Serenella Mattera per “la Repubblica” - Estratti
Non facciamoci del male, è il refrain morettiano dietro cui si trincera l’intera classe dirigente del Pd, mentre va in scena l’ennesima prova di sfascio del traballante campo largo. È il tentativo di tradurre in parole l’ostinazione con cui Elly Schlein prova a tenersi alla larga dalla rissa tra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, che complica la vita ad Andrea Orlando in Liguria.
Sarà pur vero che da quando il leader M5S, spalleggiato da Avs, ha tagliato fuori dalle liste Italia viva, il candidato governatore ha ricevuto messaggi di elettori che non l’avrebbero votato «e ora che non c’è Renzi, invece, sì».
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RICCARDO MAGI - GIUSEPPE CONTE - ANGELO BONELLI - ELLY SCHLEIN - NICOLA FRATOIANNI - FOTO LAPRESSE
E dunque, Schlein? Il Nazareno è trincerato nel silenzio, ma non ci si attendono repentini cambi di linea o che la leader sbatta la porta in faccia a Renzi: continua a dirsi «testardamente unitaria», intenzionata a non porre veti né subirne. Un richiamo che il leader di Iv, con esuberanza ingombrante, vive come un abbraccio. Al contrario, Conte lo legge come la fastidiosa pretesa di Schlein di esercitare la leadership della coalizione, riducendo tutti gli alleati a «cespugli». Ci si era illusi, dopo le Europee, che l’ex premier M5S avesse sposato un nuovo spirito unitario.
Ma ora, nel mezzo dell’asprissima contesa con Grillo, ha rialzato i toni, forse ispirato da sondaggi in risalita: se anche la segretaria dem gli facesse il piacere di spegnere gli ardori di Renzi, è la convinzione, la sfida si sposterebbe su un altro fronte. «Viene il sospetto - teorizza Pina Picierno - che Conte auspichi, come Meloni, la vittoria di Trump, per spostare l’asse delle sue alleanze».
I dirigenti del partito più vicini a Schlein, a dire il vero, non pronosticano un futuro senza Conte. La via a loro giudizio è tracciata e dunque fa bene la segretaria a mostrarsi concentrata su battaglie come la manovra, per costruire una piattaforma programmatica. Paolo Gentiloni, in un’intervista alla Stampa, sottolinea come non basti l’unità, ma sia il programma la condizione necessaria per avere la «credibilità di una proposta di governo». Congedo paritario, costo delle bollette dell’energia, lotta al lavoro precario e fondi alla sanità: su questi temi la segretaria intende chiamare gli alleati a una battaglia unitaria. «Mentre gli altri chiosa uno Schlein-entusiasta - cercano visibilità con interviste».
A dar concretezza all’impegno, oggi a Milano vedrà rappresentanti del mondo imprenditoriale, in un incontro a porte chiuse su cui il Nazareno tiene gran riserbo. Ma, ecco il sottotesto, non è Renzi il punto, non sono i voti che aggiunge (o che, come testimoniano i fischi alle feste dell’unità, rischia di sottrarre al Pd).
Il punto per Schlein è la coerenza del progetto: ostinarsi a indicare come obiettivo la sconfitta della destra, per cui chi fa vincere la destra, che sia il veto di Conte in Liguria o uno strappo renziano altrove, se ne assumerà la responsabilità.
Tanto più che nel corpaccione del partito, nell’ormai larghissima maggioranza che sostiene la segretaria immaginandola candidata premier nel 2027, una convinzione si fa sempre più largo. Che nel medio termine la gamba di centro del campo largo non sarà rappresentata da Renzi (o da Calenda), non loro i leader.
Ma da un nuovo soggetto moderato che andrà prendendo forma nello spazio tenuto aperto da Schlein. Con chi? Si rincorre il nome di Beppe Sala. E poi «volti nuovi», dice chi vuole allontanare lo spettro di una scissione del Pd. I dem resterebbero perno della coalizione, 5Stelle e Avs sull’ala movimentista e di sinistra. più la nuova gamba centrista.
giuseppe conte elly schlein genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti