1 - SANITÀ REGIONI IN RIVOLTA
Estratto dell’articolo di Serena Riformato per “la Stampa”
giorgia meloni porta a porta 1
«I numeri non sono opinioni: il fondo sanitario nel 2024 è al massimo storico di sempre: 134 miliardi. Negli anni prima del Covid stava a 115 miliardi. Non si può dire che abbiamo tagliato».
La premier Giorgia Meloni, dallo studio di Porta a Porta, difende l'operato del suo esecutivo (e omette di precisare che la spesa sanitaria vada considerata in rapporto al Pil: in discesa al 6, 4 per cento nel 2024, pari ai livelli pre pandemia). Intanto tre segnali d'allarme in ventiquattro ore danno la misura dell'urgenza: salvare il Ssn, subito, prima che sia troppo tardi.
Dopo l'appello di quattordici esperti, ieri all'indirizzo di Palazzo Chigi sono arrivati […] un ammonimento della Ragioneria di Stato sui Lea e l'aut aut della Conferenza delle regioni: se il governo non dovesse ripristinare i finanziamenti di 1, 2 miliardi tagliati dal decreto Pnrr per le opere di sicurezza sismica delle strutture ospedaliere, i governatori potrebbero rivolgersi alla Corte Costituzionale. […] Problema non irrilevante: le risorse in questione «sono destinate ad interventi di edilizia sanitaria che le regioni hanno già programmato».
Insomma, soldi impegnati. Il presidente del Friuli-Venezia Giulia attenua la critica con l'ottimismo: «Da un'interlocuzione informale – garantisce – abbiamo visto un'apertura».
massimiliano fedriga - giorgia meloni
Il terzo segnale d'allarme, si diceva, lo lancia un documento dello scorso 26 marzo: la Ragioneria dello Stato critica l'ennesimo slittamento al 2025 dei nuovi Livelli essenziali di assistenza e delle tariffe aggiornate, chiedendo che i fondi già destinati a questo scopo non siano utilizzati per altre voci di spesa. Il rischio? «Le differenze nell'erogazione di prestazioni tra le regioni», secondo i tecnici del Mef, con un altro rinvio, «consoliderebbero le disparità assistenziali che attualmente si registrano nei territori regionali».
2 - L’ISTITUTO SUPERIORE: CRISI INIZIATA ANNI FA ORA PIÙ INVESTIMENTI MA MANCANO MEDICI
Estratto dell’articolo di Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
«Se mi avessero chiesto di sottoscrivere l’appello mi sarei sottratto, anche se non fossi qui», si dissocia perentorio Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità, dall’iniziativa di 14 colleghi tra clinici, fisici e ricercatori, firmatari dell’appello intitolato «Non possiamo fare a meno della sanità pubblica». Un documento che contiene aspre critiche al Sistema sanitario nazionale, e chiede stanziamenti più sostanziosi, equità nell’accesso alle cure oltre alla riorganizzazione dei servizi territoriali.
Il ministro della Salute Orazio Schillaci, non replica e lascia il campo alla premier Giorgia Meloni, ospite ieri sera di Bruno Vespa. La risposta implicita, è il suo ragionamento, sono le azioni intraprese. Fondo per la sanità cresciuto fino a 134 miliardi, soldi in più per gli extra turni di medici e infermieri, interventi allo studio sulle liste di attesa. La «riparazione» è fatta di tanti tasselli.
[…] Bellantone è stato nominato a settembre 2023 a capo del prestigioso istituto di sanità pubblica. Sembra irritato: «Di nuovo si commette l’errore di fare proclami su un problema complesso, che non può essere banalizzato. Possiamo ancora permetterci di dare cure gratis a 60 milioni di italiani senza attese, ritardi e disomogeneità tra Regioni? Questa la domanda di fondo».
Gli errori denunciati dai 14 scienziati vengono da lontano invece, sostiene Bellantone, l’appello trasmette nel lettore «la netta sensazione che la condizione della nostra sanità sia frutto di interventi e tagli recenti. La rottura è avvenuta prima e non si aggiusta solo con i soldi».
L’esempio è la carenza di medici. Servono 10-11 anni per formare uno specialista ma dal 1999 «l’ingresso al corso di laurea in Medicina è stato ristretto e successivamente ridotto il numero di borse di studio. Oggi ci ritroviamo a corto non soltanto di medici. Soprattutto gli infermieri andrebbero pagati meglio e responsabilizzati con nuove mansioni».
giorgia meloni porta a porta 2
Secondo Bellantone la crisi non dipende esclusivamente dalla questione del finanziamento visto che ai rinnovi contrattuali del personale sono stati destinati oltre 2 miliardi. Serve un patto: «La sanità non è di destra o di sinistra, è bipartisan. […]».
La Finanziaria 2024-26 per l’anno in corso ha previsto un aumento di 3 miliardi di euro che sommati ai 2,3 deliberati nel 2023 fanno 5,3. Il budget complessivo è di 134 miliardi.
SERVIZIO SANITARIO PUBBLICO - OSPEDALE
La spesa sanitaria è scivolata al 6,2 per cento del Pil come previsione al 2025, sotto la media europea. Unità di misura considerata fallace dagli economisti perché risente dell’andamento congiunturale del Pil. La disparità tra le Regioni è però innegabile. Il presidente dell’Iss prende ad esempio il tumore alla mammella: «Ci sono zone dove le iniquità segnalate sono reali. La mortalità è diminuita del 20% al Nord negli ultimi 5 anni, in alcune Regioni del Sud è cresciuta del 20%. Altra eredità che non si liquida con la bacchetta magica».
SANITA - RITARDO DELLE REGIONI NELLE VISITE SPECIALISTICHE - LA STAMPA