Massimiliano Lenzi per “il Tempo”
sabino cassese foto di bacco (2)
Dopo la paura, con gli italiani confinati agli arresti domiciliari, adesso dovrebbe essere arrivato il tempo della libertà e della speranza. Eppure, al Potere, la paura come narrazione sembra continuare a piacere. Dal 3 giugno l' Italia dovrebbe riaprire ma non tutti sembrano gradire questa riapertura. Sull' Italia che prova a riscoprire la libertà e la speranza noi de «Il Tempo» abbiamo intervistato Sabino Cassese, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa.
Professor Cassese, il 3 giugno l' Italia riapre ma la libertà di circolazione potrebbe non tornare del tutto. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ad esempio parla di test per chi arriva in Campania, ai caselli, nelle stazioni, negli aeroporti. Non è anti-costituzionale tutto questo?
«C' è un articolo della Costituzione, numero 120, che lo vieta espressamente: "la regione non può.... adottare provvedimenti che ostacolino in qualsiasi modo la libera circolazione delle persone". Noti: "in qualsiasi modo". Il presidente della giunta regionale campana (per cortesia, non "governatore") conosce - immagino - la Costituzione.
Questo non vuol dire che non possano esserci limitazioni della circolazione delle persone per zone. Implica soltanto che debbono esser decise in sede nazionale, rispettando il vincolo di un altro articolo della Costituzione, il numero 16, secondo il quale le limitazioni debbono esser disposte per legge e "in via generale", cioè senza fare discriminazioni, secondo criteri oggettivi».
Nel frattempo il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, visti divieti ancora vigenti di ingresso agli italiani in molti paesi, compresi alcuni paesi europei, dice che l' Italia non è un lazzaretto. Non dovrebbe dirlo a De Luca, campano come lui?
«La libertà di circolazione delle persone è una delle quattro libertà garantite dai trattati europei fin dall' inizio della storia della Comunità. Non dovrebbero fare altri Paesi agli italiani quello che i lombardi non vorrebbero si facesse loro dai campani.
Quindi, il ministro degli esteri dovrebbe telefonare al presidente campano e ricordargli che, se limita l' accesso alla sua regione, la sua azione, come ministro degli esteri, con il governo greco ne risulta indebolita».
È come se il virus avesse fatto tornare l' Italia ai tempi del feudalesimo: regioni contro regioni, sud contro nord, il Governo e le regioni che bisticciano, i sindaci sceriffi. Vede il rischio che l' Italia torni ad essere una espressione geografica?
«Vedo all' origine l' errore compiuto dal governo italiano, che doveva seguire il chiaro dettato costituzionale: la profilassi internazionale è di competenza esclusiva dello Stato; tutte le misure di cui stiamo parlando sono di profilassi; ergo, le regioni non hanno competenza nella materia. Aver lasciato aperta la strada alle regioni, e poi anche ai comuni, ha prodotto questi conflitti, non graditi a molte regioni stesse».
Domani è il 2 giugno, Festa della Repubblica: visti i continui bisticci tra Istituzioni in Italia, la profonda crisi della magistratura, ha ancora senso festeggiarla? 0 non sarebbe meglio finirla con il tutti contro tutti per celebrare la Repubblica?
«La Costituzione, all' articolo 5, dispone che "la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali". Quindi, vengono prima unità e indivisibilità, poi autonomie locali. La Repubblica include e comprende tutto questo, come ha scritto quel "padre costituente" e grande giurista che era Costantino Mortati: Repubblica serve a "indicare la totalità dell' assetto istituzionale, comprensivo, oltre che dello Stato -governo o dello Stato -persona, anche dello Stato -comunità....
L' identificazione dell' Italia con la Repubblica ha quindi voluto affermare il momento unitario che raccoglie in sé le molteplici articolazioni di cui l' ordinamento si compone...". Questa lezione è stata dimenticata nei mesi appena trascorsi, nei quali abbiamo visto un continuo rincorrersi e negarsi tra Stato e regioni, ai quali si sono aggiunti anche i comuni. Questo nonostante che si trattasse della sanità, una materia per la quale è stato istituito
un Ser vizio che è definito dalla legge "nazionale", e che quindi non è né regionale, né statale, ma di tutti. E nonostante che vi sia una conferenza Stato- regioni, il luogo nel quale ci si dovrebbe metter d' accordo nell' interesse nazionale. Purtroppo, tutto questo è stato dimenticato dai galletti che ci governano, ognuno pronto a fare la sua parte in televisione, nei momenti di maggiore ascolto».
La retorica è un vizio Italiano. Nonostante la crisi in molti parlano di nuovo Rinascimento possibile, di una speranza di boom, come negli anni Cinquanta e Sessanta. Pere, in quei periodi storici il sentimento prevalente non era la paura, ma l' entusiasmo, la voglia di libertà. Lei cosa pensa, abbiamo ancora troppo paura o ci attende un nuovo Rinascimento?
«Le rispondo con il filosofo Bacone: "Si vuole considerare ben bene se vi abbia ragionevole speranza, e se sia questa ben fondata". Non cieca fede nel progresso, ma anche non prospettazioni apocalittiche. Non paradisi, ma anche non prospettive catastrofiche. Quelli che sdottorano sul destino della civiltà con eccesso di ottimismo o di pessimismo non hanno imparato la lezione di Baco ne e, in Italia, di Paolo Rossi, quella delle ragionevoli speranze. Mi lasci terminare con una citazione cinematografica, dal film di Carol Reed "Il terzo uomo" (1949), interpretato da Orson Welles che osservava: "In Italia, sotto i Borgia, per trent' anni, hanno avuto assassinii, guerre, terrore e massacri, ma hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e che cos' hanno prodotto? Gli orologi a cucù».