Laura Pirone per LaPresse
luigi brugnaro in consiglio comunale
Mette in chiaro fin dall'inizio che sente il "dovere di rimanere in carica". Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, interviene in aula, nel corso della seduta straordinaria del Consiglio comunale, per spiegare le sue 'ragioni' dopo la tegola dell'inchiesta della magistratura lagunare su un presunto giro di tangenti e corruzione nel Comune, che lo vede indagato per corruzione.
Il suo intervento, ripetutamente interrotto dalle proteste dei cittadini che stanno assistendo alla seduta pubblica delle Assise cittadine, urlando 'Vergogna', 'Vai a casa' e 'Dimettiti', esponendo fogli A4 con le loro richieste di dimissioni, inizia e finisce con lo stesso concetto: "Non mi dimetto, lotterò per dimostrare la mia onestà".
All'esterno della sede del Consiglio comunale, a Mestre, un gruppo di cittadini, fin dal mattino si è riunito per protestare. Blindatissimo il palazzo del Consiglio: le forze dell'ordine hanno lasciato passare solo consiglieri e la stampa.
proteste contro luigi brugnaro a venezia
"Non ho fatto nulla di cui dovermi vergognare, ma sono indagato e resto a disposizione della magistratura per rispondere a tutte le domande", esordisce Brugnaro che, nel suo intervento, ripercorre anche tutte le procedure burocratiche legate al Pili e al Reyer, fino ad arrivare agli incontri con il magnate di Singapore, Mister Ching. "Sono qui a dover dimostrare l'onestà del mio operato. Lo devo soprattutto ai cittadini: ci ho messo la faccia, tutta la mia esperienza. Ed è per questo che sono esterrefatto", afferma, mentre prende anche le distanze da Renato Boraso, ex assessore arrestato nell'ambito della stessa indagine della magistratura che ha rimesso le deleghe.
"Se avessi anche solo immaginato, se avessi avuto dubbi, gli avrei revocato le deleghe e avrei denunciato alle autorità", spiega e aggiunge: "Per essere ancora più chiaro, non ne so assolutamente nulla". Per le intercettazioni che riguardano conversazioni tra lui e Boraso, di cui dice di aver appreso dai giornali perché "non ho ricevuto ancora" gli incartamenti che "mi riguardano", afferma che il suo "riferimento a 'stanno domandando anche a me se tu domandi soldi'" era dovuto al fatto che "ero molto arrabbiato e nel dubbio, anche per provocarlo e vedere come avrebbe reagito".
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"Mi infastidiva questo modus operandi 'superficiale' - ha aggiunto - Mi pare evidente dalle due intercettazioni, che non ero d'accordo sul suo modo di fare, ma mai avrei potuto anche solo pensare quello che poi è emerso dall'indagine". Due gli incontri di cui parla il sindaco in aula avuti con il magnate di Singapore: aprile 2016 e dicembre 2017, le uniche volte in cui ha visto Mr Ching.
LUIGI BRUGNARO - ILLUSTRAZIONE DEL FATTO QUOTIDIANO
"Non ho mai chiesto nulla a nessuno, né mai mi hanno offerto niente". Nel 2016, Mr Ching "era interessato ad acquisire immobili a Venezia, mi chiede dell'area del Pili perché mi disse che gli ricordava una area simile che stava realizzando a Londra, sempre per il waterfront". In quell'occasione si discusse anche dei Palazzi Donà e Papadopoli: "Successivamente si concretizzò la vendita di quegli immobili che erano inseriti nel piano di alienazione del Comune, già da prima che io diventassi sindaco". E dalla vendita dei due palazzi "nel rispetto di tutte le procedure" arrivò denaro per le casse del Comune che era in "predissesto".
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