativi in corso non ha alcuna intenzione di aprire un'ennesima mediazione su quelle che nel governo vengono considerate come «bandierine ideologiche e identitarie», sollevate di continuo, soprattutto da parte dei Cinque Stelle, ma anche da parte di Forza Italia.
ALFONSO BONAFEDE GIUSEPPE CONTE
Insomma per il capo del governo il timing della riforma che ci ha chiesto la Commissione europea, che è legata a doppio filo all'attuazione del Pnrr, non deve subire slittamenti: le mediazioni, dicono a Palazzo Chigi, non possono durare all'infinito e riguardare sempre nuovi argomenti.
Un punto sarà deciso nelle prossime ore e riguarderà un testo del governo su cui, come ha già anticipato il premier, sarà messa probabilmente la fiducia: si vedrà a quel punto in Parlamento se i partiti rispetteranno l'intesa sottoscritta in Consiglio dei ministri di giovedì scorso (la riforma può subire solo «piccoli aggiustamenti tecnici»).
Del resto due «aggiustamenti tecnici», su mafia e terrorismo, che non ricadranno nel perimetro dei nuovi tempi processuali della riforma, sono stati già concessi da Palazzo Chigi ai Cinque Stelle e non è poco per Mario Draghi, che non ha alcuna intenzione di imbarcarsi in una trattativa senza fine anche su altri argomenti.
La riforma, che dovrebbe incassare il primo via libera della Camera per la fine di luglio - almeno questo è l'obiettivo, legato alle scadenze dettate dal Pnrr - è attesa in Aula venerdì per la discussione generale. Sabato o lunedì prossimo potrebbe tenersi il voto finale. Ma per Mario Draghi questa settimana è cruciale anche per il Consiglio dei ministri di domani.
Giovedì la giornata del capo del governo, almeno dal pomeriggio in poi, sarà interamente dedicata al G20 della Cultura, prima con un intervento al Colosseo e quindi con un ricevimento al Quirinale di tutti ministri che partecipano al summit.
Il Consiglio dei ministri dovrà dunque tenersi di mattina, al massimo nel primo pomeriggio, e sarà preceduto da una cabina di regia politica che si terrà oggi. Il provvedimento che dovrà approvare il Cdm avrà come materia più delicata il rapporto fra green pass e la scuola.
Personalmente il capo del governo è favorevole a introdurre l'obbligatorietà del vaccino per tutti i docenti e gli operatori scolastici, circa 200 mila, che ancora non si sono sottoposti alla protezione dei farmaci dal Covid.
Ma una valutazione più articolata è probabile che avverrà oggi, durante la cabina di regia, registrando e forse accogliendo anche posizioni di coloro, come Matteo Salvini, che ritengono sia comunque meglio lasciare libertà di scelta e optare semmai per una campagna a tappeto di sensibilizzazione ulteriore, piuttosto che introdurre altre norme obbligatorie.
Giovedì andrà deciso anche l'uso del green pass rispetto al mondo dei trasporti: se appare certo che su navi, aerei e treni diventerà obbligatorio, è quasi sicuro che non lo sarà per i mezzi pubblici metropolitani per i quali però andrà deciso e fissato un coefficiente di riempimento a fini della riapertura delle scuole.
Resterà fuori dal provvedimento invece il mondo del lavoro, il rapporto fra ritorno in ufficio e possesso del green pass, tema sul quale al momento il governo ha preso una decisione, e che potrebbe essere oggetto di un provvedimento a parte.