Pietro Senaldi per "Libero quotidiano"
donald trump esulta per l'inizio delle vaccinazioni negli usa
Donald Trump ha finanziato la ricerca per i vaccini anti-Covid con circa dieci miliardi di dollari, ha assunto l'immunologo Anthony Fauci anziché Domenico Arcuri e ha promesso alla sua gente: «Prima gli americani», anche nelle profilassi. Siccome però è sovranista e non si porta la mascherina anche alla toilette, media e politici progressisti gli hanno appiccicato l'etichetta del negazionista.
ANTHONY FAUCI SI FA VACCINARE IN DIRETTA
Il suo successore, Joe Biden non ha fatto ancora nulla sul fronte Covid, se non confermare Fauci e vaccinarsi con una dose di Pfizer, alla quale Donald ha stanziato due miliardi, ma passerà per l'uomo che avrà immunizzato gli Usa. Il neopresidente ha giurato infatti che in tre mesi saranno vaccinati cento milioni di americani.
Bravo lui, anche se su questo proposito aleggia un inquietante sospetto, che il governo italiano e il commissario Arcuri, a diretta domanda, non smentiscono. Si ha ragione di credere che il rallentamento che la vaccinazione sta avendo nel nostro Paese sia collegato strettamente all'accelerazione programmata oltre Oceano. Per essere più espliciti, si dà il caso che Biden nei fatti sia più sovranista di Trump e abbia applicato il motto «prima gli americani» in termini spietati nei confronti dell'alleato Europa.
Si vocifera che il taglio del 29% della fornitura di dosi Pfizer attese per le prossime settimane in Italia non sia dovuto a una indifferibile riprogrammazione della capacità produttiva dello stabilimento europeo della multinazionale americana volto a renderla più efficiente.
La sensazione, anzi l'accusa, è che l'azienda farmaceutica abbia distratto verso gli Stati Uniti quantità di siero inizialmente destinate a Europa e Italia, così da consentire a Biden di rafforzare la propria immagine e mettere il suo Paese in sicurezza prima di noi, pronto a bruciarci nella ripartenza economica attesa dopo la pandemia.
Pfizer smentisce, ma non sa motivare l'improvviso cambio di programma, caduto sull'Europa infetta come un fulmine a ciel sereno. La decisione di privilegiare Biden sarebbe perfettamente in linea con la politica aziendale del colosso Usa. Due mesi fa, pubblicamente ringraziata dai progressisti, anche di casa nostra, la multinazionale attese il voto presidenziale Usa prima di annunciare la messa sul mercato del proprio vaccino, notizia che avrebbe potuto favorire Trump.
TEMPISTICHE SOSPETTE
A voler essere maliziosi, si potrebbe ricordare che il mese scorso Pfizer fu protagonista di un incedente diplomatico. Si scoprì che la Germania aveva comprato solo per sé trenta milioni di dosi di vaccino, in aggiunta ai trecento milioni acquistate dalla Ue per ripartirle tra gli Stati membri.
Come se Berlino sospettasse che era il caso di far rifornimento extra perché la fornitura comunitaria avrebbe potuto essere tagliata. D'altronde, beffa, si è scoperto in questi giorni che gli accordi d'acquisto siglati dall'Europa, capitanata dalle feldmarescialle Merkel e von der Leyen, con l'azienda americana non impongono tempi di consegna, a differenza di quelli fatti da Berlino autonomamente. Ne consegue che, mentre tedeschi e statunitensi si inoculano il siero a ritmi da catena di montaggio, noi dobbiamo attendere in seconda fila senza neppure poter chiedere i danni.
URSULA VON DER LEYEN ANGELA MERKEL
Fantapolitica? Biden si insedia domani ma da tempo manda segnali distensivi alla Germania, rassicurando che il suo mandato sarà l'opposto di quello di Trump, che contro Berlino scatenò una guerra commerciale che determinò la prima crisi economica tedesca da vent'anni a questa parte.
Tra Casa Bianca e Cancelleria si sta consolidando un patto di ferro che vede la Merkel e chi le succederà come punto di riferimento europeo per gli States nella lotta a Cina e Russia. Le pressioni della leader tedesca, lo scorso anno, per favorire l'acquisto da parte di Pfizer della piccola azienda germanica Biontech, detentrice del brevetto del vaccino, sono parte integrante dell'accordo.
MOTIVAZIONI POLITICHE
E il resto dell' Europa, Italia in particolare? Il taglio delle forniture rallenta la profilassi in 14 Regioni del nostro Paese su venti. Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia e Veneto sono le più danneggiate.
Il nostro Paese attende la data salvifica del 29 gennaio, quando l'Agenzia Europea del Farmaco (Ema) potrebbe dare il via libera al siero anglo-italiano Astrazeneca-Irbm, che dovrebbe garantirci sedici milioni di dosi nei prossimi mesi e cinquanta entro l'anno. Si tratta di un vaccino naturale, a differenza di quelli sintetici di Pfizer e Moderna, e dal bassissimo costo (2 euro contro 28 a dose). Sempre i maligni sostengono che ci sia anche la motivazione economica alla base del rallentamento del via libera da parte dell'Europa filo-tedesca.
Ci si aspetta che l'Ema vieti di somministrare Astrazeneca-Irbm a chi ha più di 55 anni. La motivazione è che il siero è stato testato per lo più su cavie non anziane. Ma non si può non notare che il tetto all'età è funzionale a tenere aperta un'ampia quota di mercato al costoso vaccino americano-tedesco. Anche perché i primi casi di effetti collaterali, tra cui anche la morte, tra anziani immunizzati con Pfizer dimostrano che la sicurezza totale non appartiene al mondo della farmacologia e i vaccini tradizionali sono forse meno efficaci ma forse anche più sani.
Ieri, nel suo discorso alla Camera, per puntellarsi il premier Conte ha millantato rapporti con Biden e messo in guardia dal pericolo di consegnare l'Italia ai sovranisti di casa nostra. Il nostro premier, pur di fermare Salvini e Meloni, tifa per i sovranisti stranieri, Angela e Joe. L'ultima mazzata è arrivata in serata, quando Arcuri ha dovuto annunciare altri «incredibili ritardi» nella consegna delle dosi di vaccino Pfizer attese per questa settimana.
La conseguenza è che non potremmo somministrare il siero a diecimila medici e slitterà di un mese la profilassi per gli ottantenni.