Marco Mensurati per la Repubblica - Roma
Alle 18 e 31 di ieri l'agenzia di stampa Dire ha battuto una notizia involontariamente comica che spiegava perfettamente le ragioni della débâcle del Pd (a Roma e non solo). Questa agenzia riportava un comunicato stampa firmato dai consiglieri comunali del Partito Democratico nel quale si celebrava il risultato elettorale come un successo di Gualtieri.
«Segnali positivi» di un «Pd in crescita». Proprio così.
In redazione abbiamo dovuto fare molte verifiche prima di convincerci che non fosse un fake.
Poi ci siamo dovuti arrendere.
Ora, senza stare qui ad annoiare i lettori provando a spiegare loro le ragioni aritmetiche per le quali, secondo i consiglieri Pd, il massacro elettorale di domenica celi in realtà una vittoria di Gualtieri, ci limitiamo a ricordare che dei 20 collegi uninominali a disposizione, i dem ne hanno vinti due. Cioè: hanno perso 18 a 2.
Il problema del Pd, evidentemente, non è aritmetico. Ha piuttosto a che vedere con la percezione che il partito ha del paese a cui parla o a cui vuole parlare; e con la capacità di distinguere il momento di aprire bocca da quello di tacere.
Ieri, ad esempio, giorno uno dell'anno zero della destra al potere, non era certo l'occasione per mettersi a giocare con i numeri, governati dall'unica preoccupazione di proteggere il sindaco.
Perché a parlare, ancor più dei numeri, erano i fatti. Purtroppo.
Sarebbe stato dunque molto meglio limitarsi a riflettere, in silenzio.
roberto gualtieri foto di bacco (2)
Magari qualche elettore ci sarebbe cascato, e avrebbe letto in quel contegno il seme di un'autocritica.