Paolo Rodari per "la Repubblica"
È il National Catholic Reporter (Ncr), una delle più prestigiose riviste cattoliche statunitensi, a offrire in un titolo il senso della sfida che i vescovi del paese affrontano da oggi fino a giovedì in quel di Baltimore: «Col voto possono mettere in campo un nuovo stile oppure chiudersi a riccio».
un bimbo con papa francesco bergoglio alla giornata per la famiglia PAPA BERGOGLIO CON IL ROSARIO COME ORECCHINOIl voto è quello del nuovo presidente della Conferenza episcopale del paese (Usccb) guidata negli ultimi tre anni dal cardinale arcivescovo di New York Timothy Dolan. Mentre l'importanza della partita è nella risposta a due domande che secondo il Ncr da tempo si fanno vescovi e fedeli laici insieme: «La nuova Usccb avrà una leadership che continuerà a essere definita da ciò contro cui si oppone - le battaglie sull'aborto, l'eutanasia, le coppie omosessuali - oppure abbraccerà toni e stili propri di papa Francesco?».
Sullo sfondo c'è anche la linea che la nuova leadership farà propria rispetto a Obama. Nel 2012 Dolan andò a Tampa, in Florida, per benedire la Convention nazionale
repubblicana che consacrò la candidatura del conservatore Mitt Romney. Per molti il suo arrivo, seppur simbolico, fu un boomerang perché sembrò far dismettere alla Chiesa i panni dell'equidistanza.
Beninteso, nessuno dei vescovi americani ritiene Jorge Mario Bergoglio un Papa "liberal", fautore di drastiche aperture sui temi decisivi. Ma tutti sono consapevoli che un nuovo stile - «prima il Vangelo poi i princìpi», lo ha definito il suo amico teologo Victor Manuel Fernández - è oggi di casa a Roma.
«Ho l'impressione che Gesù è stato rinchiuso all'interno della Chiesa e che bussa perché vuole uscire», sono le parole che secondo il cardinale di Lione Philippe Barbarin ha pronunciato Bergoglio prima del conclave e che convinsero tutti, anche i "riformisti" statunitensi, a votarlo. Seppure, proprio dagli Stati Uniti, si sono levate nei mesi scorsi da parte di Charles Chaput, arcivescovo conservatore di Philadelphia, considerazioni che ammettevano una certa «insoddisfazione» per l'elezione di Bergoglio da parte - sono parole dello stesso presule - dell' «ala destra della Chiesa».
ARCIVESCOVO TIMOTHY DOLANEsiste una consuetudine secondo la quale a essere eletto a capo dei vescovi americani è colui che nel mandato precedente era vicepresidente. Soltanto due volte la consuetudine è stata rotta. Nel 1960 e tre anni fa quando Dolan, a sorpresa, ebbe la meglio su Gerald F. Kicanas, vescovo di Tucson, considerato di linea più aperta.
La biografia di Francesco pubblicata su vatican.va parla chiaro: «La cosa peggiore che possa accadere nella Chiesa - ha spiegato più volte il Papa - , «è quella che il teologo Henri de Lubac chiama "mondanità spirituale", che significa mettere al centro se stessi».
RomneyAi vescovi spetta nelle prossime ore tenere a mente, in sede di voto, questi spunti. Non vi è nessuna indicazione circa il fatto che Bergoglio conosca gli scritti del defunto cardinale di Chicago Joseph Bernardin, morto dopo aver subìto l'onta di accuse di pedofilia poi dimostratesi del tutto false.
Eppure è opinione condivisa fra diversi vescovi del paese che è alla sua figura che occorre guardare. Per molti Bernardin fu un Bergoglio ante litteram: predicava la necessità per la Chiesa di stare dalla parte dei poveri «dal grembo alla tomba», e di cercare sempre la strada per sanare le divisioni interne alla Chiesa. Tre anni fa Kicanas fu ritenuto troppo simile a Bernardin e dunque bocciato. Oggi, però, la prospettiva sembra essere ribaltata.