Diodato Pirone per "il Messaggero"
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Le prossime elezioni comunali potranno cambiare gli equilibri nel centro-sinistra? E l'asse Pd-5Stelle potrebbe essere messo in discussione a favore di un rapporto più forte fra il partito di Enrico Letta e il Centro o spezzoni di Centro? A giudicare da quanto sta succedendo nei territori qualcosa si sta muovendo.
In alcune situazioni Pd e 5Stelle (come del resto è accaduto anche alle recenti comunali di Roma) stanno litigando. A Carrara, ad esempio, dove si dovrebbe ripresentare il sindaco 5Stelle, il Pd ha già affermato che lancerà un proprio candidato.
Stesso discorso a Monza e a Como, dove fra i gruppi locali dei due partiti non corre buon sangue e dove si presenteranno candidati in lotto fra loro. Difficoltà e scaramucce si segnalano anche in Comuni minori dove però non sono ancora emerse le candidature definitive e dunque i bracci di ferro in atto fra Pd e 5Stelle fanno parte delle trattative.
La frattura più grossa sembra emergere in una delle grandi città chiamate al voto: Palermo. Qui la giunta comunale uscente è di centro-sinistra ma senza pentastellati. Ma a Palermo si voterà anche a ottobre per le Regionali con il centro-destra che potrebbe presentarsi diviso per la rottura con Forza Italia.
LABORATORIO PALERMO
In Sicilia il Pd sembra guardare al dialogo con Italia Viva ma financo con Forza Italia e c'è chi si è spinto a parlare di una possibile maggioranza Ursula contro il centro-destra. La figura da tenere d'occhio a Palermo è quella di Gianfranco Micciché, storico berlusconiano e personalità politica vulcaniche in passato non nuovo a tentazioni di rottura dello schema bipolare classico.
Micciché potrebbe presentarsi alle Regionali in alternativa all'attuale presidente Nello Musumeci che fa fatica a tenere assieme tutte le componenti del centro-destra. E anche le comunali di Palermo, almeno in teoria, potrebbero trasformarsi in un laboratorio per nuovi schemi di alleanze. Non a caso nei mesi scorsi Micciché si è incontrato con Matteo Renzi mentre, recentemente, il segretario del Pd palermitano, Anthony Barbagallo, si è visto con l'esponente forzista.
A complicare il quadro generale c'è la posizione del sindaco uscente Leoluca Orlando che non si può ripresentare ma che chiede le primarie alle quali intende presentare un proprio candidato. I rapporti forza locali dei partiti sono stati recentemente misurati da un sondaggio Winpoll che dava a Palermo il Pd al 23%, M5s e Fdi al 19, Forza Italia all'11 e la Lega all'8%.
In altre città, invece, la linea ufficiale del Pd di creare un campo largo comprendente tutte le forze non di centro-destra ha fatto qualche passo avanti. A Genova, ad esempio, Pd e 5Stelle si sono accordati sulla candidatura di Ariel Dello Strologo, che potrebbe aggregare anche Italia Viva.
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Almeno ufficialmente il segretario del Pd ha ribadito anche nella riunione della segreteria dedicata al tema delle amministrative che, con i 5Stelle,dove non ci sarà l'accordo al primo turno bisognerà cercarlo al secondo. A livello nazionale, dunque, si punta a moltiplicare il modello Genova.
Anche perché Matteo Renzi ha recentemente affermato che un campo riformista sarebbe casa sua, perché M5s sarebbe ormai ininfluente. Ma in casa Dem, non è un segreto, esiste anche un piano B, che scatterebbe in caso di implosione dei 5Stelle. in caso di una scissione di Conte e di nascita di un suo partito, si lavorerebbe per tenerlo dentro il campo progressista. Il timore è una unità formale nel M5s che porti tensioni sui territori tali da gonfiare ulteriormente le vele dell'astensione.
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