Mario Ajello per “Il Messaggero”
Carlo De Benedetti Marina Berlusconi Fedele Confalonieri
In questi giorni di stress da Patto del Nazareno saltato, appena nelle riunioni di partito Silvio Berlusconi sembrava distratto, alcuni maggiorenti si davano di gomito: «Sta pensando alla roba». E adesso che una parte della «roba», intesa come Mediaset il patron di Arcore la sta vendendo, quei momenti di lontananza dalle beghe politiche hanno una spiegazione più chiara. Che poi è quella che in queste ore Berlusconi sta trasmettendo a chi può essere ammesso negli «arcana imperii» del suo potere: «Se il governo si incattivisce, è meglio agire d’anticipo e fare cassa». E ancora: «Io non voglio lasciare i miei figli nelle difficoltà e nei guai. Bisogna mettere a posto bene le cose prima».
berlusconi silvio marina piersilvio
Il Patto del Nazareno ha portato bene alle azioni di Mediaset, che due anni fa valevano tre volte meno di adesso. Ma ora che quell’intesa è rotta, e che si annunciano tempi grami per il sistema aziendale berlusconiano già in crisi per molti aspetti, conviene mettere al riparo la «roba» da quelle che l’ex Cavaliere chiama le «vendette» di Matteo. Un’occasione così giusta per vendere a buon prezzo le azioni - «e questo è solo l’inizio», assicurano i bene informati - difficilmente potrà ripresentarsi in futuro.
Famiglia Berlusconi Eleonora Piersilvio MArina Silvio BArbara Luigi
E Marina e Pier Silvio, che prima dicevano «no» quando i contatti di vendita a fine anni ’90 erano serratissimi tra Berlusconi e Murdoch, ora quel «no» secco non lo dicono più. La rottura del Patto del Nazareno c’entra, e assai, con la tentazione di Fedele Confalonieri - da lui ieri smentitissima - di ritirarsi a vita privata. E c’entrano eccome, nella vendita di questo primo pacchetto di azioni, i rischi derivanti dalla nuova fase politica. «La riformulazione del decreto mille-proroghe è chiaramente di tipo provocatorio», va ripetendo Berlusconi da giorni.
E si riferisce a quell’«emendamento-canaglia» che impone alla sua azienda e alla Rai di pagare 50 milioni come occupazione delle frequenze da ridistribuire tra gli operatori minori. Questa è stata vissuta da Berlusconi come una ritorsione targata Renzi per il suo mancato appoggio alla candidatura di Mattarella. Marina, al contrario del fratello e di Confalonieri, era convinta che il Nazareno fosse poco influente sull’andamento dell’impresa di famiglia. Mentre nel partito tutti o quasi, anche i nemici di quel Patto, hanno legato le due cose. E i fatti di queste ore starebbero dimostrando la plateale esistenza di questo legame.
FEDELE CONFALONIERI E ANNA MARIA TARANTOLA
«Adesso i soldi che ha ricavato dalle azioni li metterà nel partito, visto che lo vuole rilanciare?», si chiedono retoricamente a Forza Italia. E nessuno risponde di sì. C’è chi in questi frangenti ha sentito Berlusconi parlare così: «Non sono più sicuro di ciò che potrà accadere». E non sta parlando di Fitto ma del sistema dell’emittenza televisiva tutta da ridefinire nelle intenzioni dell’esecutivo.
RENZI SALUTA CONFALONIERI DOPO LA D URSO
Eppure ieri, Berlusconi era a Palazzo Grazioli - fino alle 19,30 - per decidere le candidature alle Regionali. E quella in Puglia di Francesco Schittulli ha avuto il via libera di tutti. Perfino di Fitto. La vendita delle azioni era dunque già stata preparata. E punteggiata da alcuni ricordi sempre più ricorrenti sulle labbra di Sua Emittenza: «Ancora mi mangio le mani per tutti i soldi che potevo ricavare, se avessi venduto a suo tempo a Murdoch». Gli stessi soldi non li avrà più, ma spesso la storia si ripete.