Massimo Basile per repubblica.it - Estratti
A meno di due settimane dalle presidenziali americane, il vantaggio di Kamala Harris su Donald Trump a livello nazionale si è ridotto a un punto: 45 a 44. E la sfida all’ultimo voto negli Stati chiave si sta concentrando su moderati e lavoratori. Tecnicamente questo dato non ha valore, perché i risultati che contano sono quelli del voto di collegio, cioè legato agli Stati, ma indica un trend negativo per la vicepresidente, che ad agosto aveva fino a cinque punti di vantaggio.
Un punto è la distanza secondo i sondaggi realizzati da Usa Today/Suffolk University e Emerson College. La rete conservatrice Fox News, invece, assegna a Trump un +2, 50 a 48, un ribaltone dopo che Harris era avanti di due a settembre. Secondo Marist College, che ha sondato i probabili elettori, in questa fascia la vicepresidente è invece avanti di cinque punti, 52 a 47, mentre per Economist/YouGove è a +4, 49 a 45.
Anche in questi casi, però, il vantaggio si è ristretto. La situazione nei sette Stati in bilico, quelli che contano davvero, è sempre più incerta: Harris e Trump sono appaiati in Michigan, Wisconsin e Nevada, dove una settimana fa era avanti di uno. Il tycoon è a +1 in North Carolina. Queste indicazioni arrivano dal sito specializzato FiveThirtyEight, che stila una media di tutti i sondaggi. La sfida si deciderà probabilmente negli Stati del cosiddetto “blue wall”, il muro blu, il colore dei Democratici (quello dei Repubblicani è il rosso). Ecco perché i due candidati stanno concentrando i loro sforzi in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin.
Per entrambi c’è l’esigenza di pescare in bacini elettorali che non fanno parte della propria base: Trump si è messo a friggere patatine in un McDonald’s alla periferia di Philadelphia, Harris è andata nelle contee a maggioranza Repubblicana, portandosi dietro l’ex rappresentante conservatrice del Wyoming Liz Cheney.
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Considerato che in Michigan la vittoria potrebbe essere decisa per poche migliaia di voti, l’astensione degli arabi può mettere in ginocchio la vicepresidente. L’attivista Michael Moore le ha scritto una lettera aperta per dare una svolta alla sua politica sul Medio Oriente, e lanciare un segnale forte su Gaza prima che sia troppo tardi. Ma è difficile che Harris rompa con Joe Biden. In Michigan la sfida può diventare molto difficile, a meno che non arrivi un aiuto proprio da quell’elettorato moderato preoccupato dall’estremismo di Trump.
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