Simone Di Meo per “la Verità”
Il fuoco amico arriva da Sud, collegio Sicilia 1 della Camera. A sparare contro il grillino ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è il grillino deputato Giorgio Trizzino, chirurgo palermitano. Firmatario di una durissima interrogazione a risposta scritta in commissione Giustizia che trae spunto dagli scoop pubblicati, in queste settimane, dal nostro giornale. Un'azione che rischia di indebolire il già precario equilibro del Guardasigilli, sott' attacco per la mancata nomina di Nino Di Matteo al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e per la circolare scarcera-boss durante l'emergenza Covid-19.
Trizzino contesta in particolare le condotte, così come emerse dalle chat di Luca Palamara, di due attuali consiglieri di Palazzo dei Marescialli, entrambi componenti della commissione disciplinare: Marco Mancinetti e Giuseppe Cascini. Del primo elenca le supposte «intercessioni nella carriera universitaria» a favore del figlio; nonché gli «interventi effettuati [] al fine di agevolare talune nomine presso uffici giudiziari laziali anche in vista di scadenze elettorali»; e le «pressanti richieste e proteste» per ottenere «inviti a cena presso l'abitazione» dell'ex consigliera, Paola Balducci.
Del secondo, invece, Trizzino enumera comportamenti a suo dire altrettanto censurabili quali la nomina a procuratore aggiunto in relazione alla «revoca della domanda di altro concorrente (Sergio Colaiocco, ndr); il «ricollocamento in ruolo» del fratello Francesco; e ancora le «pressioni esercitate» nei confronti di Palamara per spingerlo a contattare «conduttori televisivi», come Enrico Mentana, e così «limitare la presenza mediatica di altro candidato (Piercamillo Davigo, ndr)» in vista delle elezioni del Csm; e infine le modalità di procacciamento di un biglietto per la tribuna autorità allo stadio Olimpico per il figlio, in occasione di una partita di Champions league, «come documentato fotograficamente» dalla Verità.
luca palamara giuseppe cascini
Su questi presupposti, il deputato pentastellato chiede pertanto di sapere «se e quando la Procura di Perugia abbia trasmesso al ministro della Giustizia in tutto o in parte gli atti del procedimento penale» a carico di Palamara, sott' inchiesta per una presunta corruzione.
E se siano stati attivati «accertamenti ispettivi» nei confronti dei consiglieri Mancinetti e Cascini. Il provvedimento a firma del parlamentare siciliano s' addentra a esplorare, inoltre, il campo minato dei procedimenti disciplinari e della «sospensione dalle funzioni giudiziarie» che potrebbero essere richiesti a carico dei due consiglieri al procuratore generale della Cassazione, «con particolare riguardo alle ipotesi di indebito approfittamento, con spendita implicita, della qualità di magistrato».
giuseppe cascini luca palamara
Gli stessi grillini non sono però estranei al grande gioco delle nomine, e non solo per quelle decise da Bonafede al momento dell'insediamento, quando dovette fronteggiare l'offensiva della Procura di Roma e del suo capo, Giuseppe Pignatone, a proposito dell'inchiesta sulla costruzione del nuovo stadio della Roma in cui compariva come testimone.
roberto rustichelli presidente antitrust 2
Le chat di Palamara raccontano in diretta tentativi riusciti (e mancati) per incarichi di sottogoverno che vedono protagoniste toghe note e meno note. Come Roberto Rustichelli, nominato nel maggio 2019 alla guida dell'Autorità garante per la concorrenza e il mercato. A dire di Palamara grazie all'aiuto del Movimento. «I tuoi amici 5 stelle aerea (sic, ndr) Fico hanno nominato Rustichelli presidente Antitrust... Lavora là tribunale di Napoli», afferma l'ex boss di Unicost in una conversazione con il pm partenopeo Cesare Sirignano.
In un'altra chiacchierata con l'ex presidente dell'Anm locale, Silvana Sica, anche lei del capoluogo campano, Palamara è ancora più esplicito: «Questi sono matti», riferendosi ai grillini. La Sica risponde: «Terribile ti assicuro. Tea (sic, ndr) l'altro un rompicoglioni petulante».
Oltre a Roberto Fico, nei Whatsapp di Palamara compare anche il nome di Alessandro Di Battista. Il pm sott' inchiesta a Perugia lo evoca in una chiacchierata con Maria Casola, capo del dipartimento per gli Affari di giustizia del ministero di via Arenula. Commentando una tornata di incarichi a poche settimane dall'insediamento del primo governo Conte, Palamara le dice: «Ma in questa vicenda l'unico che poteva realmente aiutarti era uno solo... E io te lo avevo anche detto...».
ROBERTO FICO ALESSANDRO DI BATTISTA
La donna gli chiede: «Cioè». E Palamara spiega: «Le correnti sono state tagliate fuori... DIBA (Alessandro Di Battista, ndr) era l'unico... Come fanno (sic, ndr) fatti i 5s che hanno sostenuto Baldi e Basentini». Questi ultimi due, a dire il vero, non particolarmente fortunati perché costretti entrambi alle dimissioni. Franco Basentini (ex capo del Dap) a causa della liberazione dei padrini mafiosi, Fulvio Baldi (ex capo di gabinetto di Bonafede) a causa delle chiacchierate in libertà nelle chat di Palamara.
Ma c'è anche chi, inizialmente travolto dalla tempesta delle intercettazioni dell'inchiesta di Perugia, ha ottenuto giustizia. È il caso di Corrado Cartoni, ex consigliere del Csm (dimissionario) presente, seppur in stato di dormiveglia, alle riunioni carbonare all'hotel Champagne di Roma, con Palamara e gli altri presunti «congiurati» di Palazzo dei Marescialli e i deputati Luca Lotti e Cosimo Ferri. Cartoni si è visto infatti riconoscere dal tribunale di Perugia un risarcimento danni dal quotidiano Il Messaggero per un articolo del 14 maggio 2019 in cui gli venivano «falsamente attribuite» dichiarazioni sulla nomina del procuratore di Roma.
Oltre a questa vinta, l'ex consigliere del Csm ha promosso altre quattro cause civili (due in mediazione e altrettante a giudizio), mentre la quinta citazione sarebbe pronta per essere depositata. Al momento di lasciare il Consiglio superiore, Cartoni aveva ribadito di non aver mai pronunciato le frasi pubblicate dai giornali.