Estratto dell’articolo di Giuseppe Colombo per “la Repubblica”
Le riforme, questa volta sul serio. Se la raccomandazione che Bruxelles ha recapitato al governo Meloni nelle ultime ore finisse qui, la questione potrebbe essere derubricata a un’accortezza formale in vista della presentazione del Piano strutturale di bilancio (Psb). Ma la Commissione europea ha fatto di più. Ha chiesto una garanzia. E la rassicurazione che Roma dovrà dare ha un nome: modello Pnrr.
Come le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza, anche quelle che finiranno nel Psb dovranno essere ancorate alle milestone: una certificazione, passo dopo passo, dei progressi sugli impegni presi. Tagliandi, uno dopo l’altro, che l’Europa esige per evitare che l’Italia arrivi alla fine del Piano con le riforme fatte a metà o addirittura ferme.
GIORGIA MELONI E URSULA VON DER LEYEN AL G7
Giorgia Meloni avrebbe già fatto sapere che accoglierà la condizione. D’altronde la premier non può fare altrimenti dato che sarà proprio l’impegno sulle riforme a permettere all’Italia di usufruire dell’allungamento della correzione dei conti, da 4 a 7 anni. Una clausola prevista dal nuovo Patto di stabilità che adesso si arricchisce di una nuova condizione operativa.
[…] Fino al 2026 varranno le riforme del Pnrr, ma fin da subito bisognerà preparare gli interventi su altre materie. Delicate perché vanno a toccare pezzi di consenso cari al centrodestra, dagli ambulanti alle ferrovie. A impensierire il governo non è infatti la riforma della giustizia civile: anche quella della Pubblica amministrazione non suscita particolari palpitazioni. Fisco e concorrenza sì.
PROTESTE DEI BALNEARI CONTRO IL GOVERNO
E non è un caso se proprio queste due riforme sono al centro della trattativa in corso con Bruxelles per arrivare a un’intesa informale sul Piano strutturale di bilancio 2025-2029. Perché è questo che vuole Meloni: un via libera di fatto dell’Ue prima di inviare il documento in Parlamento, passaggio che a sua volta precederà la trasmissione ufficiale del testo a Bruxelles.
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I tempi stringono. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, punta a trasmettere il Piano alle Camere entro venerdì. Prima non ci sarà un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri. Fonti di governo fanno sapere che vale la presentazione fatta dal titolare del Tesoro durante il Cdm del 17 settembre. Fosse stato per lui, il Piano andava approvato quel giorno, ma Meloni ha voluto aspettare la revisione dei conti pubblici che l’Istat ha diffuso martedì scorso, confidando in un ritocco al Pil capace di aumentare le risorse a disposizione per la manovra.
giorgia meloni e il pizzo di stato - vignetta by emiliano carli
«Lieve entità», ha chiosato Giorgetti, aggiungendo che le nuove stime non impattano sul Psb. Che è pronto, la settimana prossima, a essere esaminato dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato. […]
GIORGIA MELONI E LE TASSE - VIGNETTA BY ELLEKAPPA GIORGIA MELONI E ursula von der leyen A ROMA 3