Umberto Rosso per "la Repubblica"
occ13 achille occhettoACHILLE OCCHETTOE' saltata una generazione intera che viene dal Pci, onorevole Occhetto: nel governo nessun nome a rappresentare quella storia...
«La cosa in sé, per la verità, non mi scandalizza. Prima o poi una generazione salta, c'è una forte richiesta di rinnovamento, che viene dai grillini e anche dal Pd».
Però nell'esecutivo Letta la storia della Dc è ben rappresentata.
«Ecco il punto politico. Non mettiamoci a fare il manuale Cencelli degli ex Pci e degli ex Dc, ma il fatto stesso che venga sollevata la questione è la prova provata del fallimento del Pd: una fusione a freddo, una mancata contaminazione delle culture e delle storie di origine. In Francia per esempio, dopo il big bang della sinistra lanciato da Mitterand, nessuno più stava a chiedersi quale maglietta mettere a uno come Delors. Tutti nella stessa squadra. Nel Pd non è mai successo».
Ma perché resiste in campo l'anima democristiana e non quella comunista?
«Perché c'è un male oscuro che divora la sinistra: ha rotto con l'atto costitutivo della svolta, che io lanciai dopo la caduta del Muro cambiando il nome al Pci. C'erano due modi di uscire dalla crisi del comunismo: uno legato al socialismo europeo, che ho tentato di perseguire, e l'altro invece moderato. Si è imboccata proprio questa seconda via».
E quindi?
«La sinistra ha abdicato alla sua funzione, e il Pd è nato sotto un segno conservatore. Ma, a questo punto, perché scegliere la brutta copia, l'imitazione, se c'è la versione originale, se ci sono i moderati doc che vengono dalla Democrazia cristiana? Meglio scegliere loro, no? C'è una storia eclatante che lo conferma, e che si è ripetuta ancora pochi giorni fa».
Quale?
«Il trattamento riservato a Romano Prodi, la vittima designata di questi perversi meccanismi di risse e guerre per bande interne. Lo hanno ucciso due volte».
Ma non viene dalla Dc?
«Prodi è sempre stato un democristiano assai particolare, una figura autonoma, che davvero puntava a rimescolare le carte, a dare al Pd quella contaminazione fra le componenti che è sempre mancata. Ecco perché lo hanno fatto fuori. Una prima volta affossando l'Ulivo, la sua creatura. E la seconda volta pochi giorni fa, con la carica dei 101: l'assalto dei franchi tiratori per sbarrargli al passo alla presidenza della Repubblica e favorire il progetto delle larghe intese».
Però c'era di tutto in quel voto nel segreto dell'urna, tante correnti e tanti "desiderata"...
«Certo, ma mica cani sciolti o ubriachi. Sono scesi in pista i capi delle correnti del Pd per affossare Prodi, e con lui ogni possibile tentativo di governo del Pd aperto ai 5Stelle».
Insomma, non sembra molto sorpreso dell'assenza nel governo dei big che vengono dal Pci.
«Mi pare, del resto, che la condizione per il varo di questo esecutivo sia stata precisa: fuori Berlusconi e Brunetta e fuori anche D'Alema e Violante».
E non la colpisce che vengano messi sullo stesso piano?
«No. Forse qualcuno è colpito dal fatto che resti fuori Violante che alla Camera in un memorabile intervento difese apertamente Berlusconi?».
Non sarà che è una certa idea di "sinistra" ad essere ormai vecchia, che non è tanto la fusione fredda del Pd che non funziona ma certi modelli che vengono dalla storia del Pci?
«La domanda di sinistra nella nostra società è molto forte e presente. Anche in modo scomposto, disordinato, anarcoide, il che può essere un male ma anche un bene: ha bisogno di rappresentanza. E il Pd non ce la fa».
Sogna un'implosione dei democratici per tornare a riaffermare i valori della sinistra?
«Nient'affatto, sarebbe una catastrofe. Serve una costituente per un nuovo partito democratico, ci sono molte forze di sinistra prigioniere nel Pd».
Vendola ha fatto l'alleanza con Bersani ma ora vota contro il governo Letta.
«Nichi ha fatto un patto con gli elettori: mai con Berlusconi. Anche il Pd lo aveva sottoscritto, ma adesso cambia le carte in tavola. Non durerà molto però. Il rapporto fra Pd e Pdl andrà a rotoli, e si aprirà un rapporto nuovo fra Sel e il partito democratico».