Renato Farina per “Libero quotidiano”
In tono basso ma limpido, il sito ufficiale Vatican News comunica i risultati dell'indagine della polizia australiana. Si palpa sollievo nelle seguenti scarne parole: «L'Australia Federal Police non ha identificato alcuna condotta criminale nei pagamenti arrivati in Australia dal Vaticano. Lo dichiara un brevissimo comunicato pubblicato sul sito della Polizia federale». Si aggiunge che l'entità dei trasferimenti era stata per errore «enormemente sovrastimata» dall'ente di controllo finanziario di Canberra. Insomma, il Vaticano è a posto.
la copertina dell espresso sul caso becciu
Noi aggiungiamo alcuni particolari taciuti ma di evidenza clamorosa. Questo proscioglimento da parte di un autorevole organo terzo dovrebbe indurre qualcuno proprio dentro le sacre mura a battersi vigorosamente il petto. Il risultato dell'inchiesta della polizia australiana infatti sbugiarda la calunnia che più di ogni altra ha assassinato la reputazione del cardinale Angelo Becciu.
Gli inquirenti del Novissimo Continente si sono dati da fare ad analizzare i flussi di denaro provenienti dal piccolo Stato del Papa per una notizia di reato fatta arrivare per vie di edicola e di web agli antipodi. Essa scintillava lugubre in un articolo intitolato «Bonifici, dossier e ricatti: la guerra tra alti prelati. Una pista porta in Australia», uscito il 2 ottobre 2020 sul Corriere della Sera a pagina 9 (e ripreso anche sul Corriere.it), firmato da Fiorenza Sarzanini, capo della redazione romana, in questi giorni promossa per meriti sul campo vicedirettore del quotidiano di via Solferino.
codice sorgente pagina web 24 settembre espresso becciu
Pochi giorni prima, il 24 settembre, il porporato sardo, 72 anni, in quel momento prefetto della Congregazione per le cause dei santi e in precedenza numero tre della gerarchia cattolica come Sostituto alla Segreteria di Stato, era stato fatto fuori grazie a un servizio dell'Espresso accreditato come veritiero davanti al Papa da chi glielo aveva posato sulla scrivania.
Sarebbe stato uno scandalo che avrebbe infangato la bianca sottana di Francesco se il Pontefice non fosse intervenuto subito a punire l'uomo che, abusando della porpora, aveva dirottato l'obolo di San Pietro dalle tasche dei poveri a quella della sua famiglia sarda.
giovanni angelo becciu papa francesco bergoglio
IL FANGO
Come ha svelato una serie di articoli scritti da Vittorio Feltri su Libero, le accuse erano ridicole, ma soprattutto c'era la pistola fumante della congiura. Infatti L'Espresso aveva anticipato su internet la notizia, per la fregola di vantarsi dello scoop, quando Becciu ancora non era stato costretto alle dimissioni. Sette ore e quarantotto minuti prima del fatto esso era descritto per filo e per segno.
Ma eccoci al 2 ottobre. Ed ecco lo scoop, che sintetizziamo copiando il titolo web di corriere.it: «Vaticano, "bonifici di Becciu agli accusatori nel processo per pedofilia a Pell". I 700 mila euro inviati in Australia potrebbero essere stati utilizzati per "comprare" gli accusatori del rivale».
La notizia è una bomba-carta micidiale, irrimediabile. Tanto più che la Sarzanini è accreditata per le sue fonti di oro colato e zampillante. In questo caso la cronista principe di giudiziaria italo-vaticana, sicura di non essere smentita, e non lo sarà, le rende pure note: a cantare sono stati «gli inquirenti vaticani». Specifica: «Le verifiche riguardano le movimentazioni disposte da monsignor Angelo Becciu».
Ecco, la verifica è stata fatta dalla polizia federale australiana. Il Papa ha più volte sostenuto che la calunnia è il peggiore dei mali, e non ha rimedi umani. Bisogna cospargersi il capo di cenere. Invece? Invece non è accaduto nulla. Il Corriere della Sera ha taciuto. Il Messaggero ha riportato poche righe. Repubblica rivela il comunicato australiano, ma evita con cura di constatare lo sfaldamento del castello d'accuse, privato della sua pietra angolare. Ma non bisognerebbe indagare o almeno porre domande su chi e perché ha sparso veleno inquinando la buona fede se non altro del Papa?
IL SILENZIO
Si rifletta sull'enormità della calunnia. Qui non si tratta di familismo amorale (peraltro smontato da Feltri) ma di un atto paragonabile a quello dell'Iscariota. Becciu - secondo quella tesi agghiacciante - avrebbe pagato un ex chierichetto per far fuori il cardinale rivale con l'accusa di cui peggio non esiste: l'abuso di bambinetti nella sacrestia con indosso ancora i paramenti della messa.
Imputazione totalmente inverosimile, come sostenuto da Libero quando il prelato di Melbourne fu condannato a sei anni di carcere, a differenza di Repubblica ed Espresso. È su questo settimanale che Massimiliano Coccia prende a braccetto la Sarzanini e il 10 ottobre accusa Becciu e «i suoi uomini» di aver utilizzato un meccanismo parallelo «per costruire il dossier e le accuse contro il cardinale australiano».
E perciò l'avvocato del cardinale Pell avrebbe domandato l'apertura di un indagine internazionale. Il risultato eccolo qua: zero. L'articolo del Corriere fu allora ripreso - secondo il motore Google - da 3.100 siti nel mondo. È uscito qualcosa sul Corriere? I magnifici moralisti dei peccati altrui che hanno la penna sempre caricata ad eleganti pallettoni, non hanno niente da dire? E magari - forse - gli stessi organi vaticani? Un «pardon cardinale» sarebbe gradito. Non laverebbe l'onta, ma sarebbe qualcosa persino di cristiano.