paola concia e vladimir luxuria
MARIA ELENA BOSCHI DURANTE LA FIDUCIA SULLE UNIONI CIVILI
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
E che ti dico? Speriamo di sbrigarci. Possono fare tutto il casino che vogliono, però grazie al cielo Maria Elena ha messo la fiducia, non hanno scampo. Sì sì… lo so… è una rottura… In ogni caso per le sette di oggi pomeriggio dovremmo aver finito» (al telefonino, il deputato del Pd Ernesto Carbone - quello di #Ciaone su Twitter, per capirci: un po' scocciato perché qui a Montecitorio magari rischia di andare per le lunghe, ma comunque in ghingheri, abito blu e cravatta salmonata delle grandi occasioni).
È una giornata parlamentare di quelle che entrano nella storia di un Paese e così, nel Partito democratico, c'è però anche chi vuole godersela come si deve. Foto di gruppo con coccarde arcobaleno al petto. Sfondo Transatlantico.
Marietta Tidei: «Io sono atea, e festeggio!». Sandra Zampa: «Io sono cattolica, e festeggio!». Ileana Piazzoni: «Festeggio anch' io, che sono laica!».
Khalid Chaouki: «Io sono del Pd!».
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Tidei, Zampa e Piazzoni si voltano: «Devi dire di che religione sei, Khalid…». «Ah, sì, certo! Io sono musulmano e del Pd!». Matteo Orfini, cui è stato affidato l'incarico di scattare la foto, annuisce soddisfatto. Certe dimostrazioni di attaccamento al partito sono sempre gradite.
«Come vede, da presidente dei democratici sono stato retrocesso al ruolo di fotografo…». Non gesticola quasi più come il suo maestro, Massimo D' Alema (con cui è nel gelo ormai da mesi): però le battute di Orfini restano sapide, affilate, veloci, davvero molto dalemiane.
«Mi spiace monsignor Galantino abbia detto che porre la fiducia è una sconfitta: perché a noi questo sembra invece un giorno straordinario…». Ai vescovi la legge sulle unioni civili non piace.
«Non piace? Bah». Non piace proprio. «Ma cosa disse papa Francesco? Disse: chi sono io per giudicare un omosessuale? Ecco, questa legge dà dei diritti a chi, fino a ieri, se li è visti negati». Massimo Gandolfini, il gran capo del Family Day, è stato minaccioso… «Chi è, scusi, questo signor Gandolfini?».
Il capo delle famiglie ultra cattoliche: dice che si ricorderanno di tutto ad ottobre, quando si voterà per il referendum al quale Renzi lega la sua stagione politica. «No, guardi, davvero: questo Pandolfini…». Gandolfini. «Questo Gandolfini non lo conosco, non ci ho mai parlato… Mi sembra scorretto esprimere un parere su una persona a me ignota…».
Le parole sono queste, l'atmosfera è questa. Diffusamente, contagiosamente gay-friendly. E non solo tra i democratici. «Scusate: ma chi è che vota no alla legge nel nostro gruppo?»: è arrivata la forzista Nunzia De Girolamo. «M' hanno chiamato da Uno Mattina, cercavano uno di noi che votasse no… Ma qui mi sembra che votiamo quasi tutti sì» (risate).
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Il capogruppo Renato Brunetta inizia a battere il piede destro, sbuffa e mette su un ghigno (più o meno lo stesso che ha quando osserva un cronista sgradito: e non capisci mai se dentro c' è solo banale sarcasmo, o anche puro disprezzo). Comunque: Brunetta si affretta a spiegare che tutto il partito voterà compatto la sfiducia al governo e poi qualcuno, ma giusto qualcuno, voterà «sì» alla legge.
Qualcuno? Elenco provvisorio: Prestigiacomo, Carfagna, De Girolamo, Polverini, Lainati, Palmizio e altri. Più di dieci, sembra. Intanto Simone Baldelli - barba vecchia di due giorni, fine del berlusconismo - ha preso la parola in aula per la dichiarazione di voto.
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Poi è il turno di Luca D' Alessandro, guardia scelta verdiniana: e annuncia che Ala voterà la fiducia al governo. «È la prima volta che accade, qui a Montecitorio».
A suo modo, inevitabile: o no? «Scelta di coerenza politica». Siete parte del governo, secondo alcuni. «Sì. Siamo molto, ma proprio molto vicini a questo governo che fa le riforme».
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Passa la piddina Anna Ascani barcollante su tacco 18 - che nemmeno Daniela Santanché, quand' è in vena. Poi passa Maurizio Bianconi, ex tesoriere del Pdl, ora nel Gruppo misto, un toscanaccio ruvido («Domani non scriva che ho la brillantina: ché i miei capelli sono unti di loro»). Insomma passa e sente Fabio Rampelli di Fratelli d'Italia - capo della macchina elettorale per il Campidoglio di Giorgia Meloni - che polemizza con Alfio Marchini, altro candidato sindaco a Roma ostile, come la Meloni, ai matrimoni tra gay.
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«Fabio, ma perché ti dà fastidio se due finocchi si sposano? Voi siete la destra di retroguardia, la destra reazionaria…». Meno male che la Meloni non sente. Il comunista Stefano Fassina cammina a testa bassa con i suoi guai (a ore, il Tar deciderà se riammettere le sue liste). Di ottimo umore Roberto Giachetti: «Marchini e Meloni sono fuori: al ballottaggio andiamo io e la Raggi».
Dieci minuti dopo la legge viene approvata e Giachetti esce da Montecitorio insieme al ministro Maria Elena Boschi: vanno a salutare un gruppo di militanti della galassia Lgbt.
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Che già festeggiano con la senatrice Monica Cirinnà, suo il nome della legge, Vladimir Luxuria e Anna Paola Concia (felice pure per il servizio che il settimanale Chi le ha dedicato in coppia con Alessandra Mussolini). Ernesto Carbone guarda l' orologio: sono le otto. Perfetto. Cioè no, mica tanto. Perché poi il dubbio a quest' ora è sempre lo stesso: sarà meglio un aperitivo al bar del Fico o all'hotel Locarno?
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