CADE L’ENNESIMO TABÙ DEL M5S: SÌ ALLE PLURICANDIDATURE - CONTE SI E’ SISTEMATO IN 5 COLLEGI – SARA’ POSSIBILE UNA SFIDA CON DI MAIO IN CAMPANIA SE LUIGINO DECIDERA’ DI CORRERE NON A POMIGLIANO D'ARCO, IL SUO FEUDO, MA NEL COLLEGIO CAMPANIA 1, CHE COPRE I TERRITORI DA ISCHIA A POZZUOLI – ALLA FINE L’UNICO TOTEM GRILLINO RIMASTO IN PIEDI E’ IL LIMITE DEI DUE MANDATI CHE E’ SERVITO A PEPPINIELLO APPULO PER BONIFICARE IL MOVIMENTO DAI DISSIDENTI, PIAZZANDO IN LISTA SOLO I SUOI FEDELISSIMI…

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Federico Capurso per “la Stampa”

 

GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO

La possibilità di una sfida tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, candidati nello stesso collegio elettorale, ora è nelle mani del ministro degli Esteri. A liste quasi chiuse, l'ex premier ha deciso che correrà in Campania per un seggio alla Camera. Ma non a Pomigliano d'Arco, il feudo di Di Maio. Si presenterà nel collegio Campania 1, che copre i territori da Ischia a Pozzuoli. Se il leader di Impegno civico vorrà, lo troverà lì.

 

Conte sarà poi capolista nella sua Puglia e a Roma, i luoghi dove è nato e dove vive, e in due collegi lombardi, a Monza (dove potrebbe scattare un altro duello, stavolta con il numero due della Lega Giancarlo Giorgetti) e a Seregno, così da offrire un segnale di presenza del Movimento al Nord.

giuseppe conte chiara appendino 1 giuseppe conte chiara appendino 1

 

Pluricandidato Conte, dunque, così come i suoi 15 fedelissimi inseriti nel listino bloccato. Un'altra vecchia regola del Movimento che se ne va e che provoca già intensi malumori nei territori. All'ex sindaca di Torino, Chiara Appendino, in lizza per un posto alla Camera, andranno tutti i collegi del Piemonte. Per Stefano Patuanelli c'è un posto in Friuli Venezia Giulia, ma anche a Roma e in Campania. Come lui, i quattro vicepresidenti avranno collegi sicuri, quasi tutti più di uno. E correrà per tutto lo stivale l'ex capogruppo in Senato Ettore Licheri, dalla Sardegna alla Toscana, fino al Piemonte.

 

Tante pluricandidature da capilista, dunque, che hanno come primo effetto quello di far scivolare in bassa posizione i parlamentari uscenti. E come secondo effetto, scatenano polemiche. In Calabria l'aria è infuocata. Con l'arrivo del magistrato Federico Cafiero de Raho in cima alla lista e il nome di Vittoria Baldino spostato dal collegio di Roma, per alcuni eletti calabresi la competizione è diventata impossibile.

 

chiara appendino chiara appendino

Tanto che sarebbero già arrivate rinunce alla candidatura, come quella di Maria Laface, che protesta: «Sono stata l'attivista più votata in Calabria e sono scivolata in basso nel listino». Come lei, mastica amaro la deputata siciliana Antonella Papiro, finita nella lista dei supplenti: «La scelta di puntare sui listini blindati non mi ha appassionato».

 

Le polemiche nel Lazio piovono sul capolista Livio De Santoli, professore della Sapienza, tra i 15 «preferiti» di Conte. Nelle chat interne girano alcune intercettazioni del 2009 in cui l'imprenditore Diego Anemone fa capire al parente di una studentessa di aver incontrato De Santoli (mai indagato) per «raccomandare» la ragazza a un esame.

conte di maio conte di maio

 

La storia non va giù agli altri candidati. Il deputato Marco Bella, anche lui professore alla Sapienza, candidato però in terza posizione, ammette la «comprensibile amarezza. Non ho mai avuto amicizie "strane" o favorito qualcuno come professore».

 

I problemi al Nord sono di natura diversa: si fatica a trovare candidati. Soprattutto, donne. Difficoltà resa evidente da alcuni nomi comparsi nelle liste con a fianco un triplice asterisco, per i quali «il Presidente - si legge - ha autorizzato l'inserimento in lista in deroga a modalità e criteri di formazione».

 

cafiero de raho foto di bacco cafiero de raho foto di bacco

Insomma, uno strappo alla regola. Tre donne con asterischi in Senato e altre sei alla Camera, tutte consigliere in carica nelle loro città. Secondo il regolamento, non si sarebbero potute presentare perché il loro mandato non è in scadenza nel 2022. «Per qualcuno valgono le regole, per altri no», sibilano da Roma, dove la voglia di candidarsi di Virginia Raggi si è infranta proprio su questa regola. E sul limite dei due mandati - ricordano però dal partito -, lei che ne avrebbe voluto un quarto.

 

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