Dagonota
Denis Verdini non ha un ministero. Paolo Gentiloni tocca il minimo possibile del governo Renzi. E Matteuccio prova a commissariare il successore piazzando Maria Etruria Boschi come sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Cioè, sarà lei a fare da filtro per tutti i dossier che dovranno piombare sulla scrivania del premier. Ma perde la partita dei Servizi segreti: restano una delega esclusiva del presidente del Consiglio. Mentre su quella funzione aveva messo gli occhi Luca Lotti, spedito a fare il ministro dello Sport (senza Olimpiadi).
Gentiloni conferma negli incarichi: Orlando (Giustizia), Padoan (Economia), Martina (Agricoltura), Galletti (Ambiente), Calenda (Sviluppo economico), Delrio (Infrastrutture), Lavoro (Poletti), Pinotti (Difesa), Salute (Lorenzin), Franceschini (Beni Culturali).
Lascia la poltrona la Giannini che cede la Pubblica Istruzione a Valeria Fedeli. Anna Finocchiaro diventa ministra per i Rapporti con il Parlamento, la Madia conferma la Funzione pubblica, come Costa gli Affari regionali. Ed inventa per Claudio De Vincenti il ministero per la Coesione territoriale e Mezzogiorno (com’era per Fabrizio Barca).
Confermato, infine, lo spostamento di Angelino Alfano agli Esteri e la promozione di Marco Minniti agli Interni.
Al momento, Alfano vince 6-0 su Verdini. Denis, però, ha già minacciato: senza adeguata rappresentanza non vota la fiducia al Senato. E si prepara ad un’abbuffata di sottosegretari.